Le politiche sull’immigrazione rischiano di essere il tallone d’Achille di Angela Merkel. I sondaggi mostrano come più della metà dei tedeschi sia stanca della “troppa accoglienza” dovuta agli accordi europei, e i partiti di opposizione partono all’attacco della cancelliera cercando di sfruttare l’onda di malcontento popolare.
Anche l’alleato di governo e vice cancelliere, Sigmar Gabriel, leader del Spd, il partito socialdemocratico tedesco, lancia il suo j’accuse a fraü Merkel, rea di aver “sottovalutato” il fenomeno dopo che nel Paese erano arrivati lo scorso anno 1 milione di rifugiati e quest’anno la previsione è di circa 300mila. L’idea di Gabriel è quella di porre un limite massimo agli ingressi, proporzionandoli alle capacità economiche e sociali del governo di avere politiche di integrazione sufficienti a trasformare il dramma in risorsa per il Paese. L’uscita del socialdemocratico è ovviamente una manovra da campagna elettorale, visto che nel 2017 le urne si riapriranno per scegliere il prossimo cancelliere. Elezioni a cui Merkel non ha detto ancora se parteciperà o meno, soprattutto dopo la lettura di altri recenti sondaggi che hanno bocciato la sua ricandidatura nel 2013, dopo aver governato ininterrottamente dal 2005 in poi.
E anche se domenica 28 agosto, in un’intervista televisiva, la leader Cdu ha ammesso di avere dei rimpianti per aver aperto le frontiere nel 2015 all’immigrazione, danneggiando così il suo partito, le previsioni confermano il calo verticale, a favore delle neonate sigle antieuropee come l’Afd, Alternativa per la Germania, che i sondaggi danno al 21%, un solo punto percentuale in meno della Cdu, alle elezioni di settembre in Meclemburgo-Pomerania Anteriore, il Länd di origine della Merkel, mentre in testa rimane la Spd col il 28% delle preferenze.
Alla popolarità della cancelliera non giovano nemmeno i due attentati terroristici in Baviera, che il popolo collega direttamente all’ondata di immigrazione di matrice musulmana proveniente da Siria e Iraq. Ma la teutonica Angela non molla e respinge tutti i suggerimenti, anche quelli del suo vice Gabriel, proseguendo sulla linea impostata dal suo governo: assunzione di migliaia di funzionari da inserire nell’agenzia per i rifugiati, più espulsioni di migranti a cui viene negato asilo e introduzione di nuove regole severe per incoraggiare i rifugiati a imparare il tedesco e partecipare a corsi di integrazione.
Eppure il capo dell’ufficio immigrazione tedesco, Frank-Juergen Weise, alla “Bild” ha ammesso: “Se arriveranno altre persone finiremo sotto pressione”. Spiegando che finora il 70% dei migranti è stato messo in condizione di lavorare, ma resta ancora una buona parte di immigrati che continua ad essere totalmente dipendente, non essendo in grado di trovarsi un posto di lavoro.
Tutto ciò si riverbera sui sondaggi, dove la Merkel ha già perso 12 punti percentuali rispetto al 2013, passando al 47% del gradimento personale, mentre a livello nazionale soltanto il 42% la rivorrebbe ancora a capo della Germania.