Alcune decine di abitanti dei comuni di Gorino e di Goro, sul Delta del Po ferrarese, si sono ribellati in serata, erigendo anche delle barricate, per impedire il passaggio dei pullman che avrebbero dovuto portare alcuni profughi all’Ostello di Gorino, requisito dal Prefetto di Ferrara, Michele Tortora, per affrontare l’emergenza nel piano di accoglienza nazionale. Una protesta clamorosa contro la decisione, annunciata da tempo ma notificata nel pomeriggio, di ospitare gente scappata dalle guerre e dalla carestia da parte di diversi cittadini di Gorino e della vicina Goro, che hanno eretto dei blocchi stradali per bloccare il convoglio, scortato dalle forze dell’ordine. La protesta in qualche modo ha sortito il suo effetto, dopo la mediazione raggiunta con prefettura, carabinieri e polizia, e grazie all’intervento del sindaco di Ferrara e di altri comuni della provincia i profughi sono stati dirottati, temporaneamente, ad altre strutture della provincia ferrarese, senza soluzioni di forza, come si era ventilato in un primo tempo.
I manifestanti avevano posizionato bancali di legno in tre punti d’accesso al paesino del Delta del Po per contrastare La decisione di requisire parzialmente l’ostello bar Amore-Natura. ”Tenuto conto della saturazione delle strutture già funzionanti”, aveva spiegato la Prefettura in una nota nell’annunciare la misura – è stata decisa la requisizione per ospitare intanto 11 donne, cui si dovranno aggiungere a breve altre sette persone, per un totale di 18 di un ”gruppo di migranti assegnato alla provincia di Ferrara”.
Immediata la sollevazione di alcuni decine di residenti dei due paesi affacciati sul Mare Adriatico, con i quali è stata avviata la mediazione, anche per evitare che la tensione aumentasse, che ha portato al dirottamento del gruppo di donne destinate all’ostello. Il prefetto Tortora aveva spiegato che la requisizione ”ha carattere eccezionale straordinario” e aveva rivolto un appello ”ad amministrazioni pubbliche, associazioni di volontariato e strutture ecclesiastiche affinché offrano ogni collaborazione”, anche per ”ulteriori esigenze”, verosimili ”anche a breve”. Collaborazione arrivata in tempo brevissimo. Il titolare dell’ostello, Filippo Rubini, ha detto alla Nuova Ferrara che una settimana fa, contattata, la struttura si era detta non disponibile ad accogliere i profughi ma che poi la situazione si era concretizzata con l’annuncio dell’arrivo a poche ore dal trasferimento. (Ansa)
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Profughi ‘respinti’ a distanza dai manifestanti scesi in strada nella notte con tanto di bancali per impedire l’arrivo nell’ostello a Gorino, frazione di Goro, nel Ferrarese, di 12 donne straniere nell’ambito del piano di accoglienza nazionale. Circa 150 cittadini avevano bloccato l’accesso alla struttura, l’ostello “Amore Natura” occupando la strada che collega i due paesi. Dopo ore di trattativa, la mediazione è fallita e si è deciso per motivi di ordine pubblico di non usare la forza e di non allontanare i manifestanti vista anche la presenza di donne e bambini tra le persone scese in strada. I profughi, 12 donne di origine centro-africana, sono rimasti fermi per alcune ore, nella notte, all’interno di un pullman lontani dal presidio. Alla fine gli immigrati sono stati ospitati temporaneamente, ed in attesa della decisione del prefetto di Ferrara, all’interno di strutture a Ferrara, Comacchio e Fiscaglia. Nella prima mattinata ancora una decina di persone erano presenti in strada per protestare lungo la via di accesso all’ostello e presidiare la situazione, in attesa di rassicurazioni da parte del prefetto: sempre per protesta, la maggioranza dei bimbi del paese sono stati tenuti a casa da scuola, tanto che lo scuolabus è arrivato vuoto a destinazione.
