Italia, livello di competitività patetico: 44esimo posto, ci scavalca perfino l’Azerbaijian

Dopo mesi di roboanti annunci sulla crisi economico-finanziaria che era ormai alle spalle, che i segni meno di macroeconomia erano stati trasformati in segni più, l’Italia svela il …

Dopo mesi di roboanti annunci sulla crisi economico-finanziaria che era ormai alle spalle, che i segni meno di macroeconomia erano stati trasformati in segni più, l’Italia svela il suo vero volto e toglie alibi alla classe dirigente della politica. Non siamo più competitivi nel mondo, anzi perdiamo posizioni su posizioni.

Dietro l’irraggiungibile Svizzera, che conserva per l’ottavo anno consecutivo la prima posizione. Dietro gli Stati Uniti. Dietro la Germania, che si vede sfilare il quarto posto e la leadership europea dai Paesi Bassi. Dietro il Regno Unito, nonostante la Brexit. Dietro tutti i paesi dell’area scandinava: Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca. Dietro i cugini francesi (20esimi) e spagnoli. Ma anche sotto Cina, India, Polonia, e Azerbaijian…

E soprattutto con un quadro che, a dispetto di anni di governi tecnici, larghe intese e propositi riformisti, è in peggioramento: l’Italia arretra al 44esimo posto nella annuale classifica mondiale 2016-2017 sulla competitività curata dal World Economic Forum. Peggio di noi tra i paesi del continente fanno solo Portogallo (46esimo) e una Grecia del tutto estranea a parametri europei che finisce all’86simo posto.

Le 138 nazioni sotto osservazione sono state classificate sulla base di “12 pilastri della competitività,” che includono tra gli altri l’ambiente macroeconomico, l’area infrastrutture, sanità e istruzione, e l’efficienza del mercato del lavoro.

I risultati peggiori per l’Italia arrivano dalle aree Istituzioni (3,5 in un ranking da 1 a 7), dall’efficienza del mercato del lavoro (3,6) e, soprattutto, dal settore finanziario (3,1).

Punto dolente di quest’anno è proprio il nodo banche. Una delle sottoclassifiche peggiori per l’Italia è infatti quella che riguarda la solidità degli istituti di credito e la loro capacità di “venire incontro alle esigenze delle attività imprenditoriali”: crediti in sofferenza, istituti sottocapitalizzati, ma anche l’incapacità di affrontare fino in fondo i problemi del sistema di governance (il rapporto cita il nodo fondazioni bancarie) relegano il paese al 122esimo posto.

Tag

Partecipa alla discussione