M5S, figuraccia e retromarcia in Europa: di nuovo con Farage (che pone condizioni pesanti)

“Verhofstadt, che oggi si propone come negoziatore per la Brexit dovrebbe solo vergognarsi, perché da meschino si è piegato alle pressioni dell’establishment”. Così Beppe Grillo sul suo blog …

“Verhofstadt, che oggi si propone come negoziatore per la Brexit dovrebbe solo vergognarsi, perché da meschino si è piegato alle pressioni dell’establishment”. Così Beppe Grillo sul suo blog dove annuncia il rientro nell’Efdd. “Fallito l’accordo con il gruppo ALDE, abbiamo rispettato la volontà espressa dalla rete applicando la seconda scelta più votata dai certificati: rimanere nel gruppo Efdd” annuncia.

“Nel primo pomeriggio io e Davide Casaleggio abbiamo avuto una Skype call con Nigel Farage, ex leader della delegazione inglese Ukip e presidente del gruppo Efdd. Abbiamo rinnovato l’accordo, rinunciando alla carica della co-presidenza che fino ad oggi è stata occupata da David Borrelli”. Lo scrive Beppe Grillo nell’incipit si un lungo post sul suo blog nel quale annuncia, tra l’altro, il nuovo responsabile della comunicazione del M5S al parlamento Europeo: Cristina Belotti.

La conference call tra Nigel Farage, Beppe Grillo e Davide Casaleggio, indicano fonti interne al gruppo Efdd, ha avuto toni anche “umoristici”, ma nella sostanza il leader dell’Ukip ha dettato tre condizioni, chiedendo la conferma dell’intenzione di proporre un referendum sull’euro, ma soprattutto l’esclusione di David Borrelli dal ruolo di copresidente del gruppo, nonché il non rinnovo a febbraio del contratto per il funzionario M5S che ha partecipato alla trattativa per approdare nel gruppo liberale ed europeista dell’Alde.

Dopo la conference call, Nigel Farage ha dato il via alla riunione del gruppo con una battuta: “Da quando ho incontrato la prima volta Grillo sapevo che il matrimonio con Alde sarebbe durato poco, ma non pensavo così poco..”. Al termine della riunione, durata un paio d’ore, lo stesso Farage ha sancito la ricomposizione del connubio: “Sono contento che ogni differenza tra il movimento di Beppe Grillo e me si sia risolto in maniera amichevole”, dettava in una nota in cui le condizioni dettate sono state indicate come “cambi amministrativi”.

Traducendo, il britannico avrebbe chiesto – secondo le fonti – la testa di David Borrelli entro martedì prossimo e del funzionario trevigiano entro febbraio, quando non gli dovrà essere rinnovato il contratto. Altra vittima indiretta del rientro a casa EFDD è Fabio Massimo Castaldo, da due anni e mezzo candidato alla Vicepresidenza del Parlamento Ue e che oggi durante la riunione ha annunciato che non si ripresenterà alla prestigiosa carica. Anche Piernicola Pedicini, candidato del gruppo alla Presidenza del Parlamento, non si presenterà alla corsa per la poltrona che è stata di Schulz. Prima e dopo la riunione del gruppo Efdd, i parlamentari grillini hanno avuto diversi momenti di confronto durante i quali è emerso che dopo il fallimento del passaggio all’Alde restavano solo due opzioni: restare con Farage o consegnarsi all’irrilevanza passando tra i ‘non iscritti’. Nella riunione col gruppo, a quanto si apprende, almeno un paio di eurodeputati pentastellati, Dario Tamburrano e Marco Valli, hanno espresso il loro disappunto per la conduzione del mancato traghettamento nell’Alde.

L’uscita formale dei 17 eurodeputati del M5S dal gruppo EFDD avrebbe comportato per i grillini la perdita di personale (circa una ventina di funzionari di gruppo), l’ esclusione dell’ accesso alle cariche nelle Commissioni parlamentari e il potere di influenza sui principali dossier. Al tempo stesso la fuoriuscita dei pentastellati avrebbe messo a serio repentaglio l’esistenza stessa del gruppo Efdd, attualmente composto da 44 parlamentari. Senza i 17 italiani, ne sarebbero rimasti solo 27: appena due più del limite minimo di 25 (in rappresentanza di sette diverse nazionalità) ammesso nel Parlamento europeo per la costituzione di un gruppo parlamentare. (Ansa)

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“Sono lieto di poter dire che qualunque differenze fra me e l’M5s di Beppe Grillo sono state risolte in modo amichevole. Dopo alcune modifiche amministrative continueremo a lavorare insieme dalla prossima settimana a Strasburgo nel Gruppo EFDD”. Lo ha annunciato il leader UKip Nigel Farage a Bruxelles, dopo il confronto nell’Efdd con lui e Beppe Grillo sulla permanenza insieme nel gruppo parlamentare degli euroscettici. “La campagna di Grillo per il referendum sulla permanenza dell’Italia nell’Euro – ha aggiunto Farage – sta accelerando. Ho da tempo ammirato il suo lavoro in Italia e gli faccio i miei auguri. La campagna anti estabilshment in Europa è solo all’inizio”.