Sconcertato il prefetto di Ferrara, Michele Tortora. “Prendo atto della protesta, le 12 donne richiedenti asilo sono state sistemate in comuni limitrofi e probabilmente non torneranno a Gorino”, afferma Tortora. Il prefetto aggiunge: “Non credo che possiamo forzare la mano più di tanto. Comunque in giornata incontrerò il sindaco e faremo dei ragionamenti insieme”. Goro non ospita al momento alcun profugo, dice il prefetto, rispetto ai circa 800 gia’ presenti nella provincia di Ferrara. “Il sistema dell’accoglienza diventa sempre più stressante – sottolinea Tortora – ma le procedure sono state corrette. Non mi aspettavo una reazione del genere e l’ho trovata sconcertante”.
“Mi vergogno. Se in un momento come questo un comune come quello di Goro che ha ricevuto molto dalle istituzioni, non accoglie dodici donne straniere bisogna che si rifletta sul significato di collaborazione istituzionale”: con queste parole, il sindaco e presidente della provincia di Ferrara, Tiziano Tagliani, condanna la protesta dei cittadini. Quella di Goro “non è una realtà – ha detto Tagliani interpellato dall’AGI – in cui ci sia un sovraffollamento di stranieri”. Il sindaco di Ferrara ha poi definito “esagerata” la protesta anti-immigrati: “voglio pensare – ha sottolineato – che sia stata fomentata dalla politica. Rilevo una crescente difficoltà di dare esecuzione alle indicazioni del ministero dell’Interno” in tema di accoglienza agli immigrati. Le donne straniere, tra cui una incinta, originarie del Ghana e della Costa d’Avorio sono rimaste per sei ore nella caserma dei carabinieri di Ferrara fino a quando si è deciso intorno a mezzanotte e per motivi di ordine pubblico, di trasferirle in tre strutture nella stessa città estense, a Fiscaglia e a Codigoro. “Sono intervenuto – ha concluso Tagliani – perché quando ci sono situazioni di questo tipo è un dovere trovare una soluzione”.
E la stessa espressione usa pure il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento immigrazione del ministero degli interni, ai microfoni Gr 1 Rai, intervenendo sul caso: “Mi vergogno molto di quello che e’ successo a Ferrara, credo si debbano vergognare quelle persone che hanno impedito la sistemazione di donne e bambini”.
Mentre a Gorino il paese è in rivolta, nel capoluogo campano i cittadini mettono in moto una grande catena di solidarietà per accogliere i 465 migranti arrivati domenica mattina. Aiuti materiali, solidarietà, ma anche gli striscioni bianchi che tappezzano le strade di Napoli “Welcome refugees! Napoli is your home”.
E intanto in Sicilia continuano ad arrivare migranti. In base ai dati del ministero dell’Interno i migranti sbarcati sulle coste italiane dal 1 gennaio a oggi sono 153.450, il 9,83% in più rispetto allo stesso periodo del 2015, quando a sbarcare erano stati 139.712, e poco di più dello stesso periodo del 2014 quando a sbarcare erano stati 152.100. (AGI)
ronin
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Gorino, Calais e “l’euforia da naufraghi”. Cronaca di una strumentalizzazione senza più vergogna
Di Mauro Bottarelli
http://www.rischiocalcolato.it/2016/10/gorino-calais-leuforia-naufraghi-cronaca-strumentalizzazione-senza-piu-vergogna.html
Evito di addentrami nella vicenda di Gorino, la piccola frazione di Goro che ha visto metà della popolazione – circa 300 persone su 600 residenti – scendere in strada ed ergere barricate per evitare l’arrivo nel locale ostello di 11 donne, di cui una incinta e 8 bambini. Ovviamente, la propaganda imperante dell’accoglienza a tutti i costi ha intinto il pane dell’ipocrisia in questa vicenda, assurda nella sua proporzione d’impatto -un paesino e venti persone fa accogliere – ma paradigmatica di una situazione sfuggita di mano. Gli abitanti hanno saputo solo 6 ore prima del loro arrivo che il Prefetto aveva requisito l’ostello per accogliervi dei migranti e ne conoscevano il numero, non che fossero donne e bambini. Potevano essere venti nigeriani con fisico da mobile dell’Ikea, per quanto ne sapevano. Perché non sapevano: decide il prefetto sulle teste di tutti.
