Sentenza storica del Tribunale di Venezia: potrebbe dare il via a migliaia di possibili ricorsi di artigiani e commercianti in contenzioso con il fisco.
Una sentenza storica, che aprirà le porte a migliaia di annullamenti di cartelle esattoriali che Equitalia invia illegittimamente ai contribuenti.
Una sconfitta, sonora, quella dell’Agenzia di riscossione delle tasse. Una batosta che fa rialzare la testa ad artigiani e semplici cittadini tartassati dal Fisco.
Con la sentenza 3079 del 2015, emessa pochi giorni fa, il Tribunale di Venezia ha cancellato le cartelle esattoriali che un artigiano aveva ricevuto per il valore complessivo di 660.000 euro. E a stupire non è solo l’entità dell’annullamento, ma le motivazioni scritti dal giudice nella sentenza. Come riporta La Nuova Venezia, il giudice ha sancito che Equitalia può emettere, notificare cartelle e agire solo se in possesso dei requisiti validi e documentabili che gli permettono di giustificare le richieste che fa al debitore a nome degli enti pubblici per cui opera. Inoltre, la prova dell’esistenza dei requisiti deve essere fornita da Equitalia (o dal creditore) e non dal presunto debitore.
Un cambio di prospettiva che alleggerisce il peso sulle spalle di artigiani e commercianti che si trovassero in contenzioso con il fisco. Secondo l’Associazione di tutela dei consumatori (Aua) che ha seguito la vicenda, la sentenza potrebbe provocare un precedente in giurisprudenza capace di annullare migliaia di cartelle esattoriali.
“Sono sentenze come questa che fanno la giurisprudenza e che dimostrano che anche Davide può battere Golia – sostiene l’Aua in una nota – noi, nati come associazione per difendere gli automobilisti destinatari di multe ingiuste, ora puntiamo sulla riforma di Equitalia da società per azioni a ente pubblico. Una società di capitali che, legittimamente, persegue scopi di lucro non può gestire la riscossione delle tasse e dei tributi lucrando sugli stessi ed aggravando le già precarie condizioni del contribuente. L’erario incasserebbe molto di più limitandosi ad esigere gli importi dovuti maggiorati dei soli interessi legali senza gli aggi e le more che trasformano somme normali in macigni insostenibili”.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente da Il Giornale