La cartina geografica dell’Italia che evade le tasse restituisce un paese molto più complicato e molto meno omogeneo di quanto potrebbe suggerire la tripartizione storica, meno che mai i luoghi comuni. Pur con dei fondamentali ancora in evidente difficoltà – dall’evasione Iva al 30%, unico dato raffrontabile per omogeneità con l’Ue, dove è al 15,2 %, fino al Tax Gap ancora oltre i 91 miliardi – il rapporto degli italiani con il Fisco va migliorando, nonostante tutto, e la stessa agenzia delle Entrate si scopre (fonte Ocse) la più telematizzata d’Europa. Tanto da far dire a Rossella Orlandi, ospite al Festival dell’Economia di Trento, che “la percezione, quando non il racconto stesso del Paese, almeno sotto il profilo fiscale spesso sono molto lontani dalla realtà”.
Molta acqua è passata sotto i ponti da quando una giovane donna caponucleo dell’Intendenza di finanza svolgeva la sua prima verifica a Certaldo – singolare premonizione dantesca – scoprendo un grande calzaturificio evasore pressoché totale, perché da allora, anche se con fatica, “l’idea che pagare le tasse e’ doveroso, che il nero non è furbizia competitiva ma alterazione e infezione del mercato ha preso progressivamente piede anche da noi”. Certo, ha detto la Orlandi, il paese va guardato e capito intrecciando i dati economici con quelli sociali e pure con quelli criminali. Perché se è vero che il Nord si carica il 53 % dei 91,5 miliardi di Tax gap, ciò è dovuto solo ai volumi del Pil sopra la linea del Po’, perché qui la propensione ad evadere non sfiora mai lontanamente i livelli del Sud (dove arriva a toccare il 60%). Ma sarebbe ingeneroso inchiodare il Mezzogiorno alle sue performance senza capire che quello è il prodotto di difficoltà economiche, sociali e criminali che richiedono, semmai, “un intervento coordinato delle istituzioni, ognuna nel suo ruolo, per ridare prospettiva” alle aree più depresse del paese.
Ma la platea numerosa e attenta che riempie Palazzo Geremia, nel centro del capoluogo della provincia autonoma ex austriaca, e’ interessata soprattutto all’attualità: non è che questo tasso di evasione dipenda da stato di necessità, alias da un fisco troppo vorace? Sul tema la Orlandi la prende da lontano, ma non perde il punto: “Questo è un aspetto che abbiamo molto approfondito” con metodologie e approcci integrati, dice il direttore delle Entrate, per scoprire che “l’anomalia non è la pressione fiscale, alta ma non al top in Europa, ma il fatto che in Italia le tasse le paga un numero di cittadini inferiore a quello dei contribuenti tenuti a farlo”. E allora il dibattito si sposta su evasione e controlli: “Un mito” che l’agenzia possa scovare l’evasione ( e l’elusione) “pigiando un tasto del computer”, e “ con 11 mila addetti ai controlli e’ fisicamente e umanamente impossibile controllare 40 milioni di dichiarazioni fiscali “. Quindi? “Lavorare sulla repressione e’ imprescindibile, e noi e la Finanza lo facciamo penso anche abbastanza bene” (15 miliardi la riscossione effettiva del 2015, ndr) “ma il vero cambio di passo sono le precompilate, le centinaia di migliaia di lettere dell’agenzia che segnalano incongruenze (lo scorso anno il 50% di adeguamenti spontanei senza contraddittorio)” in sostanza lo sviluppo e l’implementazione di un sistema di compliance sia con le imprese sia con i privati.
Non può mancare un riferimento, sempre chiesto dal pubblico, ai Panama Papers (”stiamo incrociando i dati con i gruppi di lavoro dell’Ocse, e tra poco forse anche dell’Ue. Ma certo questa inchiesta da’ l’ultimo spintone al segreto bancario”) che ovviamente e automaticamente porta con se l’ultimo interrogativo: quando riapre la voluntary disclosure (data ormai per molto imminente)? “Ah no, non è a me che dovete fare questa domanda”.
di Alessandro Galimberti
Fonte: Il Sole 24 Ore
Mulder
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.. Bacci Tabacci Venerisque…. riducono le Tasse in Cenere…!!
belfagor
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dimenticavo la foto di Angiola Armellini, eccola col furbo Tabacci
belfagor
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AVEVA 1200 CASE A ROMA E NON PAGAVA LE TASSE
Ha un impero immobiliare ma non ha pagato nemmeno un euro di tasse. Angiola Armellini proprietaria di 1.243 immobili, quasi tutti nella Capitale, secondo quanto racconta il Corriere avrebbe “nascosto” al Fisco oltre due miliardi di euro. Così la figlia del noto costruttore romano, Renato Armellini, è stata denunciata dalla Guardia di Finanza insieme con altre 11 persone, tutte accusate di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. L’indagine, ha spiegato il colonnello del Nucleo tributario Paolo Borrelli, è durata un anno e mezzo. I fabbricati si trovano soprattutto nel Comune di Roma (1.239) e , sulla carta, sono di proprietà di “varie società di diritto estero con sede legale in Lussemburgo”. Dal 2003 l’imprenditrice avrebbe trasferito all’estero più di 2,1 miliardi di euro, in modo da nasconderli al fisco. Angiola Armellini è proprietaria, inoltre, degli Hotel ArAn. Con la famiglia è anche proprietaria degli edifici ex abusivi attorno alla fermata della Metro Laurentina iniziati negli anni ’70 e completati solo dopo un accordo con la giunta Rutelli, contro le leggi e contro il parere della cittadinanza. Negli anni Novanta l’ex marito, Alessandro Mei, fu accusato di aver fatto sparire 200 miliardi di lire e di aver provocato la bancarotta della società Fincom.
