Dove non è riuscita la crisi finanziaria, potrebbero riuscire le milioni di persone in fuga dal Vicino Oriente e dall’Africa mettendo la parola fine ad un’Europa che ha tradito i suoi ideali.
L’Unione Europea rischia di venire travolta dalla crisi dei migranti. Questo grido d’allarme è stato ripetuto da più parti durante il recente World Economic Forum di Davos, anche da oratori americani come il finanziere Georges Soros, e anche dai politici europei. Al di là di queste dichiarazioni è sotto gli occhi di tutti che i Paesi europei non riescono a trovare una soluzione per rallentare la marea umana in movimento dalla Libia e soprattutto dalla Turchia. Per cercare di trovare il bandolo della matassa, nelle prossime settimane si terrà un apposito vertice europeo e di nuovo si profila un grande conflitto tra Germania e Grecia.
Berlino infatti accusa Atene di non rispettare i trattati di Dublino e di Schengen e quindi di essere il principale responsabile della situazione di marasma della politica dell’Unione sulla questione dei migranti. Sul banco degli imputati è pure l’Italia. In base al trattato di Dublino la polizia greca dovrebbe identificare i migranti (impronte digitali, ecc.) e trattenerli nel Paese per espletare le pratiche volte ad accertare la validità della sua richiesta d’asilo. Se il migrante scappasse in un altro Paese europeo, potrebbe essere trasferito in Grecia e Atene sarebbe costretta ad accoglierlo. Sia la Grecia sia l’Italia, per il timore di trovarsi ad ospitare una quantità enorme di migranti, non li identificano. Addirittura nel caso della Grecia facilitano il loro viaggio fino alla frontiera settentrionale con la Macedonia. In pratica il confine esterno dell’Unione, come definito anche dal trattato di Schengen, è in realtà un vero e proprio colabrodo. Che fare? Una soluzione intelligente potrebbe essere scambiare una riduzione sostanziale del debito pubblico greco con l’impegno di Atene di trattenere i migranti, anche se si capisce il timore del Governo greco di trasformare il Paese in un enorme campo profughi anche perché la disponibilità dei partner europei di accogliere i migranti cui nel frattempo sarebbe stato riconosciuto lo statuto di rifugiati non è affatto certa. Vista la situazione di stallo e la preoccupazione crescente dell’opinione pubblica europea si stanno facendo strada due altre ipotesi.
La prima è la sospensione per due anni del trattato di Schengen con il ripristino delle frontiere nazionali, mettendo in soffitta una delle più significative conquiste del processo di integrazione europea e delegando ad ogni singolo Paese europeo di respingere i migranti. In pratica, si creerebbero una serie di muri allo scopo di contenere e respingere la marea umana proveniente dal Vicino Oriente e dall’Africa. Questa proposta è però fortemente avversata da Grecia, Italia e da altri Paesi europei.
La seconda ipotesi è chiudere la frontiera tra Grecia e Macedonia inviando forze di polizia dei Paesi europei per aiutare il Paese balcanico a sbarrare la strada verso l’Europa del Nord. L’assurdo di questa soluzione è che l’Europa aiuterebbe un Paese non appartenente all’Unione a chiudere la frontiera con la Grecia, ossia con un Paese che fa parte dell’Unione e che ha sottoscritto il trattato di Schengen. Questa idea non è il frutto strampalato di qualche mente europea, ma è una proposta, che attualmente viene studiata, come ha confermato il Governo macedone, che ha comunicato che funzionari europei sono giunti nel Paese per discuterne l’attuazione. Questa soluzione implicherebbe necessariamente l’espulsione della Grecia dall’area Schengen, un passo che preluderebbe alla sua espulsione dall’aerea euro, dando attuazione ai desideri già manifestati da Berlino la scorsa estate.
Insomma, la crisi dei migranti sta diventando politicamente esplosiva. Ha indebolito fortemente la cancelliera tedesca Angela Merkel, che è sempre stata il baricentro dell’Unione e che si è sempre prodigata per cercare soluzioni che non facessero deragliare il processo di integrazione europea. Oggi Angela Merkel è in notevole difficoltà sia in Germania sia a livello europeo. Il suo gesto di aprire le porte alle persone in fuga dalla guerra civile siriana si sta trasformando in un boomerang che rischia di travolgere l’intera Unione Europea. Insomma, dove non è riuscita la crisi finanziaria e la successiva crisi dell’euro, potrebbero riuscire le centinaia di migliaia di persone in fuga dal Vicino Oriente e dall’Africa mettendo la parola fine ad un’Europa che ha tradito i suoi ideali e che addirittura sta facendo riemergere i vecchi asti nazionali mettendo alla lunga in pericolo anche la convivenza pacifica dei Paesi del Vecchio Continente.
di Alfonso Tuor
Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da TicinoNews
Cesare58
360 commenti
popolarità 544
giaguas
211 commenti
popolarità 318
Non e’ possibile che Grecia ed Italia si facciano carico da sole di tutti gli arrivi, che con l’espandersi delle pulizie di Primavera potrebbero rappresentare circa 10 milioni di migranti…
Inutile pagare i Turchi..si convochino i paesi Civili che li sfrattano, Usa in primis, seguita da Arabia Saudita, Qatar, per finire col Canada..piu’ grande della Cina e con solo 30 mil di abitanti…