In Forza Italia la chiamano la «strategia win-win». Con o senza il centrodestra Berlusconi vuole sedersi al tavolo della futura maggioranza che uscirà dalle elezioni politiche. Ancora non c’è una data del voto, molto probabilmente si arriverà alla scadenza naturale del 2018. E non si sa nemmeno con quale legge elettorale gli italiani andranno alle urne. Tuttavia il Cavaliere è convinto che, comunque andrà, sarà un successo. Per lui, ovviamente. E non esclude di poter partecipare alle larghe intese con il Pd.
Berlusconi: “Se M5S vince elezioni, meglio cambiare paese”. “Ancora più pericolosi dei comunisti nel ’94”
Ma in prima battuta il Cavaliere tenterà di rimettere in piedi il centrodestra che i vari sondaggi danno attorno al 30%, convinto che alla fine Salvini e Meloni limiteranno le loro pretese sovraniste e di leadership. «Se sentono odore di vittoria e di ministeri abbasseranno la cresta», ha detto l’ex premier nelle ultime riunioni riservate. Se poi il leader del Carroccio dovesse «fare i capricci», insistere con la sua «fissazione di candidato premier» con un programma che prevede l’uscita dall’euro, allora dovrà fare i conti con un bel pezzo del suo partito. In caso di rottura non è escluso che Berlusconi chieda al suo amico Bossi di presentare una lista leghista alleata a Fi. Ma il vero problema per Salvini sarebbe Maroni che il prossimo anno, sempre nel fatidico 2018, si ricandiderà alla presidenza della Lombardia. E per essere rieletto avrà bisogno dei voti dei berlusconiani.
Questi i ragionamenti che si fanno ad Arcore, «Matteo stia in campana e non scherzi troppo a fare il Trump italiano». Berlusconi è comunque consapevole che il centrodestra, ammesso che si presenti unito come una coalizione, non riuscirà a raggiungere il 40% necessario a conquistare quel premio di maggioranza che consente di governare senza altri alleati. Quindi immagina l’altro forno, quello del Pd che a sua volta non avrà i numeri tornare a Palazzo Chigi a causa di un sistema proporzionale. «Faremo di tutto per evitare che al governo vadano i 5 Stelle: sarebbe una catastrofe per l’economia italiana», avverte Berlusconi. Insomma, in un modo o nell’altro il Cavaliere si considera vincente. Ma Salvini e Meloni non voglio recitare la parte degli utili idioti di questa «strategia win-win».
La leader di Fratelli d’Italia infatti pone una serie di condizioni per l’alleanza: una di queste è la «clausola anti-inciucio». Il Cavaliere la firmerà? Poi c’è l’altro «elemento dirimente» posto da Meloni, cioè la collocazione europea: «o con l’establishment o con il popolo». E il termine «dirimente» lo usa anche Salvini quanto ai rapporti con la Cancelliera tedesca: «Non si può essere alleati della Merkel in Europa e con Salvini in Italia. Ho tanti difetti, ma sono coerente, spero che altri facciano lo stesso».
Vedremo chi sarà più coerente. Intanto sono questi i problemi che stanno impedendo l’incontro tra i tre protagonisti del centrodestra. Ci sono stati telefonate tra Berlusconi e Salvini in questi ultimi giorni, ma il faccia a faccia è rinviato, deve essere preparato per bene. «Ci vuole un metodo e un merito, altrimenti sono incontri inutili», dicono i pontieri che stanno faticando molto. Sembra però difficile che il rendez-vous ci sia nei prossimi giorni. Il motivo è semplice. Meloni sabato ha programmato a Roma un convegno anti-Europa mentre al Campidoglio si celebrano i 60 anni dei Trattati europei. Nello stesso giorno Salvini sarà a Lampedusa, per sottolineare il «fallimento» di Bruxelles nel contrastare il fenomeno dell’immigrazione. Il 29 marzo Berlusconi sarà invece al congresso del Ppe, a Malta, accanto alla Merkel e al suo Tajani eletto presidente del Parlamento europeo con i voti dei popolari e grande fan di Angela.
Fonte: La Stampa
Berlusconi recluta saggi per rilanciare l’economia
Berlusconi fa crescere il suo «Albero delle libertà», l’aggiornamento al programma liberale di Forza Italia.
L’albero, che il Cavaliere avrebbe voluto chiamare «quercia», simbolo di robustezza e resistenza, ha i suoi sette rami portanti ben delineati ma altrettanto importanti sono le fronde e i frutti che queste dovrebbero produrre. Per far questo l’ex premier non lesina incontri e faccia a faccia con chi ritiene in grado di dare contributi. Due le direttrici su cui si muove l’ex premier. La prima è quella di incontri con rappresentanti di categoria in grado di fornire focus sui temi che riguardano artigiani, commercianti, piccoli imprenditori in generale, agricoltori. Costoro, oltre ad indicare le proprie priorità dal punto di vista legislativo, indicheranno anche alcune personalità che potrebbero entrare nelle liste elettorali per le prossime elezioni politiche.
