Beatrice Lorenzin, ministra della Salute, a Spoleto rivela che: «Se vince il no l’Italia sarà commissariata”. Ci domandiamo: sarà così la campagna governativa a favore del SI’ alla riforma costituzionale? Terroristicamente si spareranno mitragliate di menzogne e scemenze sesquipedali? Può un ministro esporre con tanta impudenza la sua ignoranza? Ma nessun presente le ha fatto notare che prima di fare il ministro bisognerebbe avere una qualche conoscenza delle regole elementari che regolano il nostro paese e l’Europa? Sono questi i nostri governanti? Semplicemente la ministra si dovrebbe dimettere se avesse un po’ di decoro. Ma che decoro può avere il ministro di un governo il cui presidente del consiglio va in giro a sostenere che la sua Riforma «abolisce il Senato»? Dimostrando di non averla neppure letta, la riforma Boschi-Verdini (quella, per intenderci, che persino chi l’ha approvata giudica “una fetenzia”) . Altrimenti saprebbe che ovviamente non contiene alcuna abolizione del Senato bensì una sua trasformazione (in molto peggio). Lorenzin ha spiegato come mai nel 2006 quando il paese bocciò a larghissima maggioranza la riforma costituzionale di Berlusconi (del tutto simile a questa di Renzi, solo un po’ migliore), l’Europa non commissariò nessuno? Ma nella sua mente c’è solo grande confusione. Infatti nel suo stesso intervento, prima, afferma che “il referendum sarà lo spartiacque di una legislatura dedicata a grandi riforme che hanno ottenuto l’approvazione dal parlamento e sulle quali aspettiamo la pronuncia dei cittadini». E quindi sarà – secondo lei – un voto su tutta la politica riformista del governo, ma subito dopo si smentisce dicendo che «non si vota il gradimento a Matteo Renzi o a Beatrice Lorenzin». Si decidesse , la ministra, vogliamo tutti sapere su che si vota ad ottobre.
Beatrice Lorenzin non si è fermata qui. Ha minacciato anche la nascita di «nuovo polo liberale e moderato». E ha spiegato bene cosa intende lei per “liberale”, raccontando: «Nel 1996 frequentavo la Fondazione Einaudi, in cui i giovani si confrontavano sui vari fronti della politica liberale. Una fase bellissima, in cui ci incontravamo con Antonio Martino e con Lucio Colletti. Vent’anni fa i primi riferimenti che ho avuto erano proprio Martino e Giuliano Urbani. Poi ho gestito la segreteria tecnica di Paolo Bonaiuti». Ma come? Una ministra del centrosinistra che ha imparato il liberalismo da ministri e deputati berlusconiani? Anche Renzi deve avere in testa un po’ di confusione quando si considera di centrosinistra… E poi, guarda caso, si perdono le elezioni….
P.S: Quando cita la Fondazione Einaudi, Beatrice Lorenzin commette un’omissione. Lei si riferisce non alla vera Fondazione Einaudi di Torino che si rifà a Luigi Einaudi, bensì della Fondazione Einaudi di Roma, che per venti anni ha allevato, a suon di ministri e deputati berlusconiani, intere generazioni non dico a un conservatorismo liberale di destra,bensì a quella fasulla miscela di liberismo all’americana e di protezionismo personale che ha costituito la base “ideologica” di un “banda” composta da un frodatore dello stato, da un colluso con la mafia, da un corruttore di giudici, di avvocati e di testimoni, e da un evasore fiscale. Ovviamente tutto questo era visto come fumo negli occhi dalle forze liberali europee. Ma che ne sa Beatrice Lorenzin, poveretta, che da solerte allieva rievoca con nostalgia quella “buona scuola” liberaloide…
di Enzo Marzo
Fonte: Critica Liberale
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