Al capolinea un sistema gestito in modo arrogante da una casta bancaria miope, collusa con la politica, che ha soffocato la crescita e lo sviluppo del paese.
“La discussione sulla riduzione dei rischi bancari e in particolare quella relativa alla diminuzione dell’esposizione ai titoli del debito sovrano” e’ appena cominciata e se ne occupa un comitato tecnico specifico”. Lo ha indicato un funzionario Ue coinvolto in questo lavoro. Tali discussioni tecniche avvengono in parallelo con il lavoro a livello internazionale in corso al Comitato di Basilea. “Il comitato tecnico sta analizzando diverse opzioni e le relative valutazioni di impatto”, ha aggiunto la stessa fonte. (Radiocor)
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In una risoluzione approvata oggi a Strasburgo alcuni deputati europei sottolineano che gli aiuti temporanei di Stato nel settore finanziario erano necessari per stabilizzare il sistema finanziario globale, ma in questa fase “devono essere ridotti rapidamente o eliminati del tutto e sottoposti a scrutinio, se si vuole completare l’Unione bancaria”. Viene considerata “urgente” l’eliminaziozione delle sovvenzioni – sotto forma di garanzie implicite per gli istituti finanziari che continuano a essere troppo grandi per fallire – allo scopo di creare condizioni di parita’ nel settore finanziario e di tutelare i contribuenti. Proprio nei confronti dei cittadini “occorre prendere provvedimenti per garantire che non vengano generati utili o vantaggi a cascata per le persone giuridiche private”
Inoltre gli eurodeputati chiedono alla Commissione e ai governi di garantire che la regolamentazione “non distorca la concorrenza a vantaggio delle grandi banche e che le pmi abbiano a disposizione un credito sufficiente”. Infine una proposta: la Commissione dovrebbe valutare la possibilita’ di subordinare la concessione di aiuti di Stato alle banche alla condizione che forniscano credito alle pmi.
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Come scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera, molti hanno letto l’intenzione dell’autorità di vigilanza di Francoforte di preparare una stretta e obbligare le banche a nuove svalutazioni nei propri bilanci. Questo del resto è esattamente il nervo scoperto nel confronto sulle banche fra il governo italiano e la Commissione europea di Bruxelles. È uno dei grandi problemi dell’economia italiana, rimasto sotto i radar finché le norme europee lo hanno reso bruciante perché i risparmiatori ora perderebbero denaro in ogni salvataggio pubblico di una banca.
In Italia i crediti inesigibili degli istituti superano di poco i 200 miliardi di euro di valore teorico (più altri 150 miliardi circa di crediti «deteriorati», ma non ancora ufficialmente in insolvenza). Poiché le perdite eventuali su questi prestiti sono coperte in media con accantonamenti di risorse per circa il 57%, le banche italiane valutano di poter recuperare circa 86 miliardi su 200 prestati. È su questa base che stimano il loro bilancio e il loro capitale. La stessa Bce ha validate questi numeri negli esami dei principali istituti conclusi appena due mesi fa.
Leggi anche: Banca d’Italia mente: totale sofferenze bancarie non 200 miliardi ma oltre 350
La Commissione europea – come conferma la news di Radiocor qui sopra – ha una posizione diversa: sospetta un aiuto di Stato e dunque impone di colpire i risparmiatori se una banca cede un credito deteriorato a un prezzo sopra quello di mercato di stamattina, che è a meno della metà dei valori di bilancio; lo sospetta, ovviamente, se da qualche parte c’è una garanzia pubblica come rete di sicurezza per il compratore. La via suggerita dalla Commissione europea porterebbe dritta a un colossale, ingestibile buco di oltre 40 miliardi nei bilanci delle banche, se queste volessero liberarsi in fretta dei prestiti in default che le zavorrano e le logorano.
Su questo punto Bruxelles si è dimostrata inamovibile. Ma il governo di Roma in compenso non è mai riuscito a spiegare le ragioni (che ha) in modo convincente, ed è entrato in una spirale di ritorsioni verbali che reso la Commissione ancora più diffidente. Ogni scambio di battute al vetriolo di Matteo Renzi a Roma e Jean-Claude Juncker a Bruxelles non fa che alimentare la paralisi. È in questo labirinto che sono piombate ieri le voci sull’iniziativa della Bce. Se davvero la Banca centrale imponesse nuove svalutazioni di quei crediti in default, avvicinandole ai prezzi di mercato, molti istituti registrerebbero perdite importanti e sarebbero costretti a raccogliere nuovo capitale per poter andare avanti.
Sul problema della sovraesposizione delle banche italiane ai titoli di Stato, leggi: “Rimetti a noi i nostri debiti”
robyuankenobi
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