Un ultrafalco di estrema destra e una colomba nella nuova Casa Bianca. Donald Trump inizia a formare la squadra che lo affiancherà dal 20 gennaio 2017 e sceglie il fedelissimo Stephen Bannon come stratega e il moderato Reince Priebus come capo di Gabinetto. Sul fronte dell’immigrazione, il neo presidente ammorbidisce la posizione (espellerà “3 milioni di clandestini” con precedenti penali) ma insiste che vuole costruire “il muro” lungo la frontiera con il Messico.
CHI E’ IL MODERATO REINCE PRIEBUS, CAPO DI GABINETTO
In un’ottica pragmatica e concreta da futuro inquilino della Casa Bianca, Trump ha iniziato a comporre la sua squadra di governo partendo dall’incarico più importante: il capo di gabinetto (di fatto una sorta di premier/coordinatore della sua amministrazione) sarà Reince Priebus, attuale presidente del partito repubblicano, sin dalla prima ora tra i pochissimi esponenti del Grand Old Party (Gop) non ostili a Trump: è stato un ponte con l’establishment e il partito quando si era creata una frattura tra i vertici e la sua campagna elettorale. Fu lui a organizzare l’incontro pacificatore con lo Speaker della Camera, Paul Ryan. Priebus è uomo considerato moderato, molto più dell’altro in corsa, Stephen Bannon.
CHI E’ STEPHEN BANNON, IL ‘CAPO STRATEGA’
Bannon, ex patron del sito conservatore Breitbart, ex capo della campagna elettorale, sarà “capo stratega e consigliere anziano” della Casa Bianca, una carica inventata appositamente per lui. Bannon ha guidato per 4 anni, dopo la morte del suo fondatore, Andrew Breitbart, il sito populista facendone l’orgoglioso portavoce, lo ha detto lui stesso, “della “piattaforma di alt-right”, una piccola ma rumorosa frangia legata all’ideologia della destra radicale, suprematista e anti-semita, in molti casi vicina al KKK (Ku Klux Klan).
Sotto la guida di Bannon, il sito, già dai tratti fortemente conservatori, ha virato ulteriormente a destra, portando all’esterno voci suprematiste, teorici della cospirazione anti-Obama, l’allarmismo xenofobo. Al timone di Breitbart, Bannon ha costruito le sue credenziali conservatrici con una serie di documentari: Generation Zero, che ascrive la crisi finanziaria a “decenni di cambiamenti sociali”, la biografia di Michelle Bachmann ‘Fire from the Heartland”, oltre al suo documentario sull’ex governatore dell’Alaska, “The Undefeated”, ‘l’imbattuta’.
L’ultra-destra entra nello staff di Trump
Bannon è anche considerato l’uomo che si è ‘inventato’ la conferenza stampa a sorpresa, con cui Trump fece precedere uno dei dibattiti tv contro Hillary Clinton: il magnate repubblicano attorniato dalle donne accusatrici di Bill. Ma contro di lui ha giocato il fatto che quando era ancora a capo del sito Breitbart ha attaccato più volte e duramente il presidente della Camera, Paul Ryan, fin quasi all’ultimo ostile a Trump.
Trump che ora – anche se gode della maggioranza sia alla Camera che al Senato – con Ryan dovrà andarci d’accordo. Per questo ha vinto Priebus, che tra gli altri incarichi avrà quello importantissimo di ‘ufficiale di collegamento’ tra la Casa Bianca e il Congresso, perché “è apprezzato al Campidoglio. Ha un grande rapporto con Ryan. E’ popolare al Senato ma non è un vero membro della ‘camarilla’ di Washington”, aspetto quest’ultimo gradito a Trump.Da ultimo Priebus l’ha anche spuntata perché è riuscito a conquistare i figli di Trump: Donald jr, Eric e Ivanka, che irritualmente fanno parte del transition team.
Trump rinuncia a stipendio da presidente
TRUMP, VIA I CLANDESTINI CON PRECEDENTI
Il presidente eletto ha ribadito che caccerà dagli Stati Uniti tre milioni di migranti non appena si sarà insediato alla Casa Bianca, ma ha specificato che saranno “i criminali, o pregiudicati, membri di gang, trafficanti di droga. Saranno due milioni di persone, forse tre: li cacceremo dal Paese o li metteremo in carcere”. Una posizione più soft dunque di quella sventolata in campagna elettorale di cacciare 11 milioni di migranti irregolari. Per recuperare in parte il sostegno dei latinos (gli immigrati ispanici o i discendenti di coloro che provengono dal Messico e dagli altri Paesi del centro e sud America) Trump ha poi in parte corretto il tiro. Una volta rafforzata la frontiera con il Messico “sarà presa una decisione” sul destino dei migranti non criminali ma illegali. “E’ gente fantastica”, ha detto, dimenticando di non aver fatto distinzioni sui precedenti penali nel corso della recente campagna elettorale. In ogni caso Trump ha ribadito la necessità di un muro ma ha anche ammesso che lungo i 3.000 km di frontiera con il Messico questo non sarà sempre tecnicamente realizzabile. “Per alcune aree servirà uno steccato; per altre, il muro. In queste cose sono bravo, si tratta di edilizia”, ha aggiunto ricordando la fortuna accumulata nella carriera di costruttore. (AGI)
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La comunità ebraica e quella musulmana in Usa protestano contro la nomina di Steve Bannon come chief strategist di Trump: «È una scelta che rende l’appello all’unità una presa in giro», afferma il Council on American-Islamic relations. L’accusa a Bannon è quella di aver trasformato il suo sito Breibart in uno strumento di «propaganda etnica e di nazionalismo bianco», con posizioni «razziste» e, aggiungono gli ebrei, «antisemite». «Bannon deve andare via – attacca infatti anche l’Anti-Defamation League – se Trump vuole davvero essere il presidente di tutti».
