Liberalizzando i farmaci di fascia C le famiglie potrebbero abbattere le spese mensili per la salute ma nel ddl concorrenza non c’è traccia del provvedimento. E Conad lancia una petizione.
Curarsi costa e non poco. Lo sanno bene le famiglie italiane che, secondo gli ultimi dati Istat, spendono in media 87 euro al mese per la salute, di cui più di 40 solo per comprare medicinali in farmacia. Ecco, la farmacia: partendo da qui si potrebbe fare qualcosa per aiutare i cittadini a ridurre le spese. Come? La risposta fa tremare parecchi camici e si chiama liberalizzazione, in particolare dei farmaci di fascia C.
Sono quelli che possono essere acquistati solo con una ricetta del proprio medico ma che non sono coperti dal servizio sanitario nazionale. Tra questi ci sono antidolorifici, antinfiammatori e anticoncezionali. Sono farmaci che il Ministero della Salute non considera essenziali e che in media costano 11,8 euro l’uno. Per capirci, i farmaci da banco, che grazie al decreto Bersani del 2007 possono essere venduti anche nelle parafarmacie, costano in media 3,7 euro in meno.
Perché non vendere anche i farmaci di fascia C nelle parafarmacie? E perché nel ddl concorrenza approvato alla Camera lo scorso 7 ottobre non c’è traccia di questo provvedimento, nonostante i titolari di parafarmacie lo chiedano da anni? Una delle risposte più gettonate da chi si oppone a questa leggina è che così verrebbe meno il ruolo del farmacista, formato per poter consigliare al meglio il paziente ed evitare l’abuso di farmaci che potrebbero essere dannosi: «Non possiamo incentivare il consumo dei farmaci, non si tratta di caramelle» ha sostenuto in proposito Annarosa Racca, presidente del sindacato dei farmacisti Federfarma. Con questa tesi è d’accordo anche il ministro della Salute Lorenzin, che dovrebbe sapere che, per legge, in tutte le parafarmacie deve essere sempre presente almeno un farmacista iscritto all’ordine.
Dove sta il rischio quindi? La verità è che il rischio lo corrono i farmacisti:significherebbe perdere il monopolio su una fetta di mercato, trovandosi costretti ad abbassare i prezzi per via della concorrenza. E se il ddl passerà anche al Senato, anche per questa volta i farmacisti riusciranno a salvare questo piccolo monopolio che pesa sui conti delle famiglie.
Mentre il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti protesta e punta il dito contro il Partito Democratico, che ha votato il ddl concorrenza, online è stata lanciata una petizione dalla catena Conad, per chiedere al governo di allargare la vendita dei farmaci di fascia C, che potrebbero così fare la loro comparsa anche in alcuni reparti specializzati e controllati dei supermercati.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su La Stampa
robyuankenobi
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Passi importanti li ha fatti “teva” ma è ancora lontano su certi prodotti.
giaguas
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Consuelo
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” Prescrivono il Nome del Farmaco di Big Pharma , forse hanno una provvigione??”
Bingo! Così mi riferì un informatore scientifico del farmaco che di queste cose se ne intendeva!
Comunque basta fare una ricerca per vedere di quante malefatte si è macchiata la Pharma.
Ciao