L’altra direttrice su cui si muove Berlusconi è quella di mettere in piedi una sorta di «consulta delle libertà» composta da economisti, esperti, professori universitari, intellettuali e filosofi in grado di disegnare un impianto liberale, aggiornato ai tempi che corrono. L’economia è globalizzata e i problemi economici sono strettamente legati a quelli burocratici e sovranazionali. Top secret su chi siano i membri della «squadra dei saggi» al lavoro anche se un’indiscrezione trapela: l’ex presidente del Cnel e già ministro per le Attività produttive nel secondo governo Berlusconi, Antonio Marzano, sarebbe già stato contattato dal Cavaliere per dare il suo contributo. Accanto a Marzano, è presumibile che anche Antonio Martino faccia parte del pool.
In ogni caso Berlusconi va avanti a studiare proposte che potrebbero riportare il centrodestra a Palazzo Chigi con il suo proverbiale ottimismo. Fa spallucce in merito agli screzi con Salvini che, nelle ultime settimane, ha qualche gatta da pelare interna. Nel Carroccio, specie nella base e tra i militanti senza galloni appuntati sulla giacca, monta il nervosismo. In tanti ritengono che il seppur ottimo livello di consenso raggiunto dal leader abbia raggiunto il suo apice. Il 12,7%, foss’anche il 15 o il 18, non sarebbe sufficiente per governare il Paese. Quindi converrebbe scendere a patti con l’alleato forzista e puntare a palazzo Chigi per non lasciarlo in mano a Grillo. Inoltre non piace affatto l’archiviazione di temi storici del Carroccio come il federalismo, la questione settentrionale e l’abbraccio troppo stretto al lepenismo. A dare voce ai malpancisti è Umberto Bossi che anche ieri s’è smarcato dall’ordine del «capo» ed è rimasto in aula. A Montecitorio c’era il capo dello Stato per celebrare l’anniversario dei 60 anni dei Trattati di Roma e i deputati del Carroccio hanno preferito inscenare un sit-in di protesta in piazza. Tutti tranne il Senatùr che è rimasto al suo posto: «Sempre meglio ascoltare quel che viene detto».
Anche la linea radicalmente antieuropeista di Salvini non convince tutta la Lega. Men che meno il Cavaliere che, per ora, ha confermato la sua presenza al congresso del Ppe che si terrà a Malta i prossimi 29 e 30 marzo. Una presenza che, a detta di Berlusconi, non incrinerà i rapporti con gli alleati perché «vi giuro che il centrodestra rimarrà unito», è il suo refrain.
Fonte: Il Giornale
robyuankenobi
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Elmoamf
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L’espressione utilizzata era naturalmente in senso metaforico rispetto alla tradizione peculiare italiana di dividersi e poi riunirsi in frazioni, prima antagoniste e poi alleate, con puntuale appoggio dell’ingordo invasore straniero.
E’ noto come dopo il collasso della Civiltà Romana – unica espressione concreta , a mio modesto avviso, di unità europea nella storia continentale – il belpaese abbia vissuto di costante e ostinata frammentazione.
Una frammentazione che è stata in grado di esprimersi ed appoggiarsi, di volta in volta, grazie alle mai celate anzi piuttosto ricercate sponde oltralpe e Outremer.
Le brevi epoche di stampo risorgimentale prima e d’unità nazionale poi non sono state evidentemente in grado di riconciliare le nostre molteplici comunità consolidandole in un nuovo e moderno humus socio-istituzionale quale in passato era considerata, graniticamente, la Civitas Romana.
Epoche che hanno certamente avuto il pregio di essere state interpretate da uomini di stato di spessore e levatura storica… cosa sulla quale diversamente oggi non possiamo affatto più vantare.
E’ pur vero che personalità di caratura storico-politica, statisti degni di questo nome, è difficile ormai trovarli un po’ dappertutto.
E’ il segno dei tempi.
E’ nella tendenza della Civiltà Moderna la parcellizzazione, la spersonalizzazione, la frantumazione delle identità dei popoli e delle culture, per creare un unicum indistinguibile in cui gli esseri umani non siano più in grado, al fine e definitivamente, di riconoscersi come comunità ma soltanto considerarsi come individui avulsi e scollati da qualsivoglia altra esistenza.
Un paradosso tipico dei meccanismi di potere ove la separazione è alla base dell’unità e l’unità si nutre e costruisce solo sulla separazione.
Un struttura di “governo” in cui il dominante (la minoranza silenziosa) ha bisogno del consenso spontaneo del dominato (la maggioranza massificata) per poter entrambi assumere un senso, un ruolo ed un significato compiuto, in un perenne conflitto d’interessi tra fazioni rivali che mette tutti contro tutti.
L’effetto della società globale, del melting pot, che annulla le linee di confine dando l’impressione (apparente) di un profondo senso di libertà e vicinanza all’altro, al prossimo, ma che in realtà cancella di fatto la stessa natura intima delle persone.
Un conflitto senza fine quindi… del tutto illogico da un punto di vista essenzialmente razionale ma inevitabilmente ed emotivamente coerente rispetto ai primordiali istinti predatori del genere umano… pronto a distruggere persino se stesso pur di conquistare il potere!
E con questo pappone incomprensibile mi permetto di offrirti un sano bicchiere di Barolo, simbolo dell’Unità d’Italia, dal gusto austero e dal profumo intrigante capace di esaltare con la sua struttura la poliedricità universale dell’indole italiana!
Saluti,
Elmoamf
robyuankenobi
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Elmoamf
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Logico e conseguenziale pragmatismo opportunista in salsa tutta italiana.
Saluti.
Elmoamf
robyuankenobi
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peter pan
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Te saludi.
robyuankenobi
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