L’ultima idea del governo per fare cassa non è molto conveniente. Sembra che per «ripulire» il contante di incerta provenienza lo Stato potrebbe chiedere un prelievo forfait tra il 15 e il 35% del valore. Senza tra l’altro cancellare l’eventuale reato che sta all’origine del tesoretto: questo potrà essere comunque perseguito.
Ebbene, questi prezzi sono «fuori mercato»: chi oggi voglia sbarazzarsi delle maledette banconote da 500 euro, che sembrano segnare come appestato chi le estrae dalle tasche (si tengono lì, mai nel portafoglio), sul mercato degli «spalloni» trova prezzi molto migliori. A 460-480 euro (a seconda della quantità) si può trovare chi le compra, cambiandole con tagli più piccoli. Ma, provocazioni a parte, questa improvvisa necessità di ripulire i contanti dopo averli messi al bando per anni si presta a una serie di critiche.
Quella allo studio del governo si chiama «voluntary domestica», brutta espressione mezza inglese e mezza no per intendere un possibile nuovo condono sulle somme in contanti – detenute in casa o nelle cassette di sicurezza – di cui probabilmente non si è in grado di tracciare la provenienza. Sembra che in Italia ci siano 150 miliardi di banconote nascoste sotto i materassi e ora il governo, alla ricerche di risorse, si accontenterebbe di ricavarne almeno due.
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Naturale che nel mirino ci siano le carte da 500 euro, cosa c’è di più comodo: si pensi che un milione di euro in banconote da 500 pesa 1,6 chili (contro i 10 chili che sarebbe in carte da 100); o che in una borsa per il pc ci stanno comodamente 6 milioni di euro (12mila pezzi da 500).
Da qualche anno, però, il taglio grosso è finito sotto accusa: chi ce l’ha in tasca rischia di passare non solo da evasore, che pure è un reato penale, ma anche da delinquente ben più pericoloso. E sono fiorite le leggende metropolitane: non si possono spendere, nessuno le accetta; in banca non te le cambiano, né te la fanno versare. E navigando in rete si trova anche qualcuno disperato perché convinto che siano state messe fuori corso. Allora iniziamo da qui: le banconote da 500 sono pienamente in corso legale e lo saranno sempre. Quello che la Bce ha annunciato è che, alla fine del 2018, cesserà per sempre di emetterle. E, piano piano, le ritirerà sostituendole con tagli inferiori.
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Detto questo, chi le ha non deve vergognarsene e può spenderle tranquillamente: gli esercenti non le possono rifiutare, salvo naturalmente avere problemi nel cambiarle. Idem per le banche. L’importante è rispettare i limiti imposti dalle leggi di questi ultimi anni. Che sono essenzialmente due.
La prima, legge dello Stato introdotta dalla Stabilità dell’anno scorso, è il limite dei 3mila euro per ogni trasferimento o transazione in contanti; la seconda è un provvedimento della Banca d’Italia che pone il limite dei 2.500 euro per versamenti e prelievi effettuati con banconote da 500 e pure 200 euro. Oltre tale soglia la Banca deve segnalare l’operazione all’Uif, l’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, che mette a disposizione delle autorità giudiziarie i database dei clienti segnalati per il sospetto di riciclaggio (nel 2015 le segnalazioni sono state circa 80mila).
Quindi ora vedremo se la voluntary domestica andrà avanti. In ogni caso speriamo non suoni come una minaccia. Perché chi non ha nulla da nascondere, per il solo fatto di avere qualche banconota viola, merita lo stesso rispetto di chi usa solo il bancomat.
di Marcello Zacché
Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Giornale, che ringraziamo