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E’ ovvio che guardando al telegiornale i volti di quelle donne e quei bambini ci si pone delle domande e ci si sente spiazzati nel giudicare quell’atto così estremo, almeno nell’immaginario della nostra società cloroformizzata al principio stesso di rivolta e reazione ma se c’è una cosa che non va fatta è cedere all’emotività. Perché quando uno come Matteo Renzi arriva a dire, “difficile giudicare la situazione, la popolazione è stanca” significa due cose. Primo, il suo grado di paraculaggine in vista del referendum e nella lotta con l’Ue per poter sforare i limiti nella manovra non ha davvero argine di decenza. Secondo, ha capito che la proverbiale corda si è spezzata. Per la prima volta, senza conseguenze gravi o violenze ma si è rotta.
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E a offrire un grosso contributo a quello strappo sono state, oltre alla dissennata politica di porte aperte del governo, persone come il prefetto Mario Morcone, il quale intervenendo ai microfoni del Gr1 Rai, ha dichiarato quanto segue: “È un amaro ricordo che quei cittadini si porteranno appresso a lungo. Gli italiani che rifiutano l’aiuto doveroso a donne e bambini sono ottusi, mi vergogno di averli come connazionali. Se non vogliono vivere nello stesso posto dove diamo accoglienza ai profughi, andassero a vivere in Ungheria. Noi staremo meglio senza di loro”. Ora, un rappresentante dello Stato che vede il suo lauto stipendio pagato anche dai 600 abitanti di Gorino si permette di dire una cosa del genere, senza che il Viminale lo rimuova immediatamente o lo richiami?
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Un prefetto che prefigura, per vergogna verso le scelte pur contestabili di suoi connazionali, il loro espatrio e l’accoglienza al loro posto di migranti, ha ancora il suo posto di lavoro? Solo in Italia. Si può dire che non si è d’accordo ma non si può trascendere, se si rappresenta lo Stato. Lo stesso Stato che ha fatto entrare da inizio anno 153mila persone, l’80% delle quali senza alcun requisito per restare in Italia. Di fatto, clandestini. E il prefetto, cioè lo Stato, cosa fa? Attacca i cittadini italiani, invece di evitare che le nostre città diventino dei campi profughi a cielo aperto.
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Perché è ovvio che le 20 persone che dovevano andare a Gorino non avrebbero creato problemi ma è l’idea stessa che lo Stato requisisca uno stabile privato e decida chi deve entrarci che non è accettabile per la popolazione di un Paese di 600 anime, così come di una metropoli come Milano che tra poco vedrà riempirsi di clandestini la caserma Montello. Questa
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è la circolare con cui la Prefettura di Verona requisiva un albergo privato per le “urgenti ed indifferibili necessità di alloggiare e gestire” i profughi. Grazie ad una legge che risale all’Ottocento, infatti, i prefetti possono “per grave necessità” disporre della proprietà privata dei cittadini e adottare provvedimenti di requisizione di strutture private. Inoltre, appare molto facile adesso sventolare le barricate di Gorino come l’archetipo del razzista medio italiano e appiccicare quella definizione addosso a chiunque si rifiuti di subire un’invasione, soprattutto perché evita di fare vedere come siano ridotte le periferie di Milano e Roma, completamente al collasso e senza più strutture in grado di reggere il minimo sindacale di accoglienza organizzata e gestita in sicurezza. Lo ha ammesso il sindaco Beppe Sala, non un pericoloso estremista di destra.