ronin
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…e se si cominciasse a parlare della restituzione dell’IVA a chi come me, per esempio, è a credito, per avere esportato in paesi extracomunitari…
…i debiti delle amministrazioni pubbliche verso privati non vengono mai pubblicizzati…
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Mulder
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Da statistiche note , si rileva che i maggiori evasori ( non solo Iva) sono i Medici specialisti 42,7% nel Sud e nel 28,1% nel Nord, i Dentisti 38,3% nel Sud e 29,9% nel Nord. Al Centro Italia evadono im misura superiore gli Avvocati 51,6% , gli Architetti 42,1%, i Veterinari 33,9%. I Professionisti comandano la classifica, certo Bar e Ristoranti al Sud fanno scontrini solo ai turisti…!!!
Pr l’Iva si deve ringraziare Prodi che nel 1977 ha abolito al dichiarazione sintetica Iva da allegare all’F24..bonta’ della Sinistra, come pure e’ la responsabilita’ Giudiziaria che concede tempi biblici : per il primo grado la media e’ di 903 gg , ed arrestato solo l’1,7% per reati tributari . I detenuti per reati Fiscali in Italia sono 156 nel 2014 in Germania 8.601 e negli Usa 12.000… Chi potra’ mai criticare una Magistratura cosi’ Democratica !!
La Orlandi , persegue le piccole entita’, con uno spreco di forze enorme, quando puo’ perseguire le grandi, con poca fatica… L’enorme costo della Agenzia permette di recuperare solo un 4% effettivo dell’ evaso, ed i grandi evasori restano impuniti…
In ogni caso se si considera l’evasione di un cittadino dobbiamo considerare che paga tanti servizi in nero, per cui il suo evaso e’ molto inferiore, prche’ non sono compresi altri costi. In genere tutti sbraitano con gli evasori, poi, per avere uno sconto dal dentista pagano in nero..ah..ah..!!
belfagor
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Cesare58
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Mulder
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Da considerare che gli importi finiscono nei crediti dei Bilanci Statali, gonfiando gli attivi , gia’ cresciuti per droga, prostituzione, spese militari.. Questo e’ Farsa in Bilancio !!
ronin
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http://www.laleggepertutti.it/111611_equitalia-cartelle-false-notificate-ai-contribuenti
Abbiamo sempre sentito parlare di “cartelle pazze”, quelle cioè prescritte o notificate nonostante sia intervenuto uno sgravio o una sentenza favorevole al contribuente. Ma nessuno ci aveva ancora detto nulla delle “cartelle inventate” o “false”, quelle cioè generate da errori umani o dei sistemi. E, a quanto pare, è fenomeno tutt’altro che raro: 1 cartella su 5 non è dovuta perché totalmente illegittima. A riconoscerlo è lo stesso amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, intervenuto alla Commissione Bilancio del Senato a mostrare i numeri dell’Agente della Riscossione e, quindi, anche i crediti inesigibili.
Secondo la relazione dell’Ad, in 15 anni sarebbero state emesse cartelle false per oltre 217 miliardi di euro. Un ammontare da brivido che, spesso, solo il giudice è riuscito ad annullare. Nonostante l’esistenza di uno “Sportello Amico”, gli uffici di Equitalia non si sono mai presi la briga di annullare ciò che, anche secondo loro stessi, appariva illegittimo e non dovuto. Anzi, a volte hanno anche insistito, cercando di convincere il contribuente che dovesse comunque pagare, e poi magari chiedere il rimborso. Invece, per chi preferisce versare quanto richiesto che adire il tribunale, non c’è ombra di restituzione: meglio far finta di niente per non scoperchiare il vaso di Pandora.
Per chi è stato più fortunato, la soluzione è arrivata dall’istituto dell’autotutela: il ricorso viene presentato non già ad Equitalia ma all’ente creditore che, eventualmente, dispone lo sgravio qualora ritenga non dovuto il credito. Di fatto, però, sono in pochi a conoscere questo diritto e, spesso, chi vi procede non ottiene risposta entro i termini necessari per presentare ricorso; così, per non decadere dalla possibilità di fare opposizione in tribunale, preferisce avviare anche questa seconda strada.
Così facendo, anche chi non ha dovuto pagare ha comunque speso ulteriori somme non dovute a titolo di tasse per le cause e parcelle per i professionisti, intasando peraltro la già ingolfata macchina della giustizia.
E se le statistiche rivelano che più del venti per cento delle cartelle di pagamento sono false, non dicono quanti contribuenti invece, ricevuta la cartella “inventata”, hanno pagato senza contestare o fare ricorso, non accorgendosi, o non potendo controllare, se quella richiesta del fisco fosse o meno motivata. Un punto che fa pensare che l’«errore» tutto sommato possa spesso finire per far fare cassa al fisco, sfilando comunque soldi – non dovuti – alle tasche dei cittadini.
La notizia, ormai battuta dai principali giornali nazionali, rivela che la maggior parte delle richieste indebite proviene dall’Agenzia delle Entrate (175 miliardi), mentre il resto viene diviso tra Inps (23,3 miliardi), Inail (10 miliardi) e altre pubbliche amministrazioni.
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…………..ecc……………….
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