Barclays declassa Porsche, Mercedes-Benz e Stellantis

Senza fine la crisi del settore auto in Europa. Peggio di tutti va il gruppo italo-francese a cui fa capo la Fiat piagato nella produzione e dai sell in borsa. Il titolo ha ceduto oltre il 56% rispetto ai massimi di sei mesi fa.

Le azioni di Porsche, Mercedes-Benz e Stellantis sono sotto pressione nelle rispettive borse dopo essere state declassate da Barclays.

Mercedes e Stellantis sono state entrambe declassate a Equal Weight, mentre Porsche è stata declassata a Underweight.

La società ha citato le pressioni sui margini e l’aumento della concorrenza.

Non c’è pace a Piazza Affari per il titolo Stellantis, che con un ribasso superiore a quattro punti (-4,43% al momento a 11,856 euro per azione) è in coda al Ftse Mib (-0,64%), complici il downgrade di Barclays, il calo delle vendite negli Stati Uniti e quello della produzione italiana nei primi nove mesi del 2024.

Il titolo, che resta sotto quota 12 euro per azione e ai livelli più bassi da luglio 2022, ha toccato un minimo di giornata di 11,804 euro e cede il 56% circa rispetto ai massimi toccati il 25 marzo scorso (27,155 euro in chiusura e 27,185 euro nell’intraday).

Stellantis, nata dalla fusione tra Fca e Psa (il closing era stato il 16 gennaio 2021), si era quotata a Milano il 18 gennaio 2021 e quel giorno il titolo viaggiava sui 13,5 euro per azione. L’ultima tegola, in una settimana complessa iniziata con il profit warning e il taglio delle guidance 2024 su margine risultato operativo adjusted (atteso tra 5,5% e 7%, dal precedente valore “double digit”) e free cash flow industriale (atteso ora tra -5 miliardi e -10 miliardi rispetto al precedente valore “positivo”), e’ il taglio di rating da parte di Barclays, che ha rivisto la valutazione da “overweight” a “equal weight” e ha ridotto l’obiettivo di prezzo da 23 a 12,5 euro per azione.

Stellantis non è l’unica a essere finita nel mirino di Barclays (il rating su Mercedes-Benz è sceso da “overweight” a “equal weight” con obiettivo di prezzo passato da 76,5 a 65 euro e quello di Porsche è calato da “equal weight” a “underweight” con target price sceso da 42,5 a 35 euro: i titoli a Francoforte cedono rispettivamente l’1,8% e quasi il 3%).

Ad ogni modo, le difficoltà della casa automobilistica italofrancese durano ormai da un certo tempo, complice la crisi del settore auto e le difficoltà dell’elettrico, che non riesce a ingranare la marcia più alta nella corsa alla transizione green complici costi alti e una fortissima competizione da parte della Cina.

Il più recente segnale dei problemi di Stellantis è il calo delle vendite negli Stati Uniti (nel terzo trimestre sono state vendute 305.294 vetture nuove, un calo del 19,8% rispetto a un anno prima e dell’11,5% dai precedenti tre mesi). Come immaginabile dal profit warning di lunedì, che puntava l’indice proprio sulla debole performance negli Stati Uniti, “i dati sell-out in Nord America del terzo trimestre sono stati deboli.

Ciò implica la necessità di una forte performance nel quarto trimestre, stimiamo attorno al +10% o +40.000 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle scorte del gruppo”, spiegano gli analisti di Intermonte, sottolineando che, tuttavia, “questo risultato non sembra facile da raggiungere, alla luce dell’attuale andamento delle vendite, del portafoglio prodotti e dei prezzi che rimangono più alti rispetto alla concorrenza. Potrebbe quindi essere necessario un taglio più forte della produzione nel secondo semestre, altrimenti aumenterebbe il rischio del trascinamento anche al 2025 di livelli di scorte elevati”.

Anche in Italia la situazione è complicata: secondo il report trimestrale della Fim-Cisl, i dati sulla produzione, dopo tre anni di crescita, segnano un forte dato negativo (-31,7%) rispetto all’anno precedente, con una quantità tra autovetture e furgoni commerciali di 387.600 unità contro le 567.525 del 2023.

“Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo, in ‘profondo rosso’ e perdono sia gli autoveicoli che i veicoli commerciali. Precisamente le autovetture registrano un -40,7% con 237.700 unità e i veicoli commerciali -10,2% con 149.900”, ha detto il segretario generale Fim-Cisl, Ferdinando Uliano.

 

 

 

 

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