Forza Italia, sfracellamento in vista. Nasce la ‘corrente del Nazareno’

“Ci chiediamo come può Fi dare i suoi voti determinanti per l’approvazione di questa riforma elettorale al Senato e poi alla Camera definirla un atto di fascismo e …

“Ci chiediamo come può Fi dare i suoi voti determinanti per l’approvazione di questa riforma elettorale al Senato e poi alla Camera definirla un atto di fascismo e attaccarla come fa Brunetta…”.

Qualcuno l’ha già ribattezzata la ‘corrente del Nazareno’, primo passo di un futuro gruppo di ‘responsabili’, quando i giochi si faranno duri per Matteo Renzi al Senato, dove i numeri contano, eccome. Parliamo dei fedelissimi di Denis Verdini, ormai sempre più ai ferri corti con i ‘lealisti’ azzurri, non solo sul nodo delle riforme, dati ormai vicini allo strappo subito dopo le regionali e pronti alla battaglia se il ‘fuoco amico’ non cesserà. Un gruppo di cui è difficile prevedere i contorni, visto che trova sponde in diverse componenti al Senato. Ieri, alla Camera, al momento della votazione sugli ordini del giorno per l’Italicum, è arrivato un segnale di insofferenza nei confronti della linea di Forza Italia decisa ad Arcore, con l’Aventino indicato da Renato Brunetta: in dieci si sono presentati in Aula violando le direttive del capogruppo per poi attenersi alla disciplina di partito all’ok finale sulla legge elettorale, abbandonando l’emiciclo. Unico ‘dissidente’, Luca D’Alessandro, che è voluto restare sui banchi dell’opposizione senza votare pur di manifestare la sua contrarietà. I deputati ‘verdiniani’ non mollano e tornano a punzecchiare la ‘gestione Brunetta’: ”E’ inutile negarlo, resta un grande problema politico dentro Fi. Se parliamo di riforme, da ieri l’Italicum è legge, e non possiamo non tener conto di questa realtà e far finta di nulla”, spiegano. “Quindi, ci chiediamo come può Fi dare i suoi voti determinanti per l’approvazione di questa riforma elettorale al Senato e poi alla Camera definirla un atto di fascismo e attaccarla come fa Brunetta…”. Per ora si parla di tregua armata con il cosiddetto cerchio magico, ma la partita è tutta da giocare e si contano le truppe in Parlamento per il redde rationem finale.

Pallottoliere alla mano, a Montecitorio Verdini può contare su un nocciolo duro di almeno 10 deputati (rispetto ai 17 firmatari del documento sulle riforme alcuni si sarebbero tirati fuori nelle ultime settimane). Mentre a palazzo Madama, dove ha il proprio seggio, la rete andrebbe oltre Forza Italia e spazierebbe da Gal a Ncd, grazie a un gruppo di fidatissimi, come Riccardo Mazzoni, con cui fondò il ‘Giornale della Toscana’, e l’immobiliarista Riccardo Conti, ma anche Riccardo Villari ex presidente della Vigilanza Rai. In buoni rapporti con Verdini al Senato sono anche l’ex sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro e Altero Matteoli. Nella compagine di Gal, gruppo parlamentare nel quale militano molti ‘verdiniani’, raccontano, l’ex coordinatore nazionale del Pdl può far riferimento al capogruppo Mario Ferrara. Verdini, poi, assicurano fonti centriste, avrebbe rapporti solidi anche con vari senatori di Area Popolare (Ncd-Udc) considerati ‘dormienti’, ma pronti a rispondere nel caso di bisogno. Difficile, allo stato, dire quanti senatori siano pronti a seguire Verdini qualora decidesse di fare un suo gruppo dopo le regionali. A Montecitorio, la conta è più semplice. Partendo dal cosiddetto documento dei 17 contro il ddl Boschi ora si arriverebbe a circa una decina di irriducibili, come D’Alessandro, Massimo Parisi, Monica Faenzi e Ignazio Abrignani. Oltre a Paolo Russo che sin dal primo momento si dichiarò estraneo all’iniziativa, va escluso anche l’ex dc Gianfranco Rotondi, che ha sempre assicurato la sua lealtà a Berlusconi pur criticando più volte la linea del partito. Negli ultimi giorni, raccontano, tra le fila dei deputati considerati vicini a Verdini più di qualcuno avrebbe espresso delle perplessità sull’ipotesi di rompere e creare nuovi gruppi. Una dimostrazione plastica si è avuta ieri alla Camera, in occasione del voto sugli odg dell’Italicum. Non hanno abbandonato l’Aula e si sono attenuti all’indicazione aventiniana del capogruppo Brunetta, Laura Ravetto e Gregorio Fontana, che pure avevano sottoscritto il ‘documento dei 17’. Tra i perplessi, secondo le ultime indiscrezioni, ci sarebbero poi, Luca Squeri, Pierluigi Cesaro, plenipotenziario azzurro in Campania, Marco Martinelli e Basilio Catanoso. Contraria allo strappo anche Daniela Santanchè, che vanta un rapporto di amicizia antica con Verdini, ma va ripetendo come un mantra che ”mai lascerà Berlusconi”.

(AdnKronos)

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