Per contrastare i nuovi attacchi terroristici, Consiglio d’Europa vuole rafforzare i piani post Bataclan e Charlie Hebdo. Ma i fatti dicono: non hanno prodotto alcun risultato.
Incapacità o debolezza? O cosa? Tra poco si incontrano a Bruxelles i ministri degli Interni e della Giustizia dell’Unione europea. È una riunione straordinaria convocata d’urgenza dopo l’attacco terroristico nella capitale belga ed europea. Del tutto simile sulla carta a quelle seguite alle stragi parigini, al sangue di Charlie Hebdo e al massacri parigini di novembre. Allora le promesse e gli impegni furono alti e roboanti. Le ricadute, quasi nulle.
Oggi si rischia di fare il tris. Secondo la bozza di conclusioni del consiglio, i ministri suggeriscono di giocare la carta del rafforzamento della vigilanza online, creando un’alleanza con i provider Tlc e digitali per tracciare in modo più puntuale i movimenti dei jihadisti e dei loro network. L’idea è di mettere in piedi entro giugno un intervento legislativo che consenta di elaborare e coordinare meglio la ricerca di prove digitali dei movimenti fisici e finanziari dei terroristi. Era ora, si potrebbe dire. Ma un testo legislativo di qui a tre mesi, con la possibilità che entri in vigore entro fine anno, non è un granché quando ci sono in giro 400 pazzi che mirano alle centrali nucleari. Adesso, per giunta.
La Commissione europea insiste nel chiedere la costruzione immediata di una agenzia di Intelligence a ventotto, una vera cabina di regia per i ventotto governi. Molti governi, Germania in testa, non sono favorevoli. Sarebbe l’unico modo per superare le gelosie fra i sistemi di inchiesta nazionali. La minaccia è globale e così dovrebbe essere la risposta. Siamo tuttavia ancora parecchio lontani. Come lo siamo dall’agenzia anti jihad avanzata dalla Francia lo scorso autunno.
Potrebbe andare avanti – ma doveva già succedere lo scorso anno – l’approvazione del registro europeo dei passeggeri, il cosiddetto Pnr. Serve a custodire i dati di chi viaggia dalla carta di credito usata per acquistare il biglietto al vettore usato, compresi i voli interni. Sarà adottato «nelle prossime settimane», dice la bozza. Davvero? In realtà molti gruppi politici temono per gli effetti sulla Privacy, mentre altri fanno notare che è una misura parziale. Senza contare che, secondo l’autorità per la Privacy europea, è una misura che non sopravvivrebbe un ricorso alla Corte di Giustizia Ue perché in violazione dei diritti fondamentali dei cittadini.
Nella bozza i governi si impegnano a un miglio coordinamento e uno scambio di informazioni. Sappiamo che il dialogo ha funzionato male, sinora. Invitano anche a condurre in modo «più sistematico» i controlli alle frontiere esterne dell’area Schengen. Dovrebbero averlo fatto da mesi. Peccato che, come in pochi sembrano aver capito davvero, i terroristi sono nati e vivono nelle nostre città.
di Marco Zatterin
Fonte: La Stampa