Il problema delle due ex popolari venete è più grande di quanto non sia percepito. Forse non sono chiare le dimensioni dei due istituti né le conseguenze che potrebbero derivare da un loro «bail in».
Per tutti questi motivi le affermazioni del capo della vigilanza Bce, Daniele Nouy (che sostiene che «la chiusura di banche» può anche capitare) suonano come una provocazione. La stessa Bce che aveva dato il via libera alla quotazione in Borsa di Veneto e Vicenza a fronte di 2,5 miliardi di nuovo capitale, meno di un anno fa, oggi ne chiede altri 5 e solo a condizione che non ci siano cause risarcitorie. Viceversa sarà bail in. Ma se per caso la quotazione fosse andata in porto, cosa avrebbe da dire oggi la Bce a chi si fosse comprato le azioni meno di un anno fa? La sensazione di essere finiti in trappola è forte.
Va da sé che sulle venete è ora in corso una trattativa politica, mascherata dalle regole di una inedita e leguleia «ricapitalizzazione precauzionale». Speriamo che finisca bene. Ma se non dovesse essere così, c’è da sperare che lo Stato proceda nella direzione dell’intervento pubblico costi quel che costi. Qualunque prezzo sarà inferiore a quello del primo bail in d’Europa.
Fonte: Il Giornale