Un tempo li chiamavano “giochi di potere”, quando la finanza e la politica si intrecciavano (spesso in modo molto pericoloso) per evitare che il potente di turno finisse stritolato dai cosiddetti “poteri forti”. C’è un evento, infatti, che sta preoccupando oltremodo il presidente del Consiglio: la vittoria di Urbano Cairo nella scalata al colosso (forse ex, visti i debiti) dell’editoria, Rcs. La linea politica del patron di La7 è nota da tempo: lui non è rimasto affascinato dal “ragazzo di provincia”, come Matteo Renzi ama definirsi ogni volta che un intervistatore gli chiede una autodescrizione. E per questo i programmi della sua rete televisiva non risultano “allineati” secondo i parametri di Palazzo Chigi.
Ora ha tra le mani uno strumento abbastanza potente: il “Corriere della Sera”, che già nei mesi scorsi aveva riservato al presidente del Consiglio un trattamento non piacevole: l’eco dell’editoriale di Ferruccio de Bortoli, prima di lasciare la direzione, quando scrisse di sgradevole olezzo di massoneria per Renzi, fu un colpo abbastanza forte sulle ginocchia (già) traballanti dell’ex sindaco di Firenze. Ora, con l’arrivo di Cairo, figlioccio professionale di Berlusconi, non antitetico al Movimento 5 Stelle, le cose potrebbero complicarsi maledettamente per “il Matteo”, alle prese con una guerra infinita in casa propria con la minoranza Pd, i mugugni di Alfano e i suoi che si sentono poco “potenti” e con un’economia che non riparte affatto, anzi peggiora a causa delle incertezze sul credito dovute ai problemi delle banche con i crediti deteriorati.
In questo quadro poco edificante, alle porte si affaccia un referendum sulla riforma costituzionale varata dal suo governo, in cui Renzi potrebbe anche rimetterci la carriera politica, in caso di sconfitta.
Urge una reazione, dunque. Il premier ha avuto 48 ore di decompressione da quando ha avuto la notizia dell’ufficialità della vittoria di Cairo, ma non ha potuto dedicarsi al “dossier contromosse” visti l’attentato di Nizza che è costato la vita a 85 persone e il fallito golpe in Turchia, che ha creato non pochi imbarazzi ai leader europei, che ufficiosamente speravano nella vittoria dei militari per togliersi dai piedi il pericoloso e pretenzioso Erdogan, al quale il Vecchio continente aveva appaltato la lotta al fenomeno dell’immigrazione, mettendogli tra le mani tanti miliardi di euro, pur sapendo che nella mezzaluna i diritti umani e civili sono un optional poco gradito.
Fonti vicine a Palazzo Chigi raccontano di un Renzi febbrilmente attaccato al telefono per cercare di mettere in piedi una rete che gli permetta di far pace con De Benedetti, patron di “Repubblica”, l’unica potenza editoriale in grado di poter contenere l’espansione della Rcs a trazione Urbano Cairo. Tra “l’ingegnere” e il premier non corre buon sangue da molti mesi, ormai, ma l’imprenditore è uomo navigato e sa che ora si è aperto per lui uno spazio di trattativa con il potere politico, in cui è lui ad avere la forza contrattuale maggiore. Perché lasciarsi scappare un’occasione del genere, per una mera ripicca personale. Business il business, in fondo.
Giochi di potere: la Rcs di Cairo fa paura, Renzi prova a far pace con De Benedetti
Un tempo li chiamavano “giochi di potere”, quando la finanza e la politica si intrecciavano (spesso in modo molto pericoloso) per evitare che il potente di turno finisse stritolato …
Di
Marco Grande
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peter pan
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Mi domando come mai non si sia mai proposto come presidente della repubblica…. che ci sta lì a fare Mattarellus….
Consuelo
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