La Brexit minaccia i fondi pensione. Il calo dei rendimenti registrati dopo il voto che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea sono un pericoloso campanello d’allarme per i risparmi di milioni di persone.
Non solo l’Europa, però, è nel panico. La corsa post-refrendum a cercare riparo in obbligazioni più “sicure” ha fatto calare i tassi di interessi e messo sotto sopra i mercati globali, travolgendo inevitabilmente i fondi per le pensioni, che al 30 giugno hanno letteralmente “mangiato” i guadagni racimolati e fatto ingrandire i deficit.
Già l’anno era andato male di suo, ma ora il periodo nero prosegue a lunghe leve, toccando anche gli Stati Uniti, colpiti dal cambio di strategia dei piani degli investitori e consumatori a livello globale. Per analisti ed esperti di gestione, la Brexit ha esasperato quei problemi che comunque a livello mondiale già esistevano (e mordevano le caviglie dei risparmiatori) da anni: i bassi rendimenti, gli alti rischi di investimento e i guasti della finanza. Troppo per reggere anche il colpo di una uscita dall’Ue del Regno Unito, che rimescola le carte e rende il futuro sempre più incerto.
L’equazione è semplice, ma inquietante – ricorda anche il Wsj – i tassi più bassi fanno aumentare il valore delle obbligazioni, così i fattori negativi superano di gran lunga quelli positivi, per la maggioranza dei fondi. In questo modo le pensioni si riducono e spingono i risparmiatori a virare su lidi più sicuri, ma con scadenza più lunga negli anni. Il risultato è titoli a basso rendimento, poco guadagno e molta incertezza.