In particolare, a quanto si apprende, Farage, che aveva parlato in precedenza con Grillo, ha detto che la delegazione del M5s perderà la vicepresidenza dell’Efdd (di cui oggi è titolare David Borrelli, che è stato il negoziatore principale dell’avvicinamento all’Alde). Inoltre, l’Ukip (il partito indipendentista britannico di Farage) vuole riprendere il controllo dell’attività degli eurodeputati dell’Efdd in alcune Commissioni europarlamentari, togliendo il ruolo di coordinatori del gruppo ai grillini.

Questa è probabilmente la condizione più dura da accettare per il M5s, che aveva finora approfittato del sostanziale disinteresse degli eurodeputati dell’Ukip per le normali attività eruoparlamentari, al di fuori di quelle più importanti per affermare la propria posizione antieuropea. Tra gli eurodeputati del M5s, in particolare, si teme la perdita del coordinamento delle attività del gruppo nelle commissioni europarlamentari Envi (Ambiente) e Libe (la Commissione sulle libertà pubbliche, che si occupa in particolare di diritti civili, giustizia e immigrazione). Si tratta delle commissioni in cui le posizioni politiche del M5s divergono di più da quelle degli euroscettici britannici. Farage, sempre a quanto si apprende, ha anche denunciato, senza farne i nomi, il comportamento, definito particolarmente scorretto, di due membri della delegazione del M5s durante tutta la vicenda del mancato accordo con l’Alde. (Askanews)

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“Io non voterei per restare nell’euro, io voterei per un’uscita da questo euro“. Ospite di Giovanni Floris a ‘Di Martedì’ su La7, Luigi Di Maio parla chiaro riguardo a un possibile referendum in Italia sulla moneta unica. Un’idea rilanciata da Beppe Grillo nel suo post che commenta il ritorno nel gruppo Efdd all’Europarlamento. “La moneta unica deve essere sottoposta a un referendum popolare, affinché i cittadini decidano il rimanere o meno dell’Italia all’interno dell’Eurozona”, scrive il leader del Movimento 5 Stelle sul suo blog.

“Credo che si debba chiedere con un referendum agli italiani se vogliono o meno restare nell’euro”, afferma Di Maio durante la trasmissione in onda stasera. Poi il deputato M5s e vicepresidente dalla Camera aggiunge: “Io voterei per una strategia alternativa all’euro attuale. Voterei per un’uscita da questo euro. Si deve abbandonare e tornare alla moneta sovrana o, se c’è un accordo con altri Paesi, trovare un’altra moneta comune”.  Concetti che ricalcano quanto scritto da Grillo sul blog: “L’Euro si è ampiamente dimostrato nel corso del tempo un sistema di Governo attraverso il quale l’establishment tiene sotto scacco le democrazie”. “È uno strumento di controllo – si legge – nelle mani della Bce, che impone un vincolo di cambi fissi asfissiante per le economie del Mediterraneo, tra cui quella italiana”.

Di Maio commenta anche il rifiuto del gruppo liberal-democratico Alde all’ingresso dei Cinquestelle: “Io penso che la più grande figuraccia la faccia il presidente dell’Alde, Guy Verhofstadt, che prima dice ‘sì, siamo d’accordo ad accogliere la vostra delegazione’ e poi si rimangia parola. La parola di quel signore non vale un fico secco e lo deve sapere tutta Europa”. “Noi siamo l’unica forza politica in Europa che lascia decidere ai propri iscritti anche l’appartenenza a un gruppo europeo – sottolinea poi Di Maio – il nostro errore è stato fidarci di questo signore”.

Sul blog Grillo inserisce nel programma europeo del M5S anche la battaglia contro le sanzioni imposte alla Russia. “Non c’è stato nessun invaghimento per Putin“, commenta Di Maio. Il vicepresidente della Camera spiega che “da quando abbiamo messo le sanzioni alla Russia abbiamo perso 5 miliardi di business per le nostre Pmi (piccole e medie imprese)”. “Non siamo né filo-russi, né filo-americani, siamo filo-italiani – conclude – e se le sanzioni alla Russia danneggiano le nostre imprese, quelle sanzioni vanno tolte”.

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