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A volte una Gorino oggi, senza violenza, può far spaventare la politica ed evitare che nasca una Calais, dopo sono in corso le operazioni di sgombero dalla famigerata “giungla”. Sono usciti già in 4mila ma adesso viene il difficile. Oltre al ricollocamento nei centri di accoglienza su tutto il territorio francese (e state certi che i simpaticoni d’Oltralpe, se potranno, spingeranno un po’ di quegli immigrati verso il nostro confine Nord), ci sono gli irriducibili, circa un migliaio, che ancora non accennano a lasciare il campo. La scorsa notte sono scoppiati diversi incendi nella zona dove si trovano i ristoranti, il fuoco ha fatto esplodere almeno due bombole a gas e un siriano è rimasto leggermente ferito al timpano. Le immagini diffuse in diretta dai canali all news francesi sono impressionanti e mostrano fiamme e fumo ma la prefettura si mostra rassicurante.
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Stando alle autorità transalpine, gli incendi volontari rientrano nel quadro di una tradizione dei migranti. Il fuoco sarebbe infatti un modo per “dire addio” alle loro capanne: ha detto il prefetto di Calais. Anche in Francia, a prefetti sono messi bene. Mi attendo a breve consegne su larga scala e pagate dall’Ue di Diavolina per facilitare i migranti nel loro rituale, mettendo contestualmente a rischio l’incolumità dei cittadini francesi che abitano nelle vicinanze. Tanto più che lo stesso Didier Leschi, direttore generale dell’ufficio francese per l’immigrazione e l’integrazione, intervistato in diretta da BFM-TV ha invece lanciato l’allarme: “Quello che sta succedendo è preoccupante, qualcosa di molto più serio di quanto si pensi. I pompieri stanno intervenendo per domare il fuoco che può essere pericoloso”. Ma come fai a negare ai migranti le loro tradizioni?
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Come vedete nel titolo ho usato l’espressione “euforia da naufraghi”. E’ presente nel libro di Julius Evola, “Cavalcare la tigre” e si riferisce alla sensazione di disperazione tipica di chi non sa quale sia il suo destino e che si tramuta in euforia, quasi in un’ultima danza prima del precipizio: per Evola era la peggior pulsione del nichilismo che attecchiva in quella che nella tradizione indiana si chiama Kaly-Yuga, l’età oscura, ultima fase di un ciclo temporale. E se ci pensate, fra crisi finanziaria ed economica, focolai sempre più diffusi di guerra, fenomeno migratorio e, non ultima, la rinnovata contrapposizione Est-Ovest, siamo davvero nella fase terminale di un’epoca, siamo davvero nell’età oscura. Bene, a Gorino hanno semplicemente deciso di dire basta all’euforia da naufrago, droga di ogni governo di questo Paese e mandare un segnale alle istituzioni: adesso basta.
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Finora, infatti, in Italia abbiamo ballato sul Titanic di un debito pubblico fuori controllo grazie alle prebende e alle mance, grazie agli 80 euro, ai voucher e al nero, ai contratti farsa fino alle false partite Iva agli stage non retribuiti alla delocalizzazione e quant’altro, al posto fisso che si tramuta in privilegio e all’assenteismo. Ma anche grazie agli acquisti a rete, al credito al consumo, alle carte di credito e revolving, alle finanziarie, al desiderio di ciò che non ci serve e non ci possiamo permettere ma che ci fanno desiderare per essere come loro. Morti ma con abbigliamento alla moda. Ora, invece, la parte sana e produttiva del Paese, che è la maggioranza e ha la faccia di chi ha passato la notte si quelle barricate senza torcere un capello ad alcuno (a differenza degli antagonisti), sta raschiando il fondo del barile del rischio sociale, ora l’Italia sa – in sempre più ampie fasce di popolazione – cosa sia davvero la povertà, cosa significhi fare la coda alle mense della Caritas. Non il faticare per arrivare al 27 del mese ma non arrivare al 10, una volta pagato tutto il dovuto. E, magari, conosce il pane nero dell’umiliazione e la tragica scorciatoia del suicidio, come tanti imprenditori che hanno visto i loro capannoni passare da orgoglioso esempio di impegno e deserto di tasse e lettere di licenziamento da consegnare.
