Denuncia dell’esperto Roberto Baldoni, direttore del Cis, in audizione alla Camera: “L’implementazione è complessa, serve chiarezza su dove andare, non ci si può muovere a 360 gradi”.
“Cosa facciamo se viene un attacco massiccio da altri paesi? Chi può fare qualcosa? In alcuni casi chi può fare qualcosa è l’intelligence ma chi può andare fuori dal perimetro nazionale e fare qualcosa e’ forse solo la Difesa”. Lo ha sottolineato Roberto Baldoni, direttore del Centro di ricerca Sapienza in Cyber intelligence e information security (Cis), nel corso di un’audizione davanti la commissione Difesa di Montecitorio sulla cyber security. Baldoni, parlando di linee strategiche da seguire per sviluppare la difesa del cyberspazio, ha fatto riferimento all’information sharing, all’importanza della ricerca e innovazione, alla Cyber intelligence, l’internet governance e alla necessità di creare una infrastruttura di cyber security. “L’implementazione è complessa, però dobbiamo avere una chiara direzione di dove andare. Non ci si può muovere a 360 gradi, è importante avere un frame work come uno dei paletti. Abbiamo realizzato un libro bianco, un framework nazionale, che è perfettibile ma c’è, lavoriamo su progetti molto rilevanti”.
zorrax
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Nakatomy
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Siamo diventati un paese delle banane
RIATTIVARE LE STRUTTURE EX GLADIO :)))))
Uomini addestrati pronti a tutto
L’organizzazione Gladio era un’organizzazione paramilitare clandestina italiana di tipo stay-behind (“stare dietro”, “stare in retroscena”) promossa dalla NATO nell’ambito Operazione Gladio, organizzata dalla Central Intelligence Agency per contrastare una ipotetica invasione dell’Europa occidentale da parte dell’Unione Sovietica e dei paesi aderenti al Patto di Varsavia, attraverso atti di sabotaggio, guerra psicologica e guerriglia dietro le linee nemiche, con la collaborazione dei servizi segreti e di altre strutture.