Prima udienza a porte chiuse ad Arezzo: il Tribunale “deciderà a breve” sull’insolvenza dell’istituto di credito. L’ex presidente Rosi in aula accusa il governo e l’Ue. In mattinata protesta in piazza degli obbligazionisti.
Il tribunale fallimentare deciderà “a breve” sia sull’istanza di insolvenza di Banca Etruria sia sull’eccezione di costituzionalità di bail-in presentata dai legali dell’ultimo presidente della vecchia Banca Etruria Lorenzo Rosi. Lo hanno riferito sia il procuratore Roberto Rossi sia l’avvocato Michele De Sario al termine dell’udienza di lunedì 8 febbraio: “Dovrebbe essere una decisione che verra’ presa in pochi giorni”.
Rossi ha poi spiegato che il tribunale ha chiesto a tutte le parti se volevano una decisione unica sia sull’eccezione di incostituzionalità sia sull’insolvenza, “tutti hanno accettato la discussione congiunta e la discussione comune”.
“Perdite stimate”, i legali di Rosi si oppongono all’insolvenza
I legali dell’ultimo presidente della vecchia Banca Etruria si sono opposti all’istanza di insolvenza perché “tutte le perdite della banca sono solo stimate, non sono effettive”. Lo ha detto l’avvocato Michele De Sario al termine dell’udienza di stamani davanti al tribunale fallimentare di Arezzo. Secondo l’avvocato c’erano “tutti i tempi per fare un aumento di capitale: quanto è stata commissariata era l’11 di febbraio 2014 e 9 mesi tempo bastavano per verificare se l’aumento di capitale aveva avuto successo e salvare così la banca senza arrivare alla decisione del 22 novembre”, ha aggiunto.
Per De Sario, però, Banca Etruria, così come Banca Marche, Carife, e Carichieti sono vittime di “giochi che avvengono a livello elevatissimo. Vi erano tutti gli estremi perché questa crisi bancaria potesse essere aperta e risolta ma l’Unione europea non ha voluto”. A proposito poi dell’eccezione di incostituzionalità sul bail-in l’avvocato di Rosi ha sottolineato come il giorno dopo che questo è entrato in vigore tutti “anche Draghi e Visco hanno detto che bisognava gestirlo in maniera diversa, che poteva avere un impatto dirompente”.
La protesta dei risparmiatori ridotti sul lastrico
Una trentina di obbligazionisti e risparmiatori di Banca Etruria sono davanti all’ingresso del tribunale civile di Arezzo, dove è in corso l’udienza per l’istanza di insolvenza presentata dal commissario di Banca Etruria, Santoni. “Non votate più Pd, era meglio quello di prima, almeno si sapeva com’era” uno degli slogan ripetuti al megafono dai risparmiatori-obbligazionisti che dalle 8,30 presidiano l’ingresso del tribunale, precluso a loro e ai giornalisti: l’udienza si svolge infatti a porte chiuse. Sull’esterno i manifestanti hanno attaccato i loro soliti cartelli contro il governo Renzi, contro Consob e Bankitalia, chiedendo soprattutto che vengano “restituiti a noi tutti i nostri soldi”.
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Ha preso il via stamane al Tribunale Fallimentare di Arezzo l’udienza sullo stato di insolvenza della vecchia Banca Etruria. L’istituto di credito è stato commissariato nel febbraio 2015 dopo che la Banca d’Italia aveva individuato, sulla base delle ispezioni compiute, un grave dissesto finanziario. Sulla richiesta di insolvenza è chiamato a giudicare il collegio guidato dal presidente del Tribunale Clelia Galantino, con il giudice relatore Antonio Picardi e il giudice Paolo Masetti. Il 28 dicembre il liquidatore Giuseppe Santoni ha presentato la dichiarazione di insolvenza, passo necessario dopo il cosiddetto decreto salva-banche approvato dal governo il 22 novembre scorso che ha causato la messa in liquidazione coatta di Banca Etruria.
Se il verdetto accoglierà il ricorso di Santoni, verrà dichiarato lo stato di insolvenza e il fallimento. A quel punto, il Tribunale nominerà un curatore fallimentare; se questi dovesse ravvisare condotte penalmente rilevanti a carico dei vecchi amministratori (tra cui l’ex presidente Lorenzo Rosi e l’ex vice presidente Pier Luigi Boschi, padre del ministro Maria Elena), il collegio dei giudici trasmetterà la relazione alla Procura di Arezzo. Toccherà quindi al procuratore capo Roberto Rossi e agli altri pubblici ministeri del pool che indagano sul caso Banca Etruria (sono stati aperti finora quattro filoni d’inchiesta) analizzare le ragioni che hanno portato l’istituto di credito ad avere i conti in profondo rosso, ipotizzando il reato di bancarotta fraudolenta. Nella relazione di Santoni compare, tra l’altro, una severa critica della gestione dei prestiti concessi dall’istituto e mai rientrati per le difficoltà economiche, quantificati in “circa 3 miliardi di euro”. Si legge nella relazione: “Le criticità affrontate con grave ritardo dagli organi aziendali erano consistite nella mancata tempestiva adozione di strategie, politiche e strutture dedicate alla gestione dei crediti deteriorati”.
Ad aprire l’udienza del Tribunale Fallimentare sarà il giudice relatore Antonio Picardi. Poi prenderà la parola il commissario liquidatore Giuseppe Santoni che presenterà la sua relazione. Toccherà quindi ai legali dell’ultimo presidente della vecchia Banca Etruria prima del commissariamento, Lorenzo Rosi, gli avvocati Michele Desario e Antonio Giunta, illustrare la memoria difensiva già depositata in cancelleria. Secondo quanto si è appreso, gli avvocati Desario e Giunta potrebbero sollevare la questione di costituzionalità sul decreto salva-banche che sarebbe considerato illegittimo sotto il profilo della violazione degli articoli 3 (principio di eguaglianza) e 47 (tutela del risparmio). Se la richiesta di una pronuncia della Corte costituzionale verrà accolta dai giudici aretini, l’udienza si interromperà in attesa della sentenza della Consulta; diversamente l’udienza andrà avanti e il Tribunale potrebbe decidere di ascoltare il rappresentante della Banca d’Italia e infine i commissari Antonio Pironi e Riccardo Sora che hanno guidato la banca dal febbraio al novembre 2015.
Nella relazione che accompagna la richiesta di insolvenza, si individua in un miliardo e 167 milioni di euro il deficit complessivo della banca messa in liquidazione coatta amministrativa dal decreto del 22 novembre (587 milioni per il deficit accumulato al 30 settembre e 580 accumulati al momento della risoluzione del 22 novembre) e in 305 milioni di euro la somma che la vecchia Banca Etruria non sarebbe in grado di restituire al fondo di risoluzione (283 milioni) e ad alcune categorie di obbligazionisti subordinati (22 milioni). (Adnkronos)
robyuankenobi
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giaguas
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Sarebbe bello leggere i commenti del ” nostro” avvocato, ma lui pensa solo a Maria Teresa di Calcutta….chissa’.
robyuankenobi
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