Matteo Renzi parla di un “buon Consiglio europeo” e di “consapevolezza” tra i leader nazionali della necessità di un rilancio dell’Ue. Ma alla fine nella conferenza stampa conclusiva del premier, dopo la due giorni di Bruxelles, l’attenzione è alla questione delle banche e al botta e risposta con Angela Merkel.
Nel suo briefing, la cancelliera ha posto uno stop all’ipotesi di modifica delle regole per permettere all’Italia eventuali interventi per la stabilizzazione del sistema bancario dopo la Brexit. “Abbiamo lavorato per darci regole comuni su risoluzione e ricapitalizzazione delle banche, e non possiamo cambiare le regole ogni due anni. Le basi attuali offrono spazio per rispondere alle necessita di specifici Stati membri”, ha detto. Pronta (e un po’ stizzita) la risposta di Renzi. “Devo confermare quel che ha detto Angela Merkel: nessuno di noi vuole cambiare le regole, sono state cambiate nel 2003 per superare il tetto del 3% e Berlusconi accettò di violare le regole per fare un favore a Francia e Germania. Noi – ha aggiunto – abbiamo grande capacità di rispettare le regole e continueremo. Gli ultimi a non rispettare le regole sono stati i tedeschi, grazie alla generosità di Berlusconi”.
E comunque “è da 4 giorni che non parliamo di altro che di banche. Basta con questa continua discussione ‘Tizio ha detto questo e Caio l’altro, perché è un atteggiamento di subalternità. Non siamo qui a prendere le lezioni dal maestro”. Anche perché il governo, ha rivendicato il premier, ha “messo il sistema bancario in sicurezza” e “fatto pulizia nel settore del credito”, in particolare con la riforma delle popolari, che è stata non un “piacere alle lobby” ma “nell’interesse dei correntisti”. Comunque Renzi non prevede impatti negativi rilevanti dalla Brexit per l’economia italiana. Ieri, proprio al Consiglio europeo, il presidente della Bce Mario Draghi ha ipotizzato un possibile calo della crescita del Pil nell’Eurozona fino allo 0,5% in tre anni. Sicuramente, ha ammesso il presidente del Consiglio, “l’ipotesi che le cose vadano un po peggio di quel che si immaginava sta nella logica dei fatti” e “l’Unione farà tutto ciò che deve fare per dare una risposta forte”.
Però, ha aggiunto, “noi abbiamo uno studio che sottolinea come il nostro rapporto di interscambio con l’Uk non è il primo a risentirne, ci potrebbe essere un effetto limitato sull’economia reale, sappiamo che se c’è un rallentamento di tutti ci sarà un rallentamento anche dell’Italia. Ma ora l’obiettivo è fare di tutto per fare la nostra parte”. In particolare l’Italia deve “sbloccare gli investimenti” per sostenere la crescita e colmare il “gap” con i Paesi più forti. In uno slogan: “Più keynesiani e meno tayloristi”. Ma nella “capitale” dell’Ue Renzi (che ha aperto il suo intervento in Consiglio ricordando la deputata laburista Jo Cox) vuole parlare di Europa, un’Europa sotto “shock” per “la sberla” avuta con la Brexit e che deve “scuotersi” e rendersi conto “che è arrivato il momento di rilanciare sulle cose che valgono davvero o avremmo perso una occasione”. L’Italia, in questo processo, vuole avere un ruolo da protagonista e non a caso il premier ricorda che le conclusioni del Consiglio europeo ricalcano le priorità individuate dal vertice di Berlino con Merkel e Hollande: “L’Italia ha l’ambizione guidare il cambiamento, portando idee e proposte e non chiedendo cambiamenti di regole”. “In questi anni – ha scritto poi Renzi nella sua e-news – le istituzioni europee sono apparse molto attente all’austerity e alle questioni finanziarie (e non sempre nel modo giusto). Ma l’Europa è stata timida e distante quando dovevamo parlare di valori, di crescita, di immigrazione, di futuro.
La posizione italiana non è cambiata: mettiamo al centro l’Europa degli ideali, ma anche degli asili nido, delle scuole, dei musei, delle piazze e non dei muri. L’Europa comunità contro l’Europa della sola tecnocrazia. L’Italia lo dice da mesi. Spero che questo shock ci aiuti a procedere nella direzione giusta”. E forse, di conseguenza, anche a evitare un “effetto Brexit” sul referendum di ottobre. Renzi sa, e lo scrive nella sua newsletter, che il voto è “un rischio” ma del resto “chi ha paura dei rischi non può fare politica”. Ma chi si oppone alle riforme lo fa perché ha paura di perdere i posti” e “ha tutto da guadagnare dall’ingovernabilità e dalla palude”. E se il sì sarà sconfitto, ribadisce, il premier va a casa perché non vuole “diventare un pollo da batteria”.