Se è vero che il pesce puzza dalla testa, i vertici europei ne forniscono la conferma più lampante. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker è quello che…
È un tour tra gli edifici più importanti della città: dalla residenza reale al museo di belle arti, dagli uffici ministeriali alle carceri, dall’osservatorio astronomico al palazzo di giustizia. Per dieci anni a gestirli è stata una cricca: ogni appalto una mazzetta, altrimenti non si lavorava. Tutti sapevano, nessuno ha mai denunciato la rete criminale che ha trasformato il cuore del paese in una vera tangentopoli. Non stiamo parlando delle gang romana di Mafia Capitale, questa è Bruxelles: due volte capitale, del Belgio e dell’Europa. E due volte corrotta, nell’intreccio d’affari tra poteri locali e autorità continentali. Lo racconta “l’Espresso” nel numero in edicola da venerdì 2 ottobre, con un’inchiesta che analizza la metamorfosi dalle vecchie bustarelle al sistema delle lobby, capace di condizionare in profondità la reputazione dell’Unione. Senza correre rischi: gli investigatori Ue hanno poteri minimi mentre la giustizia belga appare lenta e inefficace.
Nei 28 stati, il 70 per cento dei cittadini ritiene che la corruzione sia entrata nelle istituzione europee. E un sondaggio Demopolis evidenzia il crollo della fiducia, che si è dimezzata in 15 anni: oggi solo il 28 per cento degli italiani crede nella Ue. Una reputazione minata dall’incapacità di rispondere alla recessione economica e all’emergenza profughi, ma anche dai tanti conflitti di interesse irrisolti. Come quello del presidente Juncker sul sistema di tasse del suo Lussemburgo. «Finora la Commissione è stata passiva su questa materia», sottolinea Eva Joly, per anni il giudice istruttore più famoso di Francia ed ora eurodeputato verde: «La follia è che abbiamo al vertice dell’Europa l’uomo che ha arricchito il Lussemburgo grazie alle tasse rubate agli altri, con guadagni che continuano a crescere. Nel Parlamento i verdi hanno imposto la creazione di un comitato speciale: il primo rapporto sarà pronto tra un mese e sarà molto duro. Anche i conservatori ora hanno capito e c’è la volontà di piegare i paradisi fiscali: sono convinta che il Lussemburgo dovrà adeguarsi o uscire dall’Unione».
“L’Espresso” passa in rassegna gli scandali degli ultimi anni, tra parlamentari che vendono emendamenti e un commissario dimissionario per una storia di mazzette da 60 milioni, evidenziando come gli organismi di controllo oggi appaiano divisi e demotivati. E manca anche la volontà di introdurre regole più rigide sulle lobby : «Nel Parlamento non esiste una maggioranza disposta a farlo», ammette l’eurodeputato Bart Staes. Mancano anche sanzioni efficaci contro chi inganna la legge, come è accaduto con il caso Volkswagen: «Questa è la nuova corruzione.
Ed è il nuovo mondo, in cui si agisce tramite logaritmi che falsificano i dati dei computer: la realtà si riduce a schermate digitali, mentre Volskwagen otteneva fondi per produrre auto ecologiche e contribuiva ad aumentare l’inquinamento che uccide migliaia di persone», tuona Eva Joly: «Ma la portata dello scandalo è ancora più grave, perché dimostra che il rispetto delle regole non è più un valore. Le nazioni che hanno costruito questa Unione stanno perdendo credibilità e non capiscono quanto ciò peserà sul futuro delle nostre istituzioni».
di GIANLUCA DI FEO
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su L’Espresso
Consuelo
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Chi comanda veramente?
A leggere questo invito dell’Ikea, si direbbe che sono le lobby
“Steve Howard e Krister Mattsson, manager di Ikea Group (il secondo si occupa proprio del comparto fiscale del gruppo), invitano cordialmente gli europarlamentari membri della TAXE Commettee a un pranzo informale in un ristorantino greco per discutere di tasse.”
http://www.byoblu.com/post/2015/10/02/esclusivo-la-lettera-dellikea-a-bruxelles-ecco-come-si-fa-lobby-al-parlamento-europeo.aspx