Lettera al Presidente della Repubblica. Deputati e senatori pentastellati scrivono al Colle, chiedendo di intervenire. “Trivellopoli: conseguenze più gravi di Tangentopoli. Testo integrale.
“Trivellopoli è un caso di corruzione che può avere conseguenze più gravi di Tangentopoli. Ed è assurdo che un governo la cui esistenza è appesa a un filo faccia votare la settimana prossima la riforma Costituzionale. Per questo chiediamo un incontro urgente al presidente della Repubblica Mattarella affinché rivolga un monito alla Camera e chieda di posticipare la discussione sulle riforme a dopo le votazioni sulla mozione di sfiducia al Senato” depositata dal M5s, mentre lo stesso ha fatto il centrodestra. Lo dice il capogruppo dei cinque stelle alla Camera Michele Dell’Orco, in conferenza stampa con la collega del Senato Nunzia Catalfo e al deputato Carlo Sibilia, membro del direttorio pentasellato. “Noi voteremo qualsiasi altro documento che chieda le dimissioni del governo Renzi – fanno sapere i portavoce M5s -. E ci aspettiamo che nei prossimi giorni ci siano degli sviluppi sul caso Trivellopoli che potranno coinvolgere altri ministri determinando così un disfacimento della maggioranza”.
E’ proprio Sibilia a illustrare lo “schema” da cui nasce l’accostamento a Tangentopoli. Le rivelazioni dell’inchiesta della Procura di Potenza sulla presunta influenza degli interessi delle compagnie petrolifere sulle decisioni del governo, afferma il deputato campano, mettono in luce “un sistema mafioso”, in cui il governo è “permeabile” alle pressioni e vede coinvolti “a vario titolo di membri del governo, citati nelle carte delle indagini e nelle intercettazioni”. Schema da cui si trae l’immagine di un “governo che dovrebbe fare gli interessi dei cittadini” ed è invece “completamente collegato alla criminalità organizzata”. Proprio l’essere “permeabili” a interessi specifici e altri rispetto a quello della generalità dei cittadini porta alla conclusione, è la tesi M5s, che “queste persone (le personalità dell’esecutivo coinvolte, ndr) si sono sottratte al loro dovere. Quindi sono tutti delinquenti”. “Qual è la differenza – chiede Sibilia – fra loro e i camorristi che commentando l’inquinamento della terra dei fuochi dicevano: noi beviamo acqua minerale?”.
Di fronte a simili affermazioni, il Partito Democratico annuncia la querela nei confronti di Sibilia, “per le gravissime affermazioni rilasciate nei confronti dei nostri esponenti che rivestono anche ruoli istituzionali” con “indebiti, gratuiti e offensivi accostamenti”. “Il ricavato delle querele – aggiunge nella nota Francesco Bonifazi, tesoriere dem – lo destineremo alle associazione che sono in prima linea nella difesa della legalità e contro le mafie. Siamo sicuri che l’on. Sibilia saprà rinunciare all’immunità parlamentare per rispondere di fronte ai giudici delle sue dichiarazioni”.
Nessun ministro risulta al momento indagato dalla Procura di Potenza. L’ex ministra per lo Sviluppo economico Federica Guidi ha rassegnato le dimissioni per un’intercettazione in cui comunicava al suo compagno, l’imprenditore Gianluca Gemelli, il passaggio di un emendamento alla legge di Stabilità che ne avrebbe favorito gli interessi nella vicenda Tempa Rossa. Nella telefonata si citava anche la ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi, che si sarebbe detta “d’accordo”. I magistrati hanno ascoltato Boschi e Guidi in qualità di persone informate sui fatti. Ne sono consapevoli anche quelli del Movimento 5 Stelle. Ma, in ogni caso, incalza Catalfo, “questo scandalo non si può risolvere con le sole dimissioni del ministro Guidi” perché siamo di fronte a “un sistema, che il Movimento 5 Stelle aveva denunciato e scoperto già nel 2014”.
