“Dobbiamo uscire dal governo. Quando? Già domani. Renzi non reggerebbe? Non è un mio problema”. Uno dei senatori più influenti del Nuovo centrodestra al Senato, Giuseppe Esposito, alza il tiro contro Matteo Renzi. Chiede ad Angelino Alfano di lasciare la compagine di governo e non si preoccupa delle conseguenze politiche: “Quello che dovevamo fare, l’abbiamo già fatto”. Esposito, legato al capogruppo Renato Schifani, è uno degli otto senatori alfaniani che lavorano per ricostruire il centrodestra e spingono per una rottura immediata con il Pd. Per la crisi di governo, insomma.
Senatore Esposito, volete abbandonare l’alleanza con Renzi e ricostruire il centrodestra?
“Innanzitutto non utilizzerei la formula ‘volete’, perché ancora non ci siamo confrontati: speravo nella riunione di gruppo di ieri sera, ma purtroppo è stata sconvocata. Spero si tenga presto, per permettere a singole posizioni di confrontarsi. Comunque non voglio lasciare il Nuovo centrodestra”.
E allora cosa chiede?
“Voglio che Ncd diventi un soggetto pronto ad approdare in un centro moderato. Fino ad oggi, invece, l’esperienza del nostro partito è stata sacrificata alla nostra presenza nel governo”.
Avete rotto con Berlusconi per partecipare a questo esecutivo.
“Abbiamo fatto cose buone per l’Italia, altre che non sono state il massimo. Adesso però è finita la fase d’emergenza. Dobbiamo uscire dal governo”.
Parole pesanti. Quando pensa che dovreste lasciare l’esecutivo?
“Domani. Dobbiamo lasciare il governo e ricostruire l’area moderata”.
Una parte del partito non è d’accordo. E anche Alfano nutre dubbi.
“Senta, ci chiamiamo Nuovo centro destra: io resto ancorato con entrambi i piedi nel centrodestra, gli altri non so, magari hanno cambiato idea…”.
Non è il caso di attendere almeno luglio, il dibattito sulle eventuali modifiche all’Italicum, e magari anche il referendum costituzionale di ottobre?
“Non dobbiamo aspettare nulla. Noi abbiamo contribuito ad approvare anche buone leggi, ma il referendum non rappresenta un passaggio politico: riguarda i cittadini e non è vincolante per il governo. Possiamo lasciare il governo e poi ciascuno può decidere se stare con il Sì o con il No”.
Ma se uscite dal governo, come si regge l’esecutivo? Sarebbe crisi.
“Possiamo anche uscire dal governo e far sì che l’esecutivo resti comunque fino al referendum”.
Non credo Renzi accetterebbe.
“Senta, comunque non è un mio problema. Il mio problema era portare l’Italia fuori dal guado. Diciamo che ci siamo riusciti, o quantomeno possiamo dire che adesso il Paese almeno sta galleggiando”.
Sulle sue posizioni ci sono otto senatori. Siete una minoranza nel partito, pensa che sia possibile convincerne altri?
“Sono convinto che nel partito si debba aprire una discussione. Solo allora si vedrà se c’è una maggioranza schiacciante o se magari si verifica uno splittamento consensuale tra due posizioni diverse. Sa qual è il problema? Che ormai non siamo più al partito dei leader, ma dei sottoleader. Ognuno parla per se stesso, e non si da spazio al confronto e alla condivisione”.
Lei andrà alla riunione del centrodestra che si terrà oggi al Senato, in nome del No al referendum?
“Sì, anche se penso sia un errore legare questo incontro al No al referendum. Vado per ascoltare e per comprendere le posizioni. Vado per partecipare alla riflessione sul centrodestra”.
Tutto questo mentre Alfano è sotto i riflettori dei media, dopo l’inchiesta che ha lambito il padre del ministro e il fratello per l’assunzione alle Poste. Tutto questo influirà sulle scelte del leader, rispetto alla permanenza di Ncd al governo?
“Alfano è inutilmente sotto i riflettori, perché sono convinto che non c’entri nulla in questa storia. E’ fango nel ventilatore. Detto questo, non penso che i fatti personali possano influire sulle scelte politiche”.
Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da La Repubblica, che ringraziamo
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Il “no” alle riforme costituzionali è netto. Il centrodestra si è riunito a Palazzo Madama per far partire il fronte che a ottobre sfiderà Matteo Renzi al referendum.
Alla riunione, riservata ai senatori dell’area di centrodestra, hanno partecipato i senatori di Ncd Antonio Azzollini e Giuseppe Esposito. La presenza di due esponenti della maggioranza non è certo passata inosservata. Anche perché, come rivela il Giornale, Azzollini è uno dei big di Ncd che vorrebbero ricostruire il centrodestra alternativo a Renzi.
La preoccupazione di Renzi è che si arrivi a uno smottamento tra i centristi. La riunione di ieri sera è saltata per evitare ulteriori tensioni dopo gli effetti dell’inchiesta “Labirinto”. Angelino Alfano ha parlato di “ri-uso politico degli scarti di un’inchiesta giudiziaria”, ha criticato i magistrati che non lo hanno chiamato, ha reagito alle intercettazioni che sono state pubblicate sui giornali sostenendo che è in corso “una manovra politica”. “Vogliono destabilizzarci – è la reazione dei centristi – è in atto una congiura”. Un gruppo di senatori è dato in uscita, aspetta che Silvio Berlusconi torni in pista per costituire una federazione di centro. Maurizio Lupi si è fatto portavoce delle istanze dei malpancisti che minacciano di uscire dalla maggioranza se non arriveranno segnali sul cambiamento dell’Italicum. Per ora Alfano chiude alla possibilità che il partito possa sfilarsi. Resta l’ipotesi scissione, ma a rischio sono soprattutto i numeri in Senato.
Oggi, a pranzo, si sono visti i partiti del centrodestra per rilanciare la battaglia sul “no” al referendum. Ieri, uscendo dall’ospedale, Berlusconi ha ribadito la necessità di discutere sulla legge elettorale “con equilibrio e buonsenso”, ma al momento non c’è spazio di dialogo con Renzi. Anche all’interno di Ncd, d’altra parte, sembra finito il tempo del confronto. Azzollini ha partecipato al summit del “no” in vista del referendum rivendicando di “non avere mai votato a favore delle riforme costituzionali” e richiamandosi dunque a “un dissenso da Ncd sin dall’inizio del loro percorso parlamentare”. Al tempo stesso Giuseppe Esposito, senatore legato al capogruppo Renato Schifani, ha ammesso con Repubblica la rottura nella maggioranza: “Dobbiamo uscire dal governo, anche già domani”.
La “cabina di regia” comune nata oggi al Senato servirà, come spiega il leghista Gian Marco Centinaio, ad “aiutare gli italiani a capire che votando no si mandano a casa anche il signor Renzi, la signora Boschi e quanti si indignano perchè c’è chi si oppone” alle riforme. Una linea comune tra Lega Nord e Forza Italia potrebbe, poi, arrivare nei prossimi giorni con una iniziativa dei leader di partito. In settimana Matteo Salvini potrebbe, infatti, essere ricevuto ad Arcore. “Voglio andare a trovarlo”, ha spiegato il leader del Carroccio ai fedelissimi.
Fonte: Il Giornale
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