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A Gorino non avevano paura di 11 donne e 8 bambini, avevano paura di cosa rappresentavano: il rischio di perdere, in prospettiva e guardando a cosa accade a Calais o in Germania, anche l’ultima cosa che si possiede. La propria terra e la propria vita, intesa come Weltanschauung e non come bene materiale, nonostante piaccia molto la declinazione malavogliana della difesa gretta della propria “roba”. L’Heimat dell’anima, prima che della carta d’identità. Così come l’anomìa, il caos, la trasgressione, l’anarchia diventano per l’evoliano occasioni per temprarsi in età oscura, così – più prosaicamente e senza certamente coscienza filosofica del gesto – quell’ordine di requisizione dell’ostello calato dall’alto da uno Stato visto come nemico, ha innescato la rivolta del popolo contro le istituzioni in nome di un’inconsapevole apolitìa, come la chiama Evola o “scelta impolitica”, come invece l’aveva definita Thomas Mann. Un gesto rivoluzionario, un gesto di autodifesa. Un gesto da non sottovalutare. E le parole di Matteo Renzi dimostrano che ha colpito nel segno. Indicando la luna, non chiedendo un giudizio sul dito.
robyuankenobi
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Mulder
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Al-Phano ed il Perfetto Barcone, dovrebbero essere messi su uno scafo e mandati in Libia per selezionare in partenza chi ha diritto all’ingresso. Normalmente invece, lo squallido Alfano non fa registrare gli sfollati, per poterli smistare in Europa.
Oggi quasi tutti i Paesi hanno chiuso le frontiere e quindi i 5-6000 che arrivano ogni giorno, sono una bomba che fra poco scoppiera’ in Italia…
Forse e’ un bene, cosi’ gli Italiani saranno finalmente costretti a muoversi ed a capire come l’Europa ci considera.. e che significato ha la parola Democrazia.
Consuelo
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Nakatomy
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L’ho appreso solamente dopo qualche minuto del mio post
Ma quello che sto vedendo in Sardegna con i miei occhi, è qualcosa di veramente vergognoso
Tutti in buona salute , tutti vestiti bene e con il telefono in mano con le cuffie nelle orecchie
I comuni della Sardegna non aiutano più le famiglie sarde con problemi finanziari , le casse sono vuote .
La maggior parte di questi africani sono quasi tutti maschi in giro nell’isola dalla mattina alla sera con delle biciclette ( profughi siriani nemmeno l’ombra )
l’ultima nave di ieri è stata dirottata a Palermo , in Sardegna non c’è più posto
Nascondono l’evidenza “regna il caos ”
Consuelo
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Nakatomy
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Un precedente per gli altri paesi.
Tutti insieme possiamo sconfiggere le scelte scellerate delle istituzioni dettate dal collasso del sistema dell’accoglienza.
Nakatomy
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Morte agli infedeli
Siamo arrivati al limite della sopportazione , la maggior parte di queste persone sono nigeriane ed altri paesi africani che non hanno niente a che fare con i profughi siriani .
Questo Papa sta minando le radici del Cristianesimo . Dell’Unesco non ne parliamo dopo le ultimi farneticazioni su Gerusalemme .
I nostri figli sono in pericolo dobbiamo usare la forza , l’Islam radicale sta entrando in Europa con l’aiuto degli infedeli della cristianità .
Bisogna fare presto , altrimenti saremo tutti sottomessi all’Islam
Cavalieri dell’ordine del tempio ➕
ronin
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è diventato di una evidenza palmare che questa è una invasione programmata per la sostituzione dei popoli europei con metticciati vari… il piano kalergi in piena attuazione…
Premio Carlo Magno o KALERGI 2016 a papa Francesco, Merkel e Renzi alla cerimonia in Vaticano
robyuankenobi
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