Donald Trump difende la nomina: «Chi lo critica – ha detto la portavoce del tycoon, Kellyanne Conway – dovrebbe andare a guardare il suo curriculum. Bannon è uno stratega brillante, e con Reince Priebus sta facendo sacrifici enormi per servire il presidente».
«Non bisogna edulcorare la realtà. E la realtà è che un nazionalista bianco è stato nominato capo stratega dell’amministrazione Trump», afferma Nancy Pelosi, leader della minoranza alla Camera dei Rappresentanti. Anche per il leader della minoranza al Senato, Harry Reid, la nomina di Bannon «è un chiaro segnale che i bianchi suprematisti saranno rappresentati al massimo livello nella Casa Bianca di Trump».
Bannon, che tra le altre cose sarebbe stato accusato dall’ex moglie di averla picchiata gridando insulti antisemiti perché lei voleva mandare i figli in una scuola frequentata da famiglie ebraiche, sostiene però di «non avere nulla contro gli ebrei».
Intanto, per Jared Kushner, il marito di Ivanka Trump, si profila un possibile ruolo nella Casa Bianca. Lo riporta l’Associated Press, sottolineando che Kushner sarebbe indeciso sull’accettare o meno una posizione. Kushner ha accompagnato il presidente eletto nella visita alla Casa Bianca e si è intrattenuto con il capo dello staff di Barack Obama. Kushner, che ha svolto in ruolo di primo piano nel corso della campagna elettorale, è stato coinvolto nelle prime decisioni di Trump, fra le quali la nomina di Reince Priebus come capo staff.
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George Soros organizza la resistenza anti-Trump. Il miliardario filantropo e altri paperoni liberal che hanno inondato con milioni la campagna elettorale di Hillary Clinton si riuniscono in una tre giorni a porte chiuse per valutare le strade con cui combattere Donald Trump. L’incontro e’ sponsorizzato dal club dei finanziatori Democracy Alliance, e include la partecipazione di alcuni politici di spicco, da Nancy Pelosi alla senatrice Elizabeth Warren.
aggiornamento
BANNON: “GOVERNEREMO 50 ANNI”
Se Donald Trump manterrà gli impegni, il suo team potrà “governare l’America per 50 anni”: ne è convinto il suo capo stratega, Steve Bannon, il controverso ex giornalista del sito di estrema destra Breitbart, che in un’intervista all’Hollywood Reporter ha anche fatto un elogio dell’oscurità: “L’oscurità è una cosa buona, Dick Cheney, Darth Fener, Satana. Questo è il potere. Ci aiuta quando loro non vedono, quando sono ciechi rispetto a chi siamo e cosa facciamo”, ha risposto a una domanda sul nuovo presidente eletto che viene visto come “il buco nero più nero” agli occhi di media, democratici e benpensanti.
“I globalisti hanno distrutto la Middle class americana e creato una classe media in Asia”, ha affermato Bannon, “ora la questione è che gli americani non devono essere piu’ fregati. Se la Casa Bianca di Trump ci riesce, avremo il 60% dei voti dei bianchi e il 40% degli afroamericani degli ispanici e governeremo per 50 anni”. “E’ quello che i democratici non hanno capito”, ha insistito il 63enne ‘chief strategist‘, “parlavano con gente con società che fatturano 9 miliardi e danno lavoro a 9 persone, non è la realtà, hanno perso di vista cos’è il mondo”.
L’ex giornalista di Breitbart ha anche respinto l’accusa di essere un “nazionalista bianco”: “Sono un nazionalista“, ha osservato, ma “sono un nazionalista economico”. Quanto ai repubblicani, ha fatto capire che Trump si vuole affrancare dal partito e da quell’establishment che non lo ha mai amato: “Come fu con il populismo di Andrew Jackson (settimo presidente Usa che nell’800 ruppe l’oligopolio delle elite di proprietari terrieri e intellettuali ma favorì anche stragi di tribù indiane, ndr), costruiremo un movimento politico completamente nuovo, che si basa tutto sui posti di lavoro e faremo ammattire i conservatori, io sono quello che vuole un piano da 3mila miliardi di dollari di investimenti infrastrutturali”.
