Google si schiera al fianco di editori e giornali contro i “troll”. La nuova arma, ancora in fase sperimentale, si chiama Perspective e promette di migliorare le conversazioni online combattendo l’odio in rete. Si tratta di una tecnologia che, usando il machine learning, è in grado di riconoscere e identificare i commenti offensivi che compaiono, gratuitamente, sotto ogni articolo.
I numeri (e l’autocensura)
Jared Cohen, classe 1981, presidente di Jigsaw (ex Google Ideas), l’incubatore tecnologico dell’azienda di Mountain View, presenta Perspective partendo da un numero significativo.
- 72%: secondo l’istituto di ricerca Data & Society è la percentuale di americani che, nel 2016, è stata testimone di questo fenomeno;
- la metà di questi è stata coinvolta direttamente in questi flussi di odio;
- un terzo, per paura delle reazioni, ha evitato di commentare pur avendo la possibilità di contribuire, in modo costruttivo, alla discussione.
L’aiuto della community
Sono gli utenti a giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo di Perspective. I commenti che la tecnologia prende in esame, infatti, vengono contrassegnati con uno “score”. Un punteggio assegnato in base alle indicazioni che i lettori hanno dato su commenti simili e segnalati per il loro contenuto volgare e “tossico”.
Tutto ciò farà sì che Perspective continui a evolversi e a migliorare. Esperienza dopo esperienza. In fase di costruzione, infatti, questa tecnologia ha imparato a identificare decine di migliaia di ingiurie e insulti. Commenti che sono stati, prima di tutto, selezionati manualmente dai ricercatori di Google. Una base fondamentale che sarà implementata continuamente dai nuovi esempi che gli utenti proporranno in ogni singola discussione.
La partnership con il New York Times
La fase beta di Perspective è stata testata, negli scorsi mesi, grazie ad un lavoro congiunto con il New York Times. Più precisamente con il team che, ogni giorno, controlla e modera oltre 11mila commenti. Tutti prima della pubblicazione. Un numero elevatissimo che ha portato il giornale a fare una scelta dolorosa: aprire alla discussione solo il 10% degli articoli. Con la tecnologia di Google è stato possibile costruire dei modelli che semplifichino queste operazioni di analisi e valutazione. Uno strumento che consentirà di aumentare questa percentuale così bassa.
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Si parte con l’inglese
Per ora Perspective funziona solo nell’analisi di commenti scritti in inglese: “Ma già nel prossimo anno ci piacerebbe avviare nuove collaborazioni per offrire modelli che funzionino anche in lingue diverse” ricorda Cohen. E non solo. Le applicazioni potrebbero riguardare anche altri contesti: “Ad esempio potrebbe essere capace di identificare commenti riconosciuti come attacchi personali oppure quelli che, pur espressi senza offendere, non c’entrino nulla con il tema trattato”. Un anti-spam, insomma.
Il ruolo dei giornali
Gli scenari che Cohen descrive sono diversi. Perspective è innanzitutto uno strumento che potrà cambiare le regole legate alla moderazione dei commenti e semplificare la vita dei social media manager. Ma avrà anche un ruolo fondamentale nel sensibilizzare le community sull’importanza dell’apporre la propria firma e le proprie dichiarazioni sul web. Abbatterà cioè le distanze che, nella mente di molte persone, permangono tra reale e virtuale. Tra voce e tastiera: “Ma potrete direttamente vedere il livello di “tossicità” del vostro intervento nel momento in cui lo state scrivendo”.
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L’obiettivo finale è quello di provare a invertire una rotta che sembra portare molte piattaforme verso una deriva d’odio e rabbia. Combattere le fake news da un lato e apporre un veto all’odio, grazie all’intelligenza artificiale, dall’altro. Due ingredienti che mescolati insieme potrebbero farci cambiare prospettiva sul futuro del giornalismo online. (AGI)
Cesare58
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Elmoamf
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Un saluto,
Elmoamf
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qui ci sono un pò di articoli da leggere sulla censura
http://www.controinformazione.info/?s=censurahttp://www.controinformazione.info/?s=censura
prossimo passo, il ministero della verità
ronin
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Google oscura il web pro-Trump: colpo di Stato in arrivo?
