La Commissione europea scrive nero su bianco in un Report quello che deve fare l’Italia e accusa: “Solo 1 hotspot su 6 pienamente operativo a Lampedusa, ne servono altri due”
L’Italia non fa abbastanza per l’identificazione dei migranti che dal Nord Africa arrivano sulle sue coste. Dopo la lettera di messa in mora con la quale ha aperto una procedura di infrazione nei confronti di Roma per carenze nella registrazione dei migranti, Bruxelles torna a bacchettare l’Italia chiedendole “un’accelerazione” nel “dare cornice legale alle attività di hotspot, in particolare per permettere l’uso della forza per la raccolta delle impronte e prevedere di trattenere più a lungo i migranti che oppongono resistenza”. Lo si legge rapporto della Commissione Ue sull’Italia che verrà pubblicato martedì insieme a un analogo documento sullo stato di attuazione delle medesime misure in Grecia. Un report nel quale l’Unione sottolinea come “il processo di ricollocamento dall’Italia è attualmente colpito da una mancanza di potenziali candidati a causa di un basso livello di arrivi, concentrati su nazionalità che non sono candidabili per il ricollocamento”. Tradotto: Roma non dia la colpa ai flussi migratori ingenti e metta in atto le politiche stabilite a livello europeo.
L’Italia, si legge nel report, è ancora molto indietro nella messa a regime degli hotspot: finora, sottolineano fonti della Commissione, ne è stato aperto solo 1 su 6: “Malgrado i sostanziali incoraggiamenti” della Commissione Ue, si legge nel rapporto che riguarda l’Italia, “solo uno dei sei hotspot designati è pienamente operativo, a Lampedusa. La Commissione si aspetta che altri due centri, Pozzallo e Porto Empedocle siano aperti a giorni”. Dai documenti emergerebbe, secondo le stesse fonti, che la Grecia sta facendo di più, nonostante l’Italia ci lavori da più tempo. La relazione sull’Italia, una decina di pagine compresi gli annessi, è divisa in 5 sezioni che presentano una fotografia molto fattuale di ciò che è stato realizzato negli ultimi mesi.
Un richiamo era arrivato in mattinata anche da Angela Merkel: “Noi ci aspettiamo che Italia e Grecia realizzino gli hotspot e lo facciano in modo che non solo i migranti vengano registrati, ma anche redistribuiti o rimandati indietro – ha detto la cancelliera intervenendo al congresso della Cdu – per questo ci battiamo e ci impegniamo con molti altri”, ha aggiunto.
Di tutt’altro avviso il ministro dell’Interno, Angelino Alfano: “Sui fotosegnalamenti dei migranti non transigiamo, siamo già vicini al 100% ed il capo della polizia, Alessandro Pansa, incontrerà tutti i questori per ribadire questa linea – aveva detto il capo del Viminale poco prima che Merkel prendesse la parola al congresso della Cdu – oggi abbiamo anche attrezzature più appropriate rispetto allo scorso anno”. Nel pomeriggio Alfano ha incontrato a Milano il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitris Avramapoulos, con il quale ha avuto un confronto anche sull’apertura della procedura d’infrazione. “Ribadisco che l’Europa dovrebbe piuttosto aprire una procedura di ringraziamento nei nostri confronti – ha detto acora Alfano – perché se non avessimo salvato migliaia di vite umane, oggi l’Europa sarebbe coperta da una coltre di vergogna”.
Intanto ad Atene la Commissione europea e l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) si sono accordati per avviare un programma speciale di accoglienza temporanea per i migranti in Grecia, che disporrà di 80 milioni di euro di fondi e metterà a disposizione 20mila posti letto in appartamenti affittati, alberghi e abitazioni di famiglie. La vice presidente al bilancio e alle risorse umane della Commissione, Kristalina Georgieva, ha spiegato che l’obiettivo del programma è “accelerare il compromesso in base al quale la Grecia possa accogliere 50mila persone“, di cui Atene si è fatta carico durante la riunione dei Balcani dello scorso ottobre. I fondi complessivi destinati dall’Unione alla crisi migratoria per il 2015 e il 2016 ammontano a 10 miliardi di euro.
Avanza anche il processo di creazione della Guardia europea di frontiera. La Commissione Ue presenterà martedì una proposta per la creazione di un corpo comune per il controllo delle frontiere esterne, che, nonostante il sostegno di Germania e Francia, rischia di provocare divisioni fra gli Stati membri. “La Guardia di frontiera e costiera europea deve essere in grado di intervenire nel caso in cui la Guardia di frontiera dello Stato membro coinvolto non sia in grado di gestire efficacemente una crisi”, si sottolinea nella proposta che sarà presentata domani.
Al momento Frontex, l’agenzia per il controllo delle frontiere esterne Ue, può intervenire solo su richiesta formale da parte di uno Stato membro e fornire quindi assistenza. Nelle ultime settimane la Grecia è stata accusata di aver fatto troppo poco per controllare i propri confini marittimi, con le isole greche dell’Egeo destinazione degli sbarchi di decine di migliaia di profughi siriani, e di aver tergiversato nella richiesta di assistenza da parte di Frontex.
Secondo il sistema proposto, la nuova Guardia di frontiere e costiera chiederà agli Stati membri di far scattare un intervento nel caso in cui siano identificate “carenze” nel controllo di un confine esterno. Se lo Stato membro non riuscirà a gestire la crisi, la Commissione potrà incaricare l’agenzia di intervenire. Ma, per essere efficace, la misura comunque necessiterà del via libera dei governi europei. Il piano dovrebbe anche includere la richiesta agli Stati membri di mettere a disposizione 1.500 guardie di frontiera “entro pochi giorni” in caso di situazioni di emergenza e la possibilità di applicare controlli sistematici alle frontiere esterne dell’area Schengen.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato dal Fatto Quotidiano