Consumatori sul piede di guerra: “Se la Corte annulla la legge gli obbligazionisti potrebbero riavere i propri soldi”. Protesta a Civitavecchia a un mese dal suicidio di Luigino D’Angelo. La rabbia dei cittadini.
“Oggi parte un’azione radicale, faremo ricorso al Tar contro i decreti di Bankitalia che hanno disposto l’attuazione della legge di bail-in, un provvedimento incostituzionale”. Così il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, spiega ai risparmiatori le azioni di protesta che l’associazione dei consumatori sta portando avanti contro il decreto salva-banche. “Consiglio a tutti di fare ricorso – spiega durante un’estemporanea conferenza stampa sui tavolini del bar antistante la sede della Banca Etruria a Civitavecchia, dove oggi il Codacons ha organizzato un sit-in di protesta -. Se il Tar ritiene i decreti incostituzionali dovrebbe inviare la legge alla Corte costituzionale. Se la Corte annulla la legge allora i risparmiatori potrebbero riavere i propri soldi. È un percorso lungo, difficile e con esito incerto”.
Documenti consegnati ai truffati
“Finalmente oggi la banca ha deciso di dare i documenti ai clienti vittime del decreto salva-banche prima quindi dei 90 giorni previsti per legge. Un piccolo risultato della protesta di oggi”. Lo ha detto il presidente del Codacons Carlo Rienzi durante la protesta davanti alla sede della Banca Etruria di Civitavecchia, spiegando anche ai risparmiatori che “al momento le strade da seguire sono due”. “La prima – ha detto – è quella penale. Se il giudice incrimina alcuni soggetti, i funzionari o la banca stessa, e li condanna per truffa o altri reati, allora chi si è costituito parte civile può avere un risarcimento. La stessa identica situazione accaduta con Alitalia”. “La seconda strada – ha sottolineato – è quella delle azioni civili, anche se il governo ha fatto di tutto per ostacolare questo percorso con alcune norme ad hoc. Noi crediamo che non ci siano riusciti”. La Guardia di finanza aveva perquisito la sede laziale di Banca Etruria lo scorso 23 dicembre.
Civitavecchia, la rabbia dei risparmiatori raggirati
“Ci siamo fidati e ora ci ritroviamo in mano carta straccia”. Le storie delle decine di risparmiatori vittime del decreto salva-banche hanno tutte un minimo comun denominatore: la fiducia. “Con gli impiegati – racconta Tiziana – eravamo anche diventati amici. Per questo abbiamo firmato quelle carte senza preoccuparci troppo, mai pensavamo che stessero per truffarci”.
Davanti la filiale di Civitavecchia della Banca Etruria, uno dei quattro istituti al centro del decreto salva-banche, monta la protesta di chi ha perso i propri risparmi, proprio come Luigino D’Angelo, il pensionato che un mese fa ha deciso di suicidarsi dopo aver scoperto di aver perso tutto quello che aveva investito in obbligazioni. “Io ho perso 10mila euro – continua Tiziana – e l’ho scoperto solo quando sono andata in banca per un versamento e l’impiegato mi ha detto ‘mi spiace, ma i suoi soldi non ci sono più’. Mi è caduto il mondo in testa. Non ci hanno mai avvertito né spiegato cosa fossero le obbligazioni subordinate”.
“Avevo 50mila euro e ora nulla – le fa eco un altro risparmiatore -. Avevo sentito in tv del fallimento delle banche così ho chiesto informazioni ma il direttore non si è fatto trovare per tre giorni. Questi soldi ahimè non li rivedremo più – l’amara ammissione – ma proviamo in tutti i modi a seguire i percorsi previsti dalla legge”.