“Sarà più grande della rivoluzione reaganiana, conservatori e populisti in un movimento economico nazionalista”. (AGI)
Mulder
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Non lo scrivono perche’ i media sono nelle loro mani, ai loro piedi..
carla
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Consuelo
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Questa è la notizia apparsa su
http://www.infowars.com/report-three-million-votes-in-presidential-election-cast-by-illegal-aliens/
ronin
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LO STRANO ‘EFFETTO TRUMP’ – MOSTRA L’INNATURALITA’ DEL SISTEMA
Maurizio Blondet 15 novembre 2016
http://www.maurizioblondet.it/lo-strano-effetto-trump-mostra-linnaturalita-del-sistema/
“Donald Trump può essere un buon presidente, dopotutto”, scrive il giornale economico francese “La Tribune”: “Accusare la politica commerciale cinese non è assurdo”.
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“Trump può davvero rimettere sui binari l’economia Usa”, concede su Asia Times David Goldman, speculatore americano basato ad Hong Kong, e (quando scrive di geopolitica con lo pseudonimo di “Spengler”) suprematista ebraico e neocon. “L’economia Usa è il 10 per cento più piccola di quanto potrebbe essere in una ‘normale’ ripresa dopo il 2008; basta che guadagni la metà del terreno perduto, ed è un 5% in più di Pil”.
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La fa facile, Spengler. Ma va segnalata l’aria di ottimismo e sollievo che, negli ambienti più lontani del mondo, accompagna la vittoria di The Donald. Durerà poco, temo, ma è notevole. In un attimo, non si parla più di TTIP, né di trattati commerciali globali che tolgono sovranità agli stati per darla alle multinazionali. Sui mercati rincarano le materie prime e i titoli industriali e calano i titoli finanziari o “vuoti” (come Facebook), in previsione di una reindustrializzazione un ritorno all’economia reale che Trump ha annunciato, ma non si sa nemmeno se sia realizzabile.
Trump non ha fatto che qualche telefonata (a Putin, Xi Jinpin, Teresa May, non a Juncker), non ha ancora emanato direttiva alcuna, è ancora ben lontano dall’essersi insediato alla Casa Bianca, è persino contestato in patria; eppure già tutto avviene come se la sua politica mondiale, che ha espresso solo come intenzione e imprecisione , venisse naturalmente eseguita. Bulgaria e Moldavia hanno eletto governanti filo-russi; la giunta di Kiev è nel panico e si prepara a reprimere nel sangue la “nuova Maidan”, una rivolta della popolazione che ha impoverito e depredato, mentre i caporioni si sono arricchiti sotto la protezione del Dipartimento di Stato,che li ha usati in funzione anti-Mosca. Adesso si sa persino, dai sondaggi, che il 68 per cento degli ucraini vorrebbero come presidente – udite udite – lui, Vladimir Putin .
…
…ecc…
…
ronin
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belfagor
caro belfagor, 2 articoli al seguente link (tradotti da un sito che nazista certamente non è) di Paul Craig Roberts, non un pazzo complottista o antiamericano (come non è antiamericano Mulder), ma un famoso economista ex viceministro del tesoro durante un governo Reagan ed ex editore del Wall Street Journal
Paul Craig Roberts: una critica ragionata alle proteste anti-Trump
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=126824&typeb=0&paul-craig-roberts-una-critica-ragionata-alle-proteste-anti-trump
Qui due articoli di Paul Craig Roberts a commento delle recenti elezioni USA. Un punto di vista originale e illuminante rispetto ad altre interpretazioni
Presentiamo di seguito due articoli di Paul Craig Roberts a commento delle recenti elezioni statunitensi. Nell’insieme costituiscono un punto di vista originale e illuminante rispetto ad altre correnti interpretazioni di questo risultato.
Roberts era stato sottosegretario al Tesoro durante la prima Amministrazione Reagan, e ha poi scritto migliaia di editoriali, oltre che diversi libri argomentati con una prosa limpida e precisa, che descrivono l’involuzione imperiale del potere atlantico….
ecc…
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belfagor
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Mulder
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Caro Normal …il famoso muro , costruito da Bush e Clinton, non e’ mai stato criticato.. e neppure la Clinton , amica del senatore capo del KKK.
E’ pero’ vero che Washington i muri li Abbatte a casa d’altri, ma con bombe intelligenti , ed intenti Criminali, finanziati dai piu’ perversi come Soros..
Loro stendono veli Pelosi..sui milioni di sfrattati con case distrutte, che ora bussano alle nostre porte. I muri in effetti servono poco, basterebbe far rispettare le Leggi , specialmente quelle Internazionali, contro i Crimini di Guerra.
normal
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Quello che bisognerebbe spiegare a certa gente è che… un muro non serve a nulla. Ce ne vogliono almeno quattro di muri se si vuole proteggere qualcosa.
Poi bisogna spiegare a questa gente amante dei muri che quando se n’è costruiti quattro… ci siamo messi in galera. In prigione. in un campo di concentramento.
E l’abbiamo fatto da soli.
I muri infatti impediscono alla gente di entrare… ma impediscono pure a chi li ha costruiti…
di uscire………………………………………..
…quando i fati mutano, e da che mondo è mondo, i fati, son sempre mutati.