Il Consiglio dei Ministri si prepara ad approvare il Def, il Documento di economia e finanza che contiene le previsioni sull’andamento economico dell’Italia, gli obiettivi di finanza pubblica e le principale riforme in cantiere per i prossimi anni. Salvo cambiamenti di programma dell’ultima ora, il governo si è dato appuntamento per il tardo pomeriggio di oggi per prendere atto, innanzitutto, del rallentamento della ripresa: la previsione di un +1,6% del Pil 2016, contenuta nell’aggiornamento del Def 2015 datato settembre scorso, verrà rivista al ribasso all’1,2%, per poi passare al +1,4% per il 2017 (sempre dal +1,6%).
Dalla bozza in circolazione prima della riunione, circa la quale Palazzo Chigi frena e chiede di attendere la presentazione ufficiale di stasera, la novità più rilevante riguarda l’individuazione dei livelli di indebitamento. Per quest’anno, un punto di incontro con la Commissione Ue si trova con un deficit al 2,3% del Prodotto, ovvero a metà tra il 2,2% indicato in autunno e il 2,4% che si raggiungerebbe occupando tutto lo spazio legato alla ormai famosa “clausola di flessibilità” per i migranti (0,2 punti di Pil, circa 3 miliardi). Un risultato che si raggiunge grazie a un aggiustamento amministrativo: non servono manovre lacrime e sangue, bastano i risparmi sulla spesa per interessi (grazie alla Bce) e l’extragettito legato al rientro dei capitali (voluntary disclosure) per limare un po’ di indebitamento.
Ma nelle pieghe del documento, come spiega Repubblica in edicola, si trova anche la richiesta implicita di maggiore flessibilità per l’anno prossimo. Il riferimento è all’indicazione di un deficit/Pil all’1,8%. Si tratta di una correzione dei conti inferiore all’1,1% previsto inizialmente. D’altra parte, raggiungere quel livello richiederebbe uno sforzo mostruoso all’Italia, se si considera che solo per disattivare le clausole di salvaguardia (di fatto aumenti dell’Iva) che scatteranno automaticamente dal prossimo gennaio sono da mettere in conto circa 15 miliardi nella legge di Bilancio del 2017. Ebbene, nonostante la flessibilità sia in via teorica concessa per un solo anno (e l’Italia l’ha sfruttata nel 2016), i fattori straordinari legati ai flussi di rifugiati e alle esigenze di sicurezza dopo l’annus horribilis del terrorismo potrebbero concedere maggior respiro alla Penisola. Una concessione che potrebbe esser approvata del tutto da Bruxelles a maggio, quando arriverà il giudizio Ue definitivo sulla Stabilità 2016 insieme all’aggiornamento delle previsioni macro.
Per quanto riguarda infine le misure espansive, grande spazio sarà dato alle imprese, con un provvedimento in rampa di lancio proprio per maggio e che dovrebbe valere un +0,2% del Pil, secondo quanto annunciato da Padoan. Si prevedono l’azzeramento della tassa sui capital gain e misure di sostegno agli investimenti in aziende non quotate e sgravi sugli utili re-investiti. Sarà infine centrale la necessità di tenere a bada il debito, previsto dalla Commissione al 132,4% per quest’anno; indicazione accettata anche dal governo, secondo le bozze, che rivede dunque al rialzo i livelli dello scorso autunno. Proprio per accelerare il percorso di contenumento del debito, reso più difficile dal macigno della deflazione, dovrebbe ritrovare slancio il programma di privatizzazioni: l’ipo di Fs è stata rimandata a data da destinarsi e per sostituirla si sta pensando ad una nuova immissione sul mercato di azioni di Poste italiane. Il tutto potrebbe modificare però – almeno nel 2016 – le previsioni sugli incassi. L’impegno alla riduzione del debito comunque resta e nel Def dovrà essercene ancora prova.