La Commissione europea nutre dubbi sulla legge di Bilancio e potrebbe inviare una lettera all’Italia contestando gli obiettivi annunciati dal governo, secondo quanto riferisce una fonte comunitaria.
La manovra contiene circa 27 miliardi di misure mentre le coperture valgono 15 miliardi. L’effetto espansivo nel 2017 ammonta a 12 miliardi, cioè la differenza fra l’indebitamento tendenziale (1,6% del Pil) e programmatico (2,3%).
Come ogni anno, la Commissione è chiamata a valutare l’impianto della manovra e la sua coerenza con il Patto di stabilità europeo.
“Stiamo ancora valutando la manovra. Dobbiamo vedere in che misura condividiamo le assunzioni dell’esecutivo”, spiega la fonte non escludendo l’invio della missiva.
Uno dei nodi riguarda il saldo strutturale, calcolato al netto del ciclo e delle una tantum, indicato in aumento di 0,4 punti di Pil tra 2016 e 2017. La Commissione europea ha chiesto invece una correzione dello 0,6%.
L’Italia giustifica il minor sforzo di risanamento appellandosi alle clausole per eventi eccezionali, nella fattispecie la crisi migratoria e le spese legate al sisma di fine agosto.
L’altro aspetto critico ha a che vedere con le coperture, oltre metà delle quali deriva da interventi una tantum, sostanzialmente l’asta delle frequenze e le sanatorie fiscali.
In teoria Bruxelles può rispedire al mittente la manovra entro due settimane dalla sua presentazione ma finora questa fattispecie non si è mai presentata. La prassi vuole che Ue e governi nazionali trovino un’intesa su eventuali correzioni.
Una portavoce della Commissione preferisce non commentare. “Eventuali scambi, qualsiasi forma possano assumere, hanno lo scopo di informare chi assume decisioni prima che i bilanci entrino in vigore”, dice. (Reuters)
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(Reuters) – Il sostegno del presidente americano Barack Obama può aiutare il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il suo governo a far vincere i Sì al referendum costituzionale, non essendo percepito come un’ingerenza. Mentre rischia di avere effetti negativi l’appoggio da parte dei partner europei.
Ne sono convinti sondaggisti, diplomatici, un membro del governo e alcuni esponenti del Pd, il partito del premier, dopo che ieri Obama ha pronunciato un chiaro e netto endorsement alla riforma costituzionale voluta dal presidente del Consiglio italiano, e ha anche sostenuto che se Renzi dovesse perdere il referendum dovrebbe comunque restare in campo.
“L’uscita di Obama può avere un risultato positivo, potrebbe valere già 1 o 2 punti percentuali”, dice a Reuters Nicola Piepoli, uno dei più noti esperti italiani di sondaggi.
“Il no al referendum è sceso ieri in modo percettibile, è ancora in testa, ma ormai il sì è vicinissimo”, aggiunge Piepoli, secondo cui circa 3 milioni di elettori comunque potrebbero cambiare idea perfino nella cabina elettorale, leggendo bene il quesito, e scegliere il sì.
Attualmente, la media dei sondaggi vede prevalere il no, anche se moltissimi elettori restano indecisi a meno di 50 giorni dal voto.
A metà settembre il sostegno al sì proclamato dall’ambasciatore statunitense in Italia John Phillips aveva provocato proteste da parte dei sostenitori del no, che avevano contestato le “ingerenze”.
“Ma la simpatia di Obama in questo caso annulla l’effetto negativo dell’interferenza”, dice Roberto Weber, di Ixé. “Non credo che le sue parole spostino molto, al contrario di quelle dei leader europei, che invece avrebbero un effetto negativo”.