Una politica economica coordinata, produrrebbe una maggiore crescita e posti di lavoro nella zona euro. Ma questo coordinamento deve prima di tutto affrontare un problema di fiducia tra i governi. Parola di Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca centrale francese.
L’Ue paga i costi della mancanza di un coordinamento politico sin dal 2010, quando la crisi del debito sovrano ha avuto inizio, tirando giù diversi punti dei Prodotto interno lordo, oltre che milioni di posti di lavoro, per i 19 Paesi che condividono l’euro. Tutto questo ha una causa specifica: “C’è un problema di fiducia”, ha detto De Villeroy Galhau all’Economic Forum di Bruxelles.
Il governatore non disdegna qualche stoccata: “Quando i francesi parlano di coordinamento economico o di una governance economica più forte, come hanno fatto per decenni, i tedeschi hanno spesso il sospetto che si tratti di un nuovo trucco francese per evitare riforme interne”. E come si conviene a certi livelli, dopo il colpo alla botte arriva anche quello al cerchio: “Forse questo sospetto a volte non è del tutto infondato”, ha infatti aggiunto.
Per De Villeroy Galhau il trade-off tra riforme interne e coordinamento delle politiche economiche a livello europeo, che è stato lì negli ultimi 20 anni, dovrebbe finire. “Abbiamo bisogno di entrambe le cose – ha concluso -, ma per questo abbiamo bisogno di un’iniezione di fiducia per garantire questo scopo”.
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“La politica di bilancio in termini aggregati della zona euro e’ appropriata: dopo essere stata restrittiva per molti anni, negli ultimi due anni e’ stata neutrale e adesso e’ leggermente espansiva”. E’ questa la valutazione del commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici. Il commissario francese ritiene che il tema della flessibilita’ debba essere approfondito, pero’ si e’ dichiarato contrario a togliere l’intera spesa per investimenti dai calcoli delle regole di bilancio (si tratterebbe della ‘golden rule’ classica da sempre respinta perfino come ipotesi dalla maggior parte dei governi). “Non sono d’accordo a togliere tutti gli investimenti: e’ difficile fare distinzioni e poi dobbiamo continuare a dare un segnale preciso sulle politiche di bilancio” responsabili.