Il 26,3% delle famiglie del quinto di popolazione più ricco percepisce detrazioni Irpef per i figli che valgono complessivamente 1 miliardo e cento milioni. Ricevono un beneficio di “circa 740 euro l’anno, meno dell’1% del reddito familiare”, lo afferma il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva (nella foto), presentando un’elaborazione sui dati 2013 in un’audizione sul Ddl Lepri al Senato. Inoltre, solo il 16,5% del beneficio va a famiglie a rischio di povertà, mentre il 30% arriva a famiglie con un reddito più che doppio rispetto alla soglia di rischio.
Nel quinto più povero della popolazione sono il 28,6% delle famiglie a beneficiare delle detrazioni per un importo medio di circa 1.120 euro l’anno che incide per il 5,5% sul reddito familiare. L’Istat spiega che, rispetto alle detrazioni Irpef per i figli, gli assegni familiari sono più concentrati sulle fasce meno abbienti della popolazione. Più della meta del beneficio totale è destinata a famiglie che vivono nei due quinti più poveri e soltanto il 7% risulta attribuito a famiglie del quinto più ricco. Circa il 60% del beneficio totale, infatti, è percepito da famiglie povere o quasi povere (redditi fino al 150% della linea di povertà), mentre il restante 40% si distribuisce tra le altre famiglie.
Welfare italiano tra i più bassi in Ue
Gli interventi sociali a sostegno della famiglia in Italia pesano per il 4,1% della spesa totale per le prestazioni sociali, nel 2013, pari a 313 euro procapite, “valore tra i più bassi in Europa”. È quanto osserva il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, in un’audizione alla Commissione finanze del Senato sul ddl Lepri per il potenziamento delle misure fiscali a sostegno delle famiglie.
La quota di spesa per le famiglie è al massimo in Irlanda (13,4%), Danimarca (11,5%), Germania (11,5%) e supera il 10% anche nel Regno Unito e in Svezia, dove i trasferimenti per i figli variano da 12.600 euro per un figlio fino a 27.600 per cinque e più figli (esentasse e indipendentemente dal reddito). Considerando tutte le prestazioni sociali, esclusi costi amministrativi e altre spese, nel 2013 la spesa per i paesi Ue si è attestata, in media, al 27,7% del Pil, in media 7.406 euro annui procapite. L’Italia è in linea con questi valori, con una spesa pari al 28,6% del Pil (7.627 euro procapite) che viene assorbita per il 50,7% dagli interventi per la vecchiaia.