Corsa alla Casa Bianca: a novembre battaglia tra Trump e Clinton. Clamorosa spaccatura tra i repubblicani

Il miliardario e la ex First Lady hanno conquistato sette Stati nel super Tuesday. Donald Trump e Hillary Clinton vincono e sono sempre più i favoriti per la …

Il miliardario e la ex First Lady hanno conquistato sette Stati nel super Tuesday. Donald Trump e Hillary Clinton vincono e sono sempre più i favoriti per la conquista delle nomination repubblicana e democratica. Ma la partita non è ancora del tutto chiusa: nel Gop cresce l’insofferenza verso Trump mentre in campo democratico Bernie Sanders non molla e ha la meglio in quattro Stati.

Il fronte repubblicano – Sembra senza rivali la corsa verso la candidatura di Trump con i colori del Partito repubblicano. Il miliardario di New York vince in Alabama, Arkansas, Georgia, Massachusetts, Tennessee, Vermont e Virginia. Il suo principale sfidante resta Ted Cruz, vincente in Alaska, Oklahoma e Texas. Restano le briciole per Marco Rubio, che conquista il solo Minnesota.

Trump: “Muraglia come in Cina” – Donald Trump vede dunque avvicinarsi sempre più la nomination alla Casa Bianca. E rilancia: “Avremo il muro con il Messico”, citando l’esempio della Grande muraglia cinese “molta più lunga di quello che serve a noi”. Poi attacca frontalmente la sua probabile sfidante, Hillary Clinton, sul caso-mail: “Ha commesso un atto criminale: se le sarà consentito di correre sarà un giorno triste per questo Paese”.

Cruz: “Solo io posso battere Trump” – Nonostante la sconfitta Ted Cruz rilancia e chiama a raccolta il fronte anti-Trump: “Quanto più a lungo rimane diviso il campo tanto più probabile è la nomination di Trump. La nostra campagna è l’unica che sa, può e ha vinto contro Trump”, ha detto il candidato parlando dal Texas.

I democratici – Più agguerrita la sfida nel Partito democratico. La Clinton vince, con percentuali quasi bulgare nel Sud, in Alabama, Arkansas, Georgia, Massachusetts, Tennessee, Texas e Virginia. Bernie Sanders conquista invece Colorado, Minnesota, Oklahoma e Vermont.

Clinton: “America appartiene a tutti” – Anche la Clinton, come Trump, pare andare oltre alle Primarie interne al partito nel suo discorso post super martedì. E, anziché pensare ai suoi sfidanti interni ai democratici, guarda direttamente a Trump: “Questo Paese appartiene a tutti noi, non solo a chi guarda in una direzione, prega in una direzione o pensa in una direzione – ha detto Hillary parlando dalla Florida – In America c’è bisogno di più amore e più gentilezza”.

I delegati – Per i repubblicani, i candidati hanno gareggiato per 595 delegati sui 1.237 necessari per la nomination del partito. Trump ora è a quota 285 (+203 rispetto a prima del super martedì), seguito da Cruz a 161 (+144), Rubio a 87 (+71), John Kasich a 25 (+19) e Ben Carson a 8 (+3).

Per i democratici, erano in palio 865 delegati su un totale di 2.383 necessari per la candidatura presidenziale. La Clinton è ora a quota 544 (+453) mentre Sanders ne può contare 349 (+284).

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Secondo le proiezioni dei principali media la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump confermano le attese della vigilia e si aggiudicano Arkansas, Alabama, Georgia, Tennessee e Virginia. La Clinton prevale anche in Texas e Trump in Massachussets. Hillary al momento è saldamente in testa, quindi, in tutto il sud mentre Sanders si aggiudica il suo Vermont e l’Oklahoma.

