Sono passati 36 mesi, 3 governi e 2 presidenti della Repubblica, ma gli uffici pubblici non sono a norma neanche per la digitalizzazione degli atti. La Corte dei conti certifica lo spreco del danaro dei contribuenti.
Segna ancora il passo l’attuazione di azioni concrete per la spending review nelle amministrazioni pubbliche che lasciano ferme, “a distanza di tre anni dall’entrata in vigore delle norme”, anche la “razionalizzazione ed ottimizzazione dell’utilizzo, a qualunque titolo, degli spazi destinati all’archiviazione della documentazione cartacea”. A rilevarlo è la Corte dei conti dopo l’indagine condotta dalla Sezione di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato. “Il sistema prefigurato dal legislatore per garantire lo scarto annuale da parte delle commissioni di sorveglianza non è stato ancora impostato per difficoltà incontrate nell’attuazione dell’impianto normativo” afferma la Corte dei Conti in una nota diffusa oggi.
“L’attenzione posta dalle singole amministrazioni alla tematica delle attività di scarto è risultata inadeguata e sono comunque, generalmente mancati interventi efficaci” aggiunge. “La Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo si sono mostrati tuttavia disponibili -osservano i giudici contabili- ad avviare iniziative concrete per l’avvio delle attività di scarto”. La Sezione “ha anche evidenziato, che l’Agenzia del demanio, direttamente interessata al processo di riunificazione, ha rappresentato, sin dal 2013, l’impossibilità di impostare l’accorpamento degli archivi di deposito, in assenza di una norma che ne autorizzi l’azione nei confronti delle amministrazioni statali e assegni le risorse necessarie per rifunzionalizzare gli immobili governativi disponibili ovvero per il reperimento di nuove strutture”.