A dimostrarlo sono le numerosissime basi militari americane sparse per il Paese, la trasformazione della Sicilia in un centro tecnologico di droni, aeroporti adibiti a massicce esercitazioni internazionali, sistemi di guerra probabilmente pericolosi per la salute come il Muos.
Ora, come può l’Italia avere una politica estera indipendente se è totalmente militarizzata dalla NATO? I media questa domanda non se la pongono, del resto le basi militari americane sono praticamente un tabù sulla stampa italiana.
I cittadini però potranno pur sapere quello che avviene sul loro territorio? Nel frattempo si avvicina la più grande esercitazione NATO dai tempi della guerra fredda, la “Trident Juncture 2105”, ospitata anche dal Belpaese. L’importante è essere consapevoli del ruolo fondamentale che ha l’Italia nei giochi di guerra firmati NATO. C’è però chi lancia l’allarme e dice “no” alla guerra e alla Nato come Padre Alex Zanotelli, che ha gentilmente rilasciato un’intervista in merito a Sputnik Italia.
— Padre Alex, qual è il suo punto di vista sulle esercitazioni NATO “Trident Juncture 2015” che si svolgeranno in Italia quest’autunno?
— Siamo davanti alla più grande esercitazione militare mai fatta dopo il crollo del muro di Berlino. Le esercitazioni si svolgeranno dal 3 ottobre fino al 6 novembre con la partecipazione dei rappresentanti di tutte le fabbriche di armi. Parliamo di una cosa imponente che esprime la militarizzazione di questo nostro sistema economico e finanziario. Il comando centrale sarà proprio Napoli, a Lago Patria. Ecco perché noi a Napoli ci stiamo mobilitando per una manifestazione nazionale del 24 ottobre nel cuore di queste esercitazioni.
Vogliamo lanciare un grido di allarme, perché vediamo un mondo che sta andando a rotoli, ma non ci accorgiamo che dietro tutto questo c’è la guerra. Noi diciamo “no” al militarismo, che si esprime con la NATO, la quale di tutte le spese di armi al mondo spende il 70%.
— Oltre alle imminenti esercitazioni, l’Italia è già piena di basi militari americane, ha il Muos in Sicilia. Possiamo dire che l’Italia è già un teatro di guerra ed è sempre più sotto il controllo NATO?
— Sì, è sotto il totale controllo NATO. Io ho citato Napoli prima perché sarà il quartier generale delle esercitazioni, ma la Sicilia è fondamentale. Sigonella sarà la capitale mondiale dei droni. Niscemi è stata scelta come quarta capitale delle comunicazioni militari. L’Italia gioca un ruolo fondamentale in tutto questo, che purtroppo la gente non sa.
— Non tutti sanno che sul territorio italiano ci sono anche 80 bombe atomiche. Secondo lei, Padre Alex, perché la stampa parla così poco di quello che avviene nelle basi militari americane?
— È chiaro che la stampa è in mano al potere economico e finanziario. Per questo la gente non sa queste cose, i telegiornali e la stampa non ne parlano. Questo è gravissimo, parliamo di una grande ignoranza voluta della gente. Se la gente sapesse, si ribellerebbe a questo assurdo sistema nel quale viviamo.
— Per questa militarizzazione americana, l’Italia potrebbe non essere libera anche da un punto di vista politico?
— La nostra politica estera non esiste, la nostra politica estera la fa la NATO. Lo abbiamo visto quando siamo andati in guerra con la NATO in Afghanistan, in Libia. È importante iniziare a capire che l’Italia non è un Paese libero, siamo parte integrante di questo impero mondiale che è protetto da armi superpotenti.
— Padre Alex, che messaggio vorrebbe lanciare all’opinione pubblica? Qual è il suo auspicio?
— Prima di tutto dobbiamo ripensare a livello politico la nostra presenza nella NATO, dobbiamo uscirne fuori. Da questo punto di vista mi sento in compagnia con gli unici due che della democrazia cristiana nel ’48 votarono contro la presenza nella NATO. Uno di loro due si è ritirato dalla politica ed è diventato un monaco. Era molto arrabbiato, perché capiva che non poteva farci niente, parlo di Giuseppe Dossetti, un grande, l’anima della Costituzione italiana. Lui ha votato contro la presenza nella NATO, votò contro il proprio partito.
Oggi il mio appello è prima di tutto alle istituzioni. Dobbiamo uscire dalla NATO se vogliamo un minimo di libertà per fare noi una nostra politica.
Secondo: vorrei fare una domanda alla politica. Quando ero direttore di “Nigrizia” sono stato tartassato per aver sollevato il problema delle armi, perché sapevo che una somma di soldi andava ai partiti che erano allora al governo. Ho scritto un’altra lettera recentemente: voglio sapere quanti soldi oggi vanno ai partiti che sono al governo sulle tangenti d’armi. Sono questioni fondamentali, se la gente sapesse queste cose, comincerebbe a reagire in un’altra maniera. Purtroppo la gente non sa.
Il mio terzo appello è alla gente. Dobbiamo rafforzare il movimento per la pace, noi siamo frantumati, dobbiamo sentirci invece un’unica realtà, dalla Sicilia al Trentino. Dobbiamo creare una cittadinanza attiva, capace di dire “no” con chiarezza a questo sistema economico militarizzato che sta in piedi per la super potenza delle nostre armi.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Sputniknews