Ma la notizia più interessante è la netta affermazione di Ted Cruz come unico candidato repubblicano in grado di impensierire Donald Trump. Cruz conferma la vittoria in Texas, suo stato di origine, il più grande, il più importante e quello con il maggior numero di delegati in palio in questo supermartedì, come indicato dai sondaggi e vince anche in Oklahoma. Invece Marco Rubio, senatore della Florida, moderato e vicino all’establishment del partito non riesce a sfondare da nessuna parte. E’ stato proprio Rubio il bersaglio polemico della conferenza stampa finale di Trump che si è congratulato con Cruz per aver vinto il Texas. “Per Rubio è stata una dura serata, ha speso un sacco di soldi.
Poi ha subito preso di mira la sua papabile rivale nella corsa per la Casa Bianca. “Ho ascoltato il discorso di Hillary, parlava di salari bassi…lei c’era, ed e’ stata la’ a lungo, se non e’ riuscita a cambiare le cose fino a questo momento…”, ha attaccato. Donald Trump, è tornato a promettere un confine invalicabile con il vicino del sud, in grado di fermare l’immigrazione clandestina. Del resto “la muraglia cinese, molto più lunga del muro con il Messico, è stata costruita migliaia di anni fa, dunque perché non dovremmo riuscire noi ora?” Hillary Clinton “La posta in gioco in queste elezioni non è mai stata tanto alta. La retorica che ascoltiamo da parte repubblicana non è mai stata tanto bassa” ha detto l’ex Segretario di Stato, commentando dalla Florida le prime vittorie della giornata, “abbiamo bisogno di amore e di bontà”, ha commentato la Clinton, che ha invitato ad “abbattere le barriere” invece di “costruire muri”.
Noi repubblicani a questo punto dobbiamo scegliere. In queste primarie le uniche vittorie sono state messe a segno da Trump o da me. Ora per fermare Trump dobbiamo unirci. Invito tutti quelli che hanno sostenuto altri candidati a venire nella mia squadra. Se questo avverrà potremo vincere senza alcuna difficoltà. Donald Trump, ha attaccato Cruz, è stato parte della corruzione di Washington per 40 anni.
I primi risultati confermano sostanzialmente i sondaggi. La corsa di Trump sembra inarrestabile, anche se una volta ottenuta la nomination difficilmente arriverebbe alla Casa Bianca: secondo un sondaggio Cnn, il tycoon in un ipotetico scontro diretto perderebbe non solo con Hillary (52% a 44%) ma anche, e peggio, con il senatore ‘socialista’ del Vermont Bernie Sanders (55% a 43%). Ma intanto nei sondaggi nazionali della Nbc guida le preferenze dei repubblicani con il 40%, quasi il doppio del senatore della Florida Marco Rubio (21%), mentre il senatore ultraconservatore del Texas Ted Cruz è terzo al 18%. Un rullo compressore, nonostante il fuoco di sbarramento arrivato dal Papa, dalla Casa Bianca, dai media stranieri e americani, con un editoriale del Nyt sull’allarme creato in Europa da un candidato presidenziale americano che mostra compiacimento per Mussolini.
Nelle prossime ore la conta precisa dei delegati ci darà altri elementi per capire fino a che punto quel che ormai si delinea come il suo unico vero sfidante, cioé il texano Ted Cruz avrà ancora spazio di manovra o se, come sembra, il Trump train è ormai inarrestabile. Sul fronte democratico l’ex first lady, forte dell’appoggio dei neri che le hanno assicurato un sostegno assoluto Georgia, Alabama, Virginia, Texas, Tennessee e nell’Arkansas che fu del marito Bill, pensa già a come sconfiggere Trump a novembre, con una campagna che lo dipinga come un pericolo mondiale. E per Sanders non resta che tentare di controbilanciare il voto afro-americano pro Hillary negli stati con pochi neri e un gran numero di liberali bianchi. La vittoria in Vermont da questo punto di vista appare scontata, più interessante è l’affermazione di Sanders nello stato meridionale dell’Oklahoma. Per il “socialista” Sanders è un segnale di grande importanza che potrebbe indurlo a continuare la sua corsa.
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