Un caso senza precedenti ma nessun regalo. Così la Commissione europea definisce il margine concesso ai conti pubblici italiani, le generose attenuanti sul deficit che consentono di non aprire una procedura per eccesso di debito, ottenuti secondo Bruxelles in cambio di un rigoroso impegno di correzione sul prossimo anno.
Sono i commenti di Pierre Moscovici, responsabile Ue agli Affari economici e monetari, che ha presentato alla stampa le raccomandazioni ‘country specific’ secondo la procedura del semestre europeo.
Ufficializzata ieri dallo stesso ministero dell’Economia, che ha pubblicato il concitato carteggio Roma/Bruxelles dell’ultima settimana, si tratta di una promozione con una piccola riserva.
Soltanto nel caso dell’Italia — non di Belgio e Finlandia, ugualmente ‘sorvegliate speciali’ per eccesso di debito in base all’articolo 126(3) del Trattato — la Commissione intende procedere a un nuovo esame già in autunno.
L’esecutivo europeo tornerà infatti a pronunciarsi sul percorso di rientro di deficit e debito tra ottobre e novembre, dopo aver ricevuto la legge di bilancio.
Fa riferimento alla particolarità del dossier Italia il commissario francese, cui ormai dalla nomina spetta il ruolo di ‘poliziotto buono’ lasciando quello del ‘cattivo’ al collega lituano Valdis Dombroskis, parlando però di un “chiaro rendezvous per l’autunno”.
Dopo gli ultimi scambi definiti intensi e costruttivi, spiega Moscovici, “abbiamo chiesto all’Italia di rientrare dalla deviazione… abbiamo un impegno chiaro da rispettare in modo imperativo, dunque un appuntamento ad ottobre/novembre per una nuova analisi sul rispetto della regola del debito”.
Non è del resto certamente la prima volta che Bruxelles concede trattamenti speciali, interpretati spesso frutto di un braccio di ferro politico che ha messo in evidenza ruoli e pesi ben diversi tra i singoli Paesi dell’unione monetaria.
Senza tornare alla notte dei tempi del novembre 2003, quando la presidenza italiana di turno guidata da Giulio Tremonti evitò a Francia e Germania la procedura per deficit eccessivo, soltanto l’anno scorso Parigi ha ottenuto — anche qui, caso unico — ben due anni per il rientro del disavanzo.
ronin
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di Giuseppe PALMA
http://scenarieconomici.it/vi-spiego-la-bufala-dei-14-miliardi-di-flessibilita-di-giuseppe-palma/
I 14 miliardi di flessibilità che l’UE ha concesso all’Italia per il 2016 altro non sono che uno specchietto per le allodole, una specie di gioco delle tre carte.
Si parta da un presupposto: sia il Trattato di Maastricht che quello di Lisbona prevedono entrambi il tetto del 3% del rapporto deficit/PIL.
Voi direte, “che c’entra?”. Adesso lo capirete. Per il 2016 l’UE ha concesso (!!!!) all’Italia di tenere il suddetto rapporto al 2,2%, poi arrivato al 2,4% per far fronte alla lotta al terrorismo (sicurezza e bonus cultura ai diciottenni). Quindi, in ogni caso, sotto il 3%!
Considerato che Renzi ha realizzato fedelmente alcune delle riforme imposte da Bruxelles (come ad esempio il Jobs Act e la revisione costituzionale), per il 2016 l’UE concede al governo italiano 14 mld di flessibilità (quasi un punto percentuale di PIL, che vale circa 16-18 mld di euro).
In cambio di questa “flessibilità” l’UE, che non regala niente a nessuno, ci ha imposto, per il 2017, di rispettare rigorosamente il tetto dell’1,8% nel rapporto deficit/PIL, altrimenti scattano le cosiddette clausole di salvaguardia (soprattutto l’aumento dell’IVA).
Se Maastricht e Lisbona prevedono che il rapporto deficit/PIL non superi il tetto del 3%, per quale motivo l’UE ci impone, in cambio di 14 mld di flessibilità per il 2016, di rispettare un rapporto deficit/PIL dell’1,8% per il 2017?
Ciò detto, se un punto percentuale di PIL vale circa 16-18 mld di euro, e l’UE ce ne “regala” 14 per il 2016, capite che buona parte di questa “regalia” se la riprenderà nel 2017 imponendoci un austero rapporto deficit/PIL all’1,8%.
Morale della favola: con una mano l’UE ci “regala” 14 mld nel 2016, con l’altra ce li toglie nel 2017… E a partire dal 2019 ci siamo impegnati a rispettare il vincolo dettato dal Fiscal Compact che impone il pareggio di bilancio (con rapporto deficit/PIL 0,5%!).
E mica pensavate che abbiamo tutti l’anello al naso?!
Ah, dimenticavo… a proposito del rapporto deficit/PIL, la Francia sono ormai duversi anni che viaggia sopra il 4%, la Spagna sopra il 7% e l’UK intorno al 5%.
A noi, invece, con una mano ci “regalano” 14 mld, con l’altra se li riprendono!
Oggi gli esponenti del Governo e del PD esultano per aver ottenuto flessibilità dall’UE dopo anni di rigore. Ma, visto quanto premesso, c’è poco da esultare! Ad ottobre si vota il referendum confermativo sulla riforma costituzionale. Bisognava farsi vedere disponibili… una volta messo in cascina il risultato referendario, l’UE tornerà ad imporci il rigore! Ma non hanno fatto i conti con il popolo!
Qualcuno potrebbe pensare: “ma Renzi è troppo furbo. Otterrà da Bruxelles ulteriore flessibilità anche nel 2017″… E no, miei cari. Qualora l’anno prossimo l’Italia non rispettasse quell’austero 1,8% del rapporto deficit/PIL, ecco che scatteranno le clausole di salvaguardia e l’IVA schizzera’ al 25,5%!
Poi a Bruxelles si offendono se li chiamiamo strozzini…
Giuseppe PALMA
(autore, tra gli altri, dei seguenti libri: “FIGLI DESTITUENTI. I gravi aspetti di criticità della RIFORMA COSTITUZIONALE“; “IL TRADIMENTO DELLA COSTITUZIONE. Dall’Unione Europea agli Stati Uniti d’Europa. La rinuncia alla sovranità nazionale“; “IL MALE ASSOLUTO. Dallo Stato di Diritto alla modernità Restauratrice… “; “€UROCRIMINE. Cos’è la moneta unica e come funziona. Soluzioni giuridiche per uscire dall’€uro“; e tantissimi altri).
robyuankenobi
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Cesare58
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