Un “sistema” che, lavorando ad altre situazioni oltre Tempa Rossa, ha iniettato nell’esecutivo Renzi ulteriori eben più inquietanti veleni. Sempre dall’inchiesta di Potenza altre intercettazioni lasciano intuire come il ministro per le Infrastrutture Graziano del Rio fosse oggetto di “dossieraggio”. In una telefonata, Valter Pastena, consulente del ministero diretto da Federica Guidi che il M5s definisce oggi “oliatore”, comunica al compagno della ministra di aver ricevuto un “regalo” dai “carabinieri”: “Sono venuti a portarmi in ufficio foto di del Delrio a Cutro con i mafiosi”. Mentre in una seconda intercettazione, è l’imprenditore e lobbista siciliano Nicola Colicchi a raccontare a Gemelli come il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, avesse premuto su Del Rio per sponsorizzare la conferma di un “protetto”, Alberto Cozzo, come commissario straordinario dell’autorità portuale di Augusta, al centro del filone siciliano dell’inchiesta. Pezzi dello Stato contro pezzi dello Stato, lo scenario più sconvolgente. Che induce Del Rio a presentare un esposto: “Voglio sapere la verità”.
Sulla vicenda di Augusta, attacca su Facecook Alessandro Di Battista: “Persino una nomina importante come quella all’autorità portuale di Augusta di fattola decideva il fidanzato della Guidi (…). Si parla sempre più di conflitto di interessi del governo Renzi. In effetti c’è un conflitto di interessi tra i cittadini e il governo. L’inchiesta Trivellopoli lo dimostra con chiarezza. Vi prego, aiutateci a mandarli via”.
Lettera tratta da www.beppegrillo.it
Illustre Presidente della Repubblica,
è sotto gli occhi di tutti che i nuovi e ulteriori elementi che emergono dalle intercettazioni al vaglio degli inquirenti sull’inchiesta già definita come Trivellopoli nell’ambito delle estrazioni petrolifere a Tempa Rossa gettano tutto il Paese, già profondamente prostrato e con milioni di italiani sempre più poveri, in un profondo senso di sfiducia nel Governo e nel suo operato.
Come è noto la Conferenza dei Capigruppo del Senato ha calendarizzato le mozioni di sfiducia al Governo per il 19 aprile, due giorni dopo il Referendum sulle Trivelle, ma soprattutto dopo l’approvazione definitiva in Aula – prevista per la prossima settimana – del provvedimento sulle riforme Costituzionali.
Sarebbe stato, quindi, opportuno votare le mozioni prima dell’approvazione definitiva della modifica costituzionale: segnale di trasparenza e correttezza istituzionale. Invece si è deciso, in maniera arbitraria e irrispettosa delle istanze delle opposizioni, che non c’è alcuna urgenza e posticipato la discussione al martedì successivo al Referendum e all’approvazione definitiva delle riforme costituzionali mentre dalle intercettazioni emergerebbe, sempre con maggiore chiarezza, che questo è un Governo che fa le leggi e gli emendamenti per il compagno di un ministro e che pensa solo agli interessi personali e familistici: il conflitto di interesse, dunque, a nostro avviso, non è ravvisabile solo in capo ad alcuni esponenti governativi, bensì è tutto il Governo a portare la responsabilità dei rapporti con i petrolieri, e non bastano le dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi a chiudere il caso.
Signor Presidente, nella mozione presentata dal MoVimento 5 Stelle, è racchiuso tutto il nostro sdegno e tutta la preoccupazione per un Governo che riteniamo delegittimato a cambiare la Carta costituzionale, perché “i fatti riportati (….) dimostrano l’esistenza di comportamenti governativi sanzionabili sia sotto il profilo politico sia, ove confermate le risultanze di indagini in corso, sotto quello penale, mediante cui il Governo della Repubblica, attraverso i suoi membri, ha abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri”.
Tanto premesso, chiediamo al Capo dello Stato di ricevere una delegazione di Parlamentari del Movimento 5 Stelle; desideriamo parteciparLe tutta la nostra preoccupazione per quella che si sta profilando come una nuova “Tangentopoli” e di cui stiamo iniziando ad intravvedere solo i primi segnali.
Nell’attesa di un Suo gradito e cortese riscontro, La salutiamo cordialmente.
Michele Dell’Orco, portavoce e capogruppo M5S Camera e Nunzia Catlfo, portavoce e capogruppo M5S Senato
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Te saludi
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