Ci siamo: sono ufficialmente aperte le urne in Gran Bretagna per il referendum sull’appartenenza all’Unione Europea, una consultazione che potrebbe segnare il futuro del Vecchio Continente. “Il Regno unito deve continuare a essere un membro dell’Unione europea o lasciare l’Unione europea?” leggeranno sulla scheda gli elettori del Regno. E potranno scegliere tra due risposte: Restare (“Remain”) un membro dell’Unione europea, lasciare (“Leave”) l’Unione europea. Il quesito piuttosto verboso è studiato per evitare qualunque confusione nel caso in cui, per esempio, gli elettori non sappiano se il Regno unito sia o meno un membro dell’Ue.
Borse asiatiche in rialzo nel giorno in cui i britannici decidono se far rimanere o meno il loro paese nell’Unione Europea. Tokyo, prossima alla chiusura, fa registrare un rialzo dello 0,81%, mentre Hong Kong guadagna circa lo 0,20%. Bene anche Shanghai, in progresso dello 0,80%. Vedi a fondo pagina:
La Brexit apre nuove opportunità di acquisto
di Michael Boye, Fixed Income Trader – Saxo Bank
Leggi anche: Brexit, bookmakers: remain all’80%. E Soros fa il catastrofista
Evitata anche la connotazione positiva o negativa di una risposta “sì” o “no”. In base agli ultimissimi sondaggi il campo “Leave” sarebbe in lieve vantaggio, ma la percentuale di indecisi è talmente alta che è l’attendibilità delle rilevazioni è tutta da dimostrare. Oggi votano i cittadini irlandesi, britannici e del Commonwealth maggiorenni residenti nel Regno unito, i cittadini britannici che vivono all’estero, iscritti nei registri elettorali britannici negli ultimi 15 anni, i cittadini del Commonwealth a Gibilterra. Non voteranno invece, come accade per le elezioni politiche, i cittadini Ue che vivono in Gran Bretagna.
I seggi saranno aperti dalle 7 alle 22 locali (dalle 8 alle 23 italiane) e lo spoglio inizierà subito dopo la chiusura in 382 centri in tutto il Paese, compresa Gibilterra. Non ci saranno exit poll ufficiali perchè i sondaggisti dicono che l’assenza di voti recenti comparabili nel Paese inficia l’accuratezza dei sondaggi. Tuttavia alcuni hedge funds e banche hanno commissionato exit poll privati che consentiranno loro di operare sui mercati mentre il voto è ancora in corso. I 382 centri dichiareranno i risultati indipendentemente nel corso della nottata. I primi due, Sunderland nel nordest dell’Inghilterra e Wandsworth a Londra, dovrebbero dichiarare attorno alle mezzanotte e mezza locale, l’1,30 di notte in Italia. La prima ondata importante di risultati è attesa attorno alle due, le tre in Italia. L’affluenza dovrebbe essere dichiarata prima e dovrebbe dare una indicazione del risultato: in caso di affluenza elevata si ipotizza una vittoria del “Remain”. I risultati locali verranno dichiarati e raccolti in 12 centri regionali. Il responsabile dello spoglio dichiarerà il risultato definitivo al municipio di Manchester.
I britannici si sono già espressi sulla questione europea nel 1975, quando la Ue si chiamava Comunità economica europea. Il referendum di giovedì 23 giugno è stato proposto nel 2013 dal premier David Cameron, quando il suo partito conservatore era sotto pressione per la crescente popolarità dell’Ukip, che vinse le elezioni europee l’anno successivo. Cameron promise il referendum ai sostenitori euroscettici del suo partito e vinse le elezioni di maggio 2015. Ora il premier, dopo aver rinegoziato con i leader europei le condizioni dell’adesione di Londra alla Ue, è schierato per il Remain.
Il risultato del referendum non è vincolante e in caso di vittoria del Leave il Parlamento dovrà respingere l’European Communities Act del 1972, che incorpora il diritto europeo nella legislazione britannica, e ratificare il ritiro dell’accordo. I parlamentari tecnicamente possono scegliere d’ignorare l’esito del referendum, ma sarebbe quanto meno bizzarro andare contro la volontà popolare.
