Attraverso il fondo pubblico d’investimento 1Malaysia Development Bank, Razak avrebbe ripulito il denaro prima di farlo sparire in conti cifrati all’estero. Ora il Lussemburgo ha aperto un’inchiesta internazionale.
Il Lussemburgo ha aperto un’inchiesta sul riciclaggio di denaro sporco collegata a Najib Razak, il premier della Malesia, accusato essersi appropriato di circa 687 milioni di dollari di fondi pubblici, dirottandoli sui suoi conti esteri. L’operazione, da tempo nel mirino delle autorità inquirenti internazionali, gira intorno alle attività della 1Malaysia Development Bank, un fondo pubblico d’investimento che sarebbe stato usato come lavatrice del denaro sporco delle aziende pubbliche malesi.
Il fondo, che ha accumulato debiti per 11 miliardi di dollari, dopo aver essersi appropriato del denaro delle aziende pubbliche l’avrebbe in parte smistato, prima delle elezioni del 2013, sui conti del premier. Su queste operazioni di riciclaggio nel settembre scorso l’Fbi ha aperto un’inchiesta e altre indagini sono in corso in Svizzera, a Singapore, a Hong Kong, negli Emirati Arabi Uniti e, ora, anche in Lussemburgo. L’inchiesta sul premier malese va dunque avanti a livello internazionale, mentre in Malesia, all’inizio di quest’anno, Razak è stato scagionato dal procuratore generale dall’accusa di corruzione. Secondo il capo della magistratura malese soldi sarebbero una donazione della famiglia reale saudita e il premier li avrebbe in parte restituiti, in quanto non utilizzati. Sempre il capo della procura malese ha precisato che i reali sauditi avrebbero regalato i soldi al premier per promuovere un Islam moderato. L’opposizione malese ha definito priva di solide basi giuridiche l’assoluzione di Najib Razak, ricordando che lo stesso premier aveva destituito, nell’estate del 2015, il precedente procuratore generale, silurando anche alcuni ministri.
Gli inquirenti del Lussemburgo hanno fatto sapere di aver lanciato la loro inchiesta “dopo le rivelazioni sulle presunte diversioni di denaro dell’1Mdb”. “L’inchiesta – precisano – riguarda il lavaggio di denaro sporco effettuato da fondi che probabilmente si sono indebitamente appropriati di soldi pubblici”. Il denaro sarebbe stato dirottato da società offshore con conti a Singapore, in Svizzera e in Lussemburgo. Nel mirino dei giudici lussemburghesi ci sono in particolare i pagamenti effettuati dopo alcune emissioni di bond del maggio 2012. Il 62enne premier malese smentisce di essersi appropriato di denaro pubblico e ritiene di essere al centro di una vasta cospirazione politica. Tuttavia il Wall Street Journal da tempo spara a zero su Najib Razak, rivelando gli esiti delle inchieste internazionali, secondo cui i fondi dirottati dal premier sui suoi conti sarebbero attualmente lievitati fino a un miliardo di dollari. Inoltre, citando fonti investigative malesi, lo stesso Wall Street Journal fa sapere che Najib Razak avrebbe usato ben 15 milioni di dollari, prelevati dai suoi conti all’estero, per acquistare, beni di lusso, in particolare abiti, gioielli e un’auto. Una parte di queste spese da nababbi sarebbero state effettuate alle Hawaii, dove Najib e sua moglie Rosmah Ansor si sono recati nel dicembre 2013 per incontrarsi con il presidente Usa, Barack Obama. A questo proposito il WSJ cita un conto di 130 mila dollari riguardante le spese sostenute dalla coppia in un negozio di Chanel di Honolulu, proprio in occasione della visita ad Obama.
In precedenza il Wall Street Journal aveva preso di mira anche il fondo 1Mbd, sostenendo che, secondo le autorità giudiziarie svizzere, si sarebbe indebitamente appropriato di 4 miliardi di dollari destinati dai fondi sovrani malesi a progetti di sviluppo in Malesia. Una parte di questi fondi sarebbe stata trasferita