Donald Trump da presidente degli Stati Uniti non farebbe pressioni contro le epurazioni degli avversari politici o contro le restrizioni di libertà in Turchia o in altri Paesi alleati autoritari. Lo ha detto in un’intervista rilasciata al New York Times alla vigilia del discorso di accettazione della nomination repubblicana per la corsa alla Casa Bianca. “Ritengo che non abbiamo il diritto di impartire lezioni – ha affermato – guardiamo cosa succede nel nostro Paese – come possiamo impartire lezioni quando abbiamo persone che sparano ai poliziotti a sangue freddo?”.
Trump ha dunque espresso apprezzamento per il presidente turco Tayyip Erdogan, eletto democraticamente ma diventato sempre più autoritario. “Gli do molto credito per il fatto di essere stato in grado di ribaltare la situazione”, ha detto il tycoon newyorchese riferendosi al tentato golpe. “Alcuni ritengono che sia stata una messa in scena, ma io non credo”, ha aggiunto. L’aspirante inquilino della Casa Bianca ha poi ribadito che non si può chiedere al leader turco di rispettare gli standard di giustizia occidentali. “Quando il mondo vede quanto mediocri sono gli Stati Uniti e noi cominciamo a parlare di diritti civili – ha insistito – non credo che siamo dei buoni messaggeri”.
Il consigliere in radio: “Clinton da fucilare per alto tradimento”
Il Secret Service americano sta indagando sulle dichiarazioni di un consigliere di Donald Trump, secondo cui Hillary Clinton “dovrebbe essere fucilata per tradimento”, portata “davanti a un plotone di esecuzione”. Al Baldasaro, del New Hampshire, è uno dei delegati che ha votato per la nomination del miliardario alla convention di Cleveland. I suoi commenti, rilasciati durante un’intervista radiofonica, una trasmissione condotta da Jeff Kuhner, sono stati rilanciati da Buzzfeed, scatenando polemiche e grande imbarazzo. Al Baldasaro ha attaccato la candidata democratica alla Casa Bianca – che sarà incoronata tale la settimana prossima – in particolare per l’attacco di Bengasi e per la vicenda delle email inviate da account personali al tempo in cui era segretario di Stato e gestiva informazioni altamente sensibili. Il consigliere, membro della ‘coalizione dei veterani’ voluta da Trump, ha picchiato duro in particolare sull’attacco a Bengasi del 2012, dove furono uccisi l’ambasciatore in Libia Christopher Stevens, più altri tre americani e sulla vicenda dell’uso di un server privato per inviare email da parte dell’allora segretario di Stato.
“E’ una disgrazia per tutti, per le menzogne che ha detto alle madri i cui figli sono stati uccisi a Bengasi”, ha detto Al Baldasaro. Inoltre “ha buttato la palla fuori dal suo campo su 400 email, invocando motivi di sicurezza. Qui c’è qualcosa che non va”. A una domanda su queste violente affermazioni in piena campagna elettorale, il portavoce del Secret Service Robert Hoback ha detto che l’agenzia “è al corrente della questione e condurrà un’adeguata indagine”. Mentre Al +Baldasaro non ha risposto per ora alle richieste dei media di spiegare, o commentare.
Fischi a Cruz che non appoggia il magnate
Il senatore del Texas Ted Cruz, principale rivale di Donald Trump nelle primarie repubblicane per la corsa alla presidenza degli Stati Uniti, non ha dato esplicitamente il suo sostegno al magnate, appena nominato il candidato ufficiale per la Casa Bianca. Durante il suo discorso alla convention repubblicana di Cleveland, Cruz si è congratulato con Trump ma non gli ha dato il suo sostegno e ha lasciato il palco in mezzo ai fischi.