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La Brexit apre nuove opportunità di acquisto
di Michael Boye, Fixed Income Trader – Saxo Bank
- Spesso i sondaggi relativi a votazioni sull’indipendenza sono sbagliati
- I mercati iniziano ad aspettarsi un forte consensus sul “Remain”
- La Brexit potrebbe ancora fornire opportunità di acquisto
È arrivata l’estate e con lei, pare, un nuovo dramma per l’Unione Europea. La saga del debito greco è ancora fresca nella nostra memoria e quest’estate vede nuovamente un vortice di opinioni a causa del voto di oggi. (Nel momento in cui scriviamo queste righe, tuttavia, l’ottimismo ha iniziato a propendere a favore del versante “Remain”). Un’osservazione interessante che può supportare questo spostamento è che, nonostante gli opinion polls mostrino una sostanziale parità di opinioni, la storia dei referendum relativi ad un’indipendenza ci mostra più probabilità per una soluzione di “status quo” (nel nostro caso per il “Remain”), piuttosto che per ciò che prospettano i sondaggi d’opinione. Nel grafico seguente, gentilmente fornito da Deutsche Bank, possiamo infatti riscontrare che ciò si sia verificato sia nel caso del referendum scozzese del 2014 che in quello del Quebec del 1995 (va detto, però che la dimensione del campione è piuttosto piccola per questo genere di tematiche).
Se l’elettorato britannico, tuttavia, decidesse per un’uscita shock dall’UE, le classi di attività a reddito fisso più a rischio sarebbero, a nostro avviso, gli spread periferici e i crediti europei ad alto rendimento, poiché l’incertezza legata al futuro dell’unione (come anche i movimenti indipendentisti in altre aree) consentirebbe l’aumento dei premi di rischio. Guardando oltre al panico nel breve-termine, riteniamo però che una decisione propendente per l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa possa comunque potare con sé opportunità di acquisto a lungo termine. L’impatto specifico di una Brexit rimane incerto, e sappiamo bene che l’incertezza non va a favore dei mercati. Forse è questo, allora, il maggior fattore alle spalle di tutto questo nervosismo. In realtà, e indipendentemente dall’esito del referendum, domani mattina non ci sarà alcun cambiamento definitivo. Nel caso in cui vinca il “Leave”, infatti, si dovranno intavolare dei negoziati politici tra UK e UE in modo da definire le condizioni dell’uscita.
In questo caso, sarà molto probabile che si opti per una soluzione pacifica, con tutta una seria di condizioni immutate in merito agli scambi economici più importanti e con un’armonizzazione dei relativi parametri. Entrambe le parti sono infatti decisamente interdipendenti da un punto di vista economico (un esempio tra i tanti sono le pressioni da parte delle case automobilistiche tedesche per mantenere l’accesso al mercato UK). Oltre all’integrazione commerciale, anche gli accordi legali tra UK e UE sono decisamente significativi dopo tre decadi di appartenenza, si cercherebbe quindi una transazione più trasparente aumentando le probabilità di un accordo in stile Norvegia o Svizzera. La campagna per l’uscita è stata anche sostenuta dalla tesi che la capacità, da parte di un Regno Unito indipendente, di creare nuovi accordi commerciali con gli Stati Uniti e la Cina sarebbe la riprova che la permanenza nell’Unione sia stata alquanto inutile fino ad ora. In definitiva, riteniamo che gli investitori farebbero bene a ricordare la ormai famosa massima di Buffett: “Sii avido quando gli altri sono timorosi, e viceversa!”.
Nakatomy
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#Brexit: Latest poll (Not an exit poll): 52% for staying in EU, 48% for leaving –
peter pan
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Domani ci sveglieremo e lo sapremo. Naka lo saprà senza dubbio prima di me….
Nakatomy
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Ciao Peter , sei troppo gentile nei miei confronti :))))))
Mi sto godendo il rialzo dello ZAR su USD , ma sto per chiudere tutto..
Non voglio sorprese negative con l’Asia questa notte