Credit Suisse indagata per evasione fiscale, coinvolti in 14.000. All’estero 14 miliardi

La Gdf e la Procura di Milano stanno effettuando verifiche su 13-14mila clienti italiani che avrebbero portato in Svizzera circa 14 miliardi di euro. L’indagine è partita un …

La Gdf e la Procura di Milano stanno effettuando verifiche su 13-14mila clienti italiani che avrebbero portato in Svizzera circa 14 miliardi di euro. L’indagine è partita un anno fa in Lombardia.

Credit Suisse è indagata perché avrebbe violato la legge 231 del 2001 sulla responsabilità degli enti per reati commessi dai propri dipendenti nell’inchiesta della procura di Milano con al centro circa 14mila italiani che, attraverso le strutture della baca, avrebbero trasferito all’estero almeno 14 miliardi di euro. Parte del denaro evaso, 8 miliardi, sarebbe finito in conti anonimi alle Bermuda con polizze assicurative considerate fittizie e non inserite nella contabilità ufficiale della Banca.

Dopo la chiusura delle indagine, a ciascun contribuente verrà chiesto se ha dichiarato al Fisco questi depositi esteri o se li ha nel frattempo regolarizzati per via legale. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, a fare emergere la responsabilità della banca sarebbe anche un sorta di “manuale” per evasori creato per addestrare i funzionari italiani.

>> Leggi anche: Scoperto “manuale dell’evasore” di Credit Suisse, il colosso svizzero rischia grosso

La banca Credit Suisse AG è indagata a Milano con l’accusa di aver violato la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti nell’inchiesta aperta da oltre un anno con al centro una maxi-frode fiscale che sarebbe stata realizzata tramite false polizze assicurative. La Gdf sta effettuando verifiche da tempo su 13-14mila clienti italiani che avrebbero portato all’estero circa 14 miliardi di euro.

Credit Suisse AG indagata a Milano: avrebbe aiutato 14mila evasori

Da oltre un anno il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, i pm Gaetano Ruta e Antonio Pastore e il Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano stanno indagando sulla presunta maxi-frode fiscale che sarebbe stata realizzata tramite operazioni effettuate tra il Liechtenstein e le isole Bermuda. Un escamotage per portare i soldi oltre il confine e non dichiararli al fisco italiano.

Nell’inchiesta, non ancora chiusa perché le Fiamme Gialle stanno ancora effettuando accertamenti complessi sui conti esteri di 13-14mila clienti italiani, sono stati ipotizzati i reati di frode fiscale, ostacolo all’attività di vigilanza, riciclaggio e abusivismo finanziario. Il gruppo bancario svizzero è indagato, invece, per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, la 231 del 2001. Non risulta invece coinvolta la filiale italiana dell’istituto, Credit Suisse Italia.

Credit Suisse AG, in una dichiarazione di un portavoce, si limita ad affermare che le sue “attività con clienti privati sono sistematicamente concentrate su patrimoni dichiarati” aggiungendo che il gruppo ha “chiare regole interne e processi per assicurare che si conduca il lavoro in accordo alle leggi in vigore in Italia. In relazione alla ‘voluntary disclosure’ approvata dal governo italiano nel 2014, Credit Suisse ha immediatamente chiesto ai propri clienti di fornire prove per dimostrare di essere in regola dal punto di vista fiscale. Questo processo è stato virtualmente concluso”.

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