http://www.libreidee.org/2017/02/google-oscura-il-web-pro-trump-colpo-di-stato-in-arrivo/
«In una escalation repressiva della libertà di parola degna di una Cina comunista, Google ha lanciato una purga per smantellare i siti web che appoggiano il presidente Trump». Lo denuncia Mike Adams, tra gli “editor” del sito “NaturalNews.com”, «cancellato da Google, attraverso la rimozione di oltre 140.000 pagine di contenuti che trattano di prevenzione di malattie, terapie nutrizionali, ricerche scientifiche sulla contaminazione ambientale e molto altro». La rete è in subbuglio per questa evidente violazione della libertà di espressione, dopo che la censura di Google denunciata da “Natural News” è diventata virale sui social, nelle interviste radio e negli articoli su tutti i media indipendenti. “Natural News”, dice Adams in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”, è stato presa di mira, probabilmente, perché non solo ha pubblicamente previsto la vittoria del presidente Trump molto prima che si verificasse, ma ha apertamente appoggiato le politiche di Trump «atte a proteggere l’America, drenare la palude e ripristinare la repubblica». Ma l’oscuramento di “Natural News” è solo «la prima mossa di una vasta purga della libertà di parola da parte di Google per mettere a tacere le voci pro-Trump in tutta la rete».
Dopo il primo annuncio di Adams, che denunciava «la scioccante censura di “Natural News” da parte di Google», l’editor è stato contattato da diversi gestori di siti che affermano di essere stati messi offline anch’essi più o meno nello stesso momento.
Il sito “Is My Website Penalized” (il mio sito è penalizzato?) mostra che almeno 470 siti web sono stati declassati o addirittura bannati da Google nell’ultimo mese. «Probabilmente molti di questi 470 siti meritavano di essere messi offline per codice maligno o infezioni da malware», ammette Adams, che però esclude che il problema riguardasse “Natural News”, come confermato da Google Search Console. «Natural News è stato bannato attraverso una “decisione umana” che non ha alcuna giustificazione ed è stata emanata senza alcun preavviso né possibilità di appello». Di fatto, continua Adamas, «qualcuno di Google ha semplicemente deciso che non gli piacevano i contenuti di “Natural News”, e ha premuto l’interruttore “memory hole” (buco della memoria) sull’intero sito in un attimo, un po’ come quando hanno fatto detonare gli esplosivi ad alto potenziale per abbattere l’Edificio 7», cioè il palazzo di Manhattan crollato l’11 Settembre senza essere stato colpito né dagli aerei, né dagli incendi.
«Questo – continua Adams – si aggiunge al sabotaggio economico commesso contro “InfoWars”», quando Adroll, la piattaforma per la pubblicità di Google, «ha tolto la pubblicità a “InfoWars” senza preavviso», con un danno, secondo “InfoWars”, di 3 milioni di dollari. «Due giorni prima, “Breitbart News” è stato preso di mira con la rimozione di Milo Yiannopoulos, grazie a dei video-leaks orchestrati da gruppi di facciata legati a George Soros». Attenzione: «E’ il preludio di un’enorme false-flag o di un golpe contro il presidente Trump?». La faccenda è serissima, sottolinea Mike Adams: «Per quale ragione Google si darebbe tanto disturbo impegnandosi nella oltraggiosa censura e nel sabotaggio economico di due dei maggiori media indipendenti al mondo, in un’azione censoria consecutiva che quasi grida “urgenza!”?». La risposta è ovvia: «Qualcosa di grosso sta per essere messo in atto contro Trump, e le maggiori voci a sostegno di Trump vengono silenziate in modo sistematico, una ad una, per essere certi che nessun media indipendente possa contrastare la narrazione ufficiale che verrà propagandata dai media spacciatori di fake news (Cnn, WashPo, Nyt, etc.)». Per Adams, «questo non è altro che fascismo». Succede «quando le multinazionali eseguono gli ordini dello Stato Profondo che pianifica di causare disordini di massa o morte per rimuovere Trump dal potere». Tra gli altri “pericoli”, secondo Adams, c’è anche la possibilità che Trump «possa rendere pubblica la verità sui legami con la pedofilia di importanti politici di Washington».