Il 29 marzo del 1946 il primo modello di lambretta, simbolo della ripresa economica italiana, che negli anni ha attraversato i 5 continenti, trasportato miliardi di persone e vantato innumerevoli tentativi di imitazione.
Buon compleanno, Vespa. Compie 70 anni la due ruote più amata nel mondo, sinonimo del genio e della bellezza del made in Italy, ormai oggetto di culto e di alto design, tanto da far mostra di sé anche al MoMa di New York.
È il 29 marzo del ’46 quando la Piaggio lancia sul mercato una fantastica innovazione a due ruote, a basso costo e accessibile a tutti: la Vespa 98. Nata su progetto dell’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio, la Vespa ben presto diventa anche simbolo di ripresa dalle difficoltà economiche del dopo guerra. Questa due ruote dalla forma burrosa, si trasforma nell’arco di qualche anno appena in un vero e proprio oggetto del desiderio: chiunque, da un estremo all’altro della Penisola, tenta di acquistarne una per lavoro, per muoversi liberamente in città, per svago o semplicemente per il gusto di possederla. E a bordo, alla fine degli anni ’40, ospita intere famiglie di italiani: indimenticabili le foto in bianco e nero con padri alla guida, madri sedute di lato con i figli più piccoli al centro sella e i più grandi dietro la scocca.
La storia di un mito muove i passi dalla fine della guerra ed è legata a doppio nodo con il dramma del secondo conflitto mondiale. Piaggio, all’epoca, è uno dei maggiori produttori italiani di aerei e, proprio per questo, un obiettivo militare strategico che esce in ginocchio dal conflitto, con gli stabilimenti di Genova, Finale Ligure e Pontedera distrutti dai bombardamenti.
Finita la guerra, i figli di Rinaldo Piaggio, Enrico e Armando, si rimboccano le maniche e curano il nuovo avvio della produzione industriale dell’azienda di famiglia. A Enrico tocca la ricostruzione del grande stabilimento di Pontedera, che passa anche per il recupero di parte dei macchinari trasferiti a Biella, in Piemonte. Si punta a una riconversione totale della produzione: messi da parte gli aerei, l’obiettivo da centrare, per uscire dalla crisi, è la mobilità individuale di un Paese che si lascia la guerra alle spalle. Enrico affida il nuovo progetto, nato da una sua geniale intuizione, a Corradino D’Ascanio, ingegnere aeronautico e inventore, noto per l’odio, mai celato, per le motociclette, considerati mezzi scomodi, ingombranti e con gomme troppo difficili da cambiare in caso di foratura. L’ingegnere trova tutte le soluzioni del caso attingendo alla sua esperienza aeronautica.
Modella la posizione di guida del nuovo mezzo attorno al disegno di un uomo comodamente seduto in poltrona, affinché la guida prolungata risultasse la meno affaticante possibile e agevolando la salita grazie alla scocca portante: niente struttura tubolare in acciaio e niente tunnel centrale. D’Ascanio crea un motore concettualmente derivato dai motori d’accensione aeronautici, sposta il cambio sul manubrio, ritenendolo molto più pratico da usare, copre il motore con il telaio per rimediare alle frequenti perdite d’olio che macchiavano i pantaloni e aggiunge la ruota di scorta poiché, all’epoca, la maggior parte delle strade erano sterrate e i motociclisti costretti a frequenti forature da rimediare con soluzione e toppe. E così che, nell’assolata primavera del ’46, nasce la prima Vespa.
Il nome della due ruote destinata a diventare leggenda viene attribuito a un’esclamazione di Enrico Piaggio, che, alla vista del primo prototipo, esclamò ‘sembra una vespa!’, per via del suono del motore e delle forme tondeggianti della carrozzeria. Il prezzo, di poco superiore alle 50.000 lire, equivale a diversi mesi di lavoro di un impiegato, tuttavia la possibilità del pagamento rateizzato diventa uno stimolo notevole per le vendite. In Italia la Vespa diventa ben presto un vero e proprio must. Ma a renderla famosa nel mondo è Vacanze romane, il film del 1953 diretto da William Wyler e interpretato da Gregory Peck e da un’irresistibile Audrey Hepburn. A settant’anni dalla sua nascita, la Vespa continua ad affascinare le giovani generazioni, con diversi modelli in produzione che la rendono, di fatto, impermeabile alla crisi. Un mito intoccabile. Ne sa qualcosa il sindaco di Genova, Marco Doria, che nel gennaio scorso ha dovuto fronteggiare quella che è passata alle cronache come la battaglia delle Vespe.
A scatenarla un’ordinanza che vietava la circolazione degli scooter ‘Euro 0’ a due tempi dalle sette di mattina alle sette di sera in un’ampia area cittadina. Appena i vespisti hanno saputo della misura antismog, si sono subito mobilitati al grido di #lamiavespanonsitocca e #genovasu2ruote, con tanto di hashtag. L’iniziativa è rimbalzata di città in città e, complice la celebrità della Vespa, ben presto ha fatto il giro del mondo. Tanto da costringere il sindaco al passo indietro perché, come recita l’hashtag e conferma la storia, la vespa non si tocca.