Europa a rischio, tripla tornata di elezioni: Olanda (15 marzo), Francia (23 aprile) e Germania (24 settembre)

L’ottimismo economico dell’Eurozona si scontra con le preoccupazioni relative all’incertezza politica Olanda, Francia e Germania si preparano alle elezioni, e forse toccherà anche all’Italia In Francia i timori …

  • L’ottimismo economico dell’Eurozona si scontra con le preoccupazioni relative all’incertezza politica
  • Olanda, Francia e Germania si preparano alle elezioni, e forse toccherà anche all’Italia
  • In Francia i timori sono legali alla possibile vittoria di Marine Le Pen
  • Lo spread Francia/Germania a 10 anni è il più alto dalla crisi del 2011-2012
  • Anche la Germania è sotto pressione

Proprio nel momento in cui l’Eurozona vive una fase di ottimismo che potrebbe mettere fine alla crescita stagnante degli ultimi anni, l’instabilità politica sembra metterla nuovamente a dura prova. Siamo partiti la scorsa estate con il referendum sulla Brexit e quest’anno si terranno le elezioni parlamentari e/o presidenziali in Olanda (15 marzo), Francia (23 aprile) e Germania (24 settembre).

Inoltre, anche in Italia potremmo trovarci di fronte ad elezioni anticipate. In questo caso, due terzi dell’Eurozona dovrebbero recarsi alle urne nel corso dell’anno. I riflettori sono ora puntati sulla Francia, dove la possibile vittoria del candidato populista Marine Le Pen sarebbe spianata dalla proposta di misure protezionistiche, così come è avvenuto con l’elezione di Donald Trump negli USA lo scorso novembre.

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Tuttavia, probabilmente perché gli investitori non vogliono essere colti nuovamente di sorpresa, lo spread Francia/Germania a 10 anni è al massimo dai tempi della crisi dell’Eurozona del 2011-2012.

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Nel frattempo, anche la Germania si trova sotto pressione. Lo scorso weekend la SPD è stata data per la prima in leggero vantaggio rispetto alla CDU della Merkel. Non occorre sottolineare che questo desta ulteriori preoccupazioni sulla stabilità dell’Eurozona, dove la Merkel ha rappresentato l’unica costante nel periodo di volatilità, crisi del debito, problematiche relative all’immigrazione e, più recentemente, esito inatteso del voto Brexit.

di Michael Boye | Fixed Income Trader di Saxo Bank

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3 commenti

  1.   

    Quel che fa realmente paura (modestamente ritengo) non è il potere delle masse (populismo) capace di spingere l’elettorato verso soluzioni politiche ritenute estreme… ma l’attuale disorientamente delle classi dirigenti entrate in crisi sotto la pressione costante di forze eterogenee.
    Altri centri di potere stanno emergendo in contrapposizione agli attuali, sin dal secolo scorso, consolidatisi ossia quegli equilibri emersi e maturati a seguito degli accordi di “Yalta”.
    Quel che, quasi tre decenni orsono, poteva considerarsi un trionfo del principio Atlantico sulle ceneri della cortina Rossa, oggi è percepito intuitivamente come una fragile vittoria di Pirro da quegli stessi centri di potere che lo ispirarono.
    Inevitabile è quindi un rigurgito reattivo, coriaceo, spavaldo e crudele che mira a mettere sostanzialmente le mano avanti… nel tentativo di evitare un terribile “scivolone”.
    I popoli in tutto questo… fanno unicamente da sfondo quanto utile “retroscena”.
    E’ tempo nuovamente di menti “Illuminate” ma non quelle sottili di Adam Weishaupt ne tantomeno quelle cruente della Ghigliottina…
    E’ tempo per l’Occidente di ripensare se stesso.
    E’ tempo per quelle Menti che Vogliono e Dovranno farsi avanti… di prendere delle “sane e ferme” decisioni!
    Un saluto,
    Elmoamf

  2.   

    Non mancate di sentire ciò che dice Marine Le Pen e come smaschera l’isituto d’économia Montaigne, marionetta del club mondialista Bilderberg .En Marche, il movimento di Macron,era  domiciliato presso il direttore dell’istituto Montaigne, Laurent Bigorgne.
    http://www.medias-presse.info/en-direct-au-jt-de-tf1-marine-le-pen-arrache-le-masque-de-linstitut-economique-montaigne-emanation-de-la-haute-finance-apatride-qui-teleguide-macron/69928/

  3.   

     

     
    debito francese
     
    http://www.lefigaro.fr/economie/