Banche, il crack eventuale di Popolare Vicenza e Veneto Banca

Il problema delle due ex popolari venete è più grande di quanto non sia percepito. Forse non sono chiare le dimensioni dei due istituti né le conseguenze che …

Il problema delle due ex popolari venete è più grande di quanto non sia percepito. Forse non sono chiare le dimensioni dei due istituti né le conseguenze che potrebbero derivare da un loro «bail in».

Rispetto alle quattro banche «risolte» nel 2015 messe tutte insieme, Popolare Vicenza e Veneto Banca hanno un peso più che doppio: valgono oltre il 2% del mercato italiano in termini di depositi, che sfiorano i 50 miliardi. Inoltre insistono su una regione che vale circa il 10% del Pil nazionale. Un loro fallimento – perché è di questo che si sta parlando, anche se utilizzando termini meno forti – si ripercuoterebbe negativamente sull’intera economia italiana, mettendone in forse la già tremolante ripresina.
Per non parlare del costo «sociale» sia in termini di lavoro, sia per i danni alle famiglie che perderebbero il capitale investito nelle obbligazioni (oltre 100 milioni di bond sono in mano ai piccoli investitori) e dei depositanti che rischierebbero grosso: è vero che i primi 100mila euro sono assicurati, ma siamo sicuri che il sistema di tutele interbancarie ci consenta di dormire sonni tranquilli?

Per tutti questi motivi le affermazioni del capo della vigilanza Bce, Daniele Nouy (che sostiene che «la chiusura di banche» può anche capitare) suonano come una provocazione. La stessa Bce che aveva dato il via libera alla quotazione in Borsa di Veneto e Vicenza a fronte di 2,5 miliardi di nuovo capitale, meno di un anno fa, oggi ne chiede altri 5 e solo a condizione che non ci siano cause risarcitorie. Viceversa sarà bail in. Ma se per caso la quotazione fosse andata in porto, cosa avrebbe da dire oggi la Bce a chi si fosse comprato le azioni meno di un anno fa? La sensazione di essere finiti in trappola è forte.

Va da sé che sulle venete è ora in corso una trattativa politica, mascherata dalle regole di una inedita e leguleia «ricapitalizzazione precauzionale». Speriamo che finisca bene. Ma se non dovesse essere così, c’è da sperare che lo Stato proceda nella direzione dell’intervento pubblico costi quel che costi. Qualunque prezzo sarà inferiore a quello del primo bail in d’Europa.

Fonte: Il Giornale

 

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