Chiesta una somma di 12 milioni di euro, secondo un funzionario locale di Tripoli che lo ha detto alla Bbc. Il riscatto era previsto per la liberazione dei quattro italiani rapiti in Libia. Ora che sappiamo dell’uccisione di Piano e Failla, a scopo dimostrativo in quanto il riscatto non veniva pagato, si rafforza l’ipotesi del pagamento da parte del governo italiano di una somma di 6 milioni di euro.
Il sindaco di Sabratha ha riferito alla Bbc di 12 morti nel raid lanciato ieri sera contro “un covo dell’Isis”, mentre i media locali parlano di almeno nove vittime. Operazioni contro i jihadisti da parte dei miliziani libici sono in atto nella regione di Sabratha dal 19 febbraio scorso, quando un raid Usa colpì un covo dell’Isis uccidendo decine di miliziani.
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Nessuno sa dove siano, se sono in una “zona sicura” e quando torneranno in Italia. Pollicardo telefona a casa: “Stiamo bene e su di morale”. Calcagno: “Non dicono quando ci rimanderanno a casa”.
Sono ore delicatissime quelle che Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due ex ostaggi liberato in Libia, stanno vivendo. Entrambi non sono più nelle mani dei loro carcerieri, ma c’è ancora tanta confusione sulle modalità e sui tempi del rientro in Italia. Alcune fonti parlano di “poche ore”, altre di “pochi giorni”. Quello che è emerso nelle ultime ore è che i due saranno “restituiti all’Italia una volta terminati gli interrogatori”.
Stando a fonti ben informate, infatti, sembra che si trovino ancora in una zona pericolosa. L’unità di crisi della Farnesina lavora senza sosta per organizzare il rientro dei due tecnici della Bonatti dalla Libia. La fase più delicata, si apprende, è quella del primo spostamento, da Sabrata, dove sono sotto la protezione della polizia locale, ad un’altra località, per poi spostarsi probabilmente a Malta. Da lì potrebbero volare in sicurezza a Roma.
Sia nel caso di Pollicardo e Calcagno, sia in quello dei due tecnici uccisi, il rientro passerà necessariamente per Roma. Nella capitale, i primi due saranno sentiti dal pm Sergio Colaiocco, che indaga per la procura sulla vicenda. I corpi delle vittime, invece, saranno sottoposti ad esami autoptici presso l’istituto di medicina legale del policlinico Agostino Gemelli.
Notizie frammentarie alle famiglie
Potrebbero essere trasferiti presto a Tripoli i due ostaggi italiani, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, liberati venerdì 4 marzo in Libia. “Non sono pronti i documenti: appena saranno pronti, saranno trasferiti”, sostiene la moglie di Calcagno, Concetta Arena, raggiunta telefonicamente. I due tecnici hanno trascorso la notte a Sabrata, nella stazione di polizia dove erano stati portati subito dopo il rilascio. Venerdì sera e sabato 5, Pollicardo ha di nuovo chiamato la famiglia, a Monterosso al Mare. “Ha semplicemente voluto salutarci e di nuovo tranquillizzarci”, racconta il figlio, Gino Jr. “Ha detto di sentirsi sicuro nel commissariato di polizia di Sabrata e, anche dal tono di voce, ci è sembrato tranquillo”. “Si sentono al sicuro, sono tranquilli”, ha confermato la moglie di Calcagno. I due operai non hanno invece detto né se siano stati interrogati, né tantomeno se siano a conoscenza dei tempi di trasferimento. L’amministrazione di Tripoli dovrebbe organizzare in giornata un elicottero per trasportare i numerosi giornalisti, non solo italiani, presenti nella capitale libica per consentire loro di incontrare i due ex-ostaggi.
Pollicardo telefona a casa: “Stiamo bene e su di morale”
“Sto bene e su di morale. Vedrete che torno a casa presto. Non vedo l’ora”. Lo ha detto Gino Pollicardo, il tecnico liberato in Libia, in una telefonata alla famiglia la mattina di sabato 5 marzo. Pollicardo ha parlato con la moglie e per la prima volta dal suo rilascio anche con i due figli. “Finalmente abbiamo passato una notte normale. Siamo molto più sereni”, hanno raccontato, dicendo di essere pronti in qualsiasi momento a partire per Roma per accogliere il loro caro. “Aspettiamo la telefonata”, hanno detto. Pollicardo ha anche fatto una promessa alla figlia Jasmine: “Quando torno ti assicuro che facciamo una grande festa per il tuo diciottesimo compleanno”. Il tecnico italiano, ha raccontato la moglie Ema, si è scusato con la figlia per non essere stato presente il giorno del suo compleanno, promettendo grandi festeggiamenti al suo rientro.
“Liberati grazie alle segnalazioni dei cittadini di Sabrata”
Il consiglio della municipalità di Sabrata ha fornito la sua versione sulla liberazione dei due italiani, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due tecnici italiani dell’azienda Bonatti rapiti lo scorso 19 luglio insieme a Fausto Piano e Salvatore Failla, uccisi in circostanze ancora da chiarire. Secondo quanto si legge in una nota del consiglio comunale locale “le forze locali hanno liberato i due italiani grazie alla collaborazione dei cittadini, i quali hanno fornito delle informazioni utili per il ritrovamento del luogo in cui si trovavano alcuni militanti dello Stato islamico (Is)”. Grazie a queste segnalazioni, prosegue la nota, è stato possibile “liberare gli ostaggi”. Nella nota si sottolinea quindi “il ruolo che hanno avuto tutte le milizie che sono coordinate dalle autorità della municipalità di Sabrata, che sta dando la caccia allo Stato islamico, sia all’interno che nei dintorni della città, in collaborazione anche con i grandi centri circostanti”.
Tuttavia, restano ancora confuse le notizie sulla liberazione di Pollicardo e Calcagno. Secondo quanto dichiarato ad “Agenzia Nova” dal generale Hussein al Zawadi, leader della municipalità di Sabrata, la liberazione dei due italiani è avvenuta questa mattina attraverso un blitz avvenuto “con la collaborazione della popolazione locale” nell’abitazione di una famiglia di origine marocchina, circa tre giorni dopo la scoperta di un nascondiglio dell’Is dove erano detenuti tutti e quattro gli ostaggi. Nel presunto blitz per la liberazione dei due italiani, secondo il generale libico, una donna avrebbe azionato la sua cintura esplosiva uccidendo anche due suoi figli. Esiste però un’altra versione, che “Agenzia Nova” non ha potuto verificare, secondo cui i due italiani si sarebbero liberati da soli dopo aver compreso di essere rimasti soli nell’appartamento in cui erano detenuti.
Pollicardo e Calcagno avrebbero sfondato la porta della loro prigione, vagando per le strade di Sabrata fino all’arrivo della polizia locale, che li avrebbe portati in un luogo sicuro dove sono ancora in attesa di essere prelevati dagli agenti dell’intelligence italiana. Non è chiaro, inoltre, se i due fossero effettivamente nelle mani dello Stato islamico o di un gruppo criminale locale. Secondo al Zawadi, tuttavia, gli italiani erano effettivamente prigionieri di un gruppo di miliziani affiliati al califfato. Questi ultimi avrebbero deciso di dividere gli ostaggi in due gruppi per nasconderli in luoghi differenti dopo essere stati scoperti circa tre giorni fa. Piano e Failla, tuttavia, sarebbero rimasti uccisi mentre il gruppo che li teneva prigionieri stava tentando di sfuggire all’assalto delle forze di Sabrata.
“Non è ancora chiaro se siano stati utilizzati come scudi umani oppure siano stati uccisi dai combattenti dello Stato islamico”, ha detto il generale, il quale afferma tuttavia che è molto probabile che Piano e Failla siano stati uccisi dagli stessi terroristi dell’Is. Al momento, ha aggiunto al Zawadi, è in corso un’indagine per appurare le circostanze che hanno portato alla morte dei due italiani. “Noi non siamo guerriglieri, siamo uomini di stato e siamo pronti a cooperare con tutti i paesi che hanno un vero e proprio stato civile, invitiamo il governo italiano ad aumentare la cooperazione con i libici”, ha detto il comandante.
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Italiani rapiti, centrodestra: “Governo chiarisca sui milioni usati in Libia”
Dopo il rientro di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno è il momento delle polemiche sulla condotta dell’operazione di salvataggio. Calderoli: “Dati 6 milioni ai mediatori sbagliati?
“Adesso che i nostri due connazionali sopravvissuti sono rientrati in Italia, e non c’è più pericolo per la loro sorte, è il momento che il governo faccia chiarezza sui tanti, troppi, lati oscuri di questa vicenda” chiede il leghista Roberto Calderoli che insinua un dubbio: “E’ vero che sei milioni sono finiti ad un mediatore sbagliato? rincara la dose Maurizio Gasparri di Forza Italia: “Vogliamo sapere se i Servizi hanno pagato anche stavolta”.
Calderoli: “Rispondere alle domande della vedova Failla” – “E questa è una delle prime domande domande cui dovranno rispondere Renzi e Gentiloni – aggiunge – perché, a distanza di quattro giorni, ancora non sono state rimpatriate le salme di Failla e Piano? Perché ne Renzi ne Gentiloni hanno trovato il tempo e la voglia di parlare con le famiglie di questi due nostri connazionali uccisi? Ma le domande più importanti sono quelle poste dalla vedova Failla e dal suo avvocato che accusano il governo italiano di aver pagato la liberazione degli altri due ostaggi con il sangue di Failla e Piano e che accusano il governo italiano di non essersi opposto alla raid statunitense del 19 febbraio, pur sapendo che i bombardamenti avrebbero cambiato gli equilibri con le milizie libiche, mettendo così a rischio la sorte dei nostri ostaggi”. “E infine un’ultima domanda: abbiamo pagato un riscatto per la liberazione dei due ostaggi sopravvissuti? Di quanto? A chi? Ed è vero che il Governo italiano in precedenza ha pagato sei milioni ad un mediatore sbagliato? Renzi e Gentiloni comincino a rispondere almeno a qualcuna di queste domande…” conclude Calderoli.
Gasparri: “Servizi segreti italiani approssimativi” – Berlusconi ha detto parole sagge. Occorre prudenza e non bisogna rinnovare azioni improvvisate come quella catastrofica del 2011 che Berlusconi cercò di evitare ma che invece si sviluppò con esiti nefasti. Per quanto riguarda poi la condotta dei nostri Servizi segreti si conferma approssimativa, inaffidabile, inefficiente. Occorre trasparenza perché i due caduti restano una pagina oscura dell’azione italiana in Libia. Prenderò contatto anche con i legali che stanno seguendo la vicenda per dare tutto il supporto affinché le sedi parlamentari siano attivate per ottenere la verità e per sapere se i Servizi hanno pagato milioni e milioni di euro anche in questa occasione”, chiede il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri.