Alla Biennale di Venezia una curatrice del Cameroon

La nomina di Koyo Kouoh a capo dell'edizione 2026 della mostra internazionale di arte contemporanea è stata una sorpresa: gli analisti si aspettavano che l'Italia prendesse una strada più conservatrice, in ossequio al sovranismo di destra del governo Meloni. Ma Pierangelo Buttafuoco e il ministro Giuli sono uomini di più larghe vedute.

La Biennale di Venezia ha nominato per la prima volta una donna di origine africana come curatrice. Koyo Kouoh è direttrice esecutiva di un importante museo d’arte contemporanea di Città del Capo e “ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere l’arte contemporanea africana sulla scena mondiale”, ha spiegato Artnet.

La sua nomina a capo dell’edizione 2026 della mostra è stata una sorpresa: gli analisti si aspettavano che i funzionari della Biennale prendessero una strada più conservatrice.

Pietrangelo Buttafuoco, il giornalista siciliano che ha assunto la carica di nuovo presidente della Biennale lo scorso novembre, è un aperto sostenitore del primo ministro di destra Giorgia Meloni e alcuni temevano che la mostra culturale potesse diventare un veicolo per il populismo della Meloni.

Gennaro Sangiuliano, l’ex ministro della Cultura che nel frattempo si è dimesso per aver nominato un ex amante come suo collaboratore, si era battuto per un allontanamento dall’internazionalismo delle precedenti edizioni del festival, insistendo sul fatto che la Biennale di Venezia fosse “un elemento fondamentale dell’immaginario italiano”. Ma il nuovo ministro Alessandro Giuli evidentemente è più aperto culturalmente del suo predecessore.

Con la nomina di Kouoh, Buttafuoco sembra essere all’altezza della sua reputazione di conservatore più idiosincratico e libero, con un’inclinazione per il mistico, scrive il Guardian.

 

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