Immigrazione: io non dimentico il passato

Il porto di Ellis Island dal 1840 al 1920 ha accolto oltre 12 milioni di immigrati sui quasi 40 milioni arrivati in totale negli Stati Uniti. Cinque milioni …

Il porto di Ellis Island dal 1840 al 1920 ha accolto oltre 12 milioni di immigrati sui quasi 40 milioni arrivati in totale negli Stati Uniti. Cinque milioni gli italiani.

Io non dimentico quando un mio antenato, forse nonno Pasquale Pingerna, in cerca di  fortuna, con tanti altri compaesani e connazionali s’imbarcò sulle navi che da Napoli partivano verso New York (vedi lista nomi a fondo pagina).  Nel porto di Ellis Island, che dal 1840 al 1920 ha accolto oltre 12 milioni di persone su quasi 40 milioni arrivate in totale negli Stati Uniti, i migranti dell’epoca, appena sbarcati, venivano sottoposti a vari controlli per verificarne lo stato di salute.

Gli italiani accolti furono quasi 5 milioni. Nel 1907 fu raggiunto il picco con oltre 1 milione di approdi. Dieci anni dopo, nel 1917, furono introdotte le quote d’ingresso. Risulta che solo il 2% furono respinti, in quell’ondata storica di immigrazione verso l’America. I miei antenati, nonno e zii, ebbero la fortuna di rimanere. Alcuni riuscirono a stabilirsi definitivamente negli USA, altri rientrarono in Italia. Nella nuova terra, dopo il viaggio della speranza, molti fecero poi fortuna. Altri esportarono la delinquenza. Ma la solidarietà americana ha prevalso.

Come posso essere quindi contro l’immigrazione di popolazioni che oggi scappano da guerre civili, da dittatori assetati di potere, da povertà estrema e drammi legati al sottosviluppo? Sono miriadi le ragioni che portano decine di migliaia di persone alla migrazione forzata a cui assistiamo attoniti.

Nella lotta, prettamente politica ed alla ricerca del consenso elettorale, tra chi vuole accogliere e chi vuole respingere, non emerge mai purtroppo la strategia che dovrebbe essere vincente: una politica “mondiale” sul tema migrazione. Se ci si concentra esclusivamente sull’emergenza del presente e non si risolve il problema di fondo, la radice della “migrazione forzata”, non solo l’Italia e l’Europa ne saranno travolte, ma il mondo intero.

I migranti forzati, come risulta da uno studio pubblicato sul sito http://www.issm.cnr.it/ che già tempo fa anticipava scenari drammatici, li possiamo dividere in tre categorie:

1) Migranti e sfollati obbligati a spostarsi a seguito di un rapido mutamento dell’habitat,  determinato da catastrofi naturali, mutamenti climatici o disastri ambientali provocati dall’uomo;

2) Migranti dislocati in conseguenza dell’attuazione di programmi di sviluppo economico, quali la costruzione di grandi opere infrastrutturali, lo sfruttamento di risorse minerarie e le  attività di deforestazione;

3) Rifugiati politici, richiedenti asilo, soggetti ad una dislocazione a causa di conflitti, guerre civili, persecuzioni.

Non si deve dimenticare che Libia, così come Algeria, Tunisia e Marocco, a causa della crescita demografica da un lato e della desertificazione dall’altro, perdono ogni anno circa 1000 km quadrati di terra coltivabile. Il fenomeno migratorio deve quindi essere affrontato nella sua interezza senza concentrarsi esclusivamente sulla singola causa (socio-economica, ambientale o per guerre civili).

Eppure sarebbe imperdonabile dimenticare il passato.

La solidarietà non è di sinistra o di destra, non è cattolica o laica ma è un valore dell’uomo ed un impegno etico-sociale dei popoli verso donne, uomini, bambini la cui vita nei paesi di origine è in pericolo. Io non ho conosciuto la guerra e la fame ma mi sono state raccontate. Se qualcuno in famiglia ha tramandato quel racconto è proprio grazie alla solidarietà e all’aiuto di nazioni amiche. Io non dimentico.

di Mario Pingerna

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4 commenti

  1.   

    A prima vista io stesso sono molto polemico con questa vicenda dell’immigrazione. Forse sto cambiando idea e non sull’onda emotiva.
    Qualche settimana fa in tv l’intervista di un sottoufficiale della guardia costiera, rigorosamente anonimo, il quale sottolineava i pericoli sanitari, il terrorismo, etc etc. ma poi alla fine ha detto “poi ti capita di gettarti in mare con il salvagente e portare su un bambino di 5 anni infreddolito che si fa portare in salvo stringendoti il collo come una morsa e quando sei sulla nave spinge la sua guancetta sul collo…..ti dimentichi tutto e pensi che hai salvato un bambino”.
    Questa estate mi trovavo in un paesino d’origine in montagna. Una cinquantina di migranti ospitati a spese del comune, casa gratis e buoni per il supermercato.
    La tristezza e la paura ancora nei loro occhi ma al tempo stesso la gratitudine e la dignità.
    L’immigrazione non è solo questo ma anche questo.
    L’immigrazione mi fa pensare a kabobo ma mi fa pensare anche ai due egiziani che hanno sfondato la porta dei vicini e affrontato le fiamme per salvare due anziani.
    Ma aldilà di questo bisognerebbe studiare bene come si può sfruttare questa cosa a beneficio di tutti.
    Ho visto quei ragazzi fare il servizio d’ordine per la protezione civile durante la festa del patrono e ho pensato guarda tu un islamico che fa da cordone durante la processione ad un ivoriano che in cambio di vitto e alloggio da momentaneamente un mano con le aiuole.
    Noi siamo tutti figli, nipoti o parenti di migranti e i nostri avi si sono distinti per il lavoro, la bontà e hanno fatto grande il paese che li ha ospitati.
    Chissà che non si possa selezionare il meglio tra questa gente.
    Avere degli immigrati significa pil ma al tempo stesso spese sanitarie, scuola, giustizia.
    Bisogna studiarci su per capire come si può aprire la forbice per rendere efficiente per loro e per noi, magari un contratto di lavoro con paga di ingress che consenta di far lavorare dignitosamente queste persone e dare la possibilità a loro di dare al nostro paese un contributo di crescita, senza paura della religione, del colore della pelle.
    Ma al tempo stesso senza rinunciare alle nostre tradizioni, al nostro Dio, alla nostra sicurezza, alla legalità, senza barattare i nostri principi basilari, la nostra democrazia, senza il falso buonismo del “diamo un lavoro da 1500 euro al mese a tutti” o “un nigeriano non deve guadagnare meno di un barese”, principi questi che sono l’anticamera dello sfruttamento.

  2.   

    Ecco chi promuove la “accoglienza” (chi l’avrebbe mai detto?)
    Maurizio Blondet
    http://www.maurizioblondet.it/ecco-chi-promuove-la-accoglienza-chi-lavrebbe-mai-detto/

  3.   

    A conferma di quanto scritto arriva la dichiarazione dagli USA che il problema immigrazione è un problema mondiale e che l’Europa, sempre secondo gli Usa, dovrà affrontare un ventennio di immigrazioni.

  4.   

    Sono d’accordo con l’autore dell’articolo. Io mi sento cittadino del mondo e per me una persona che ha bisogno di aiuto ce l’ha indipendentemente da colori, religioni o provenienza. E’ giusto ricordare chi siamo e da dove veniamo, troppo facile girarsi dall’altra parte e invitarli a tornare a casa loro. Quale casa? Quella, a volta, bombardata? Quella di chi vive fame, sete e terrore quitidiano? Pensiamo forse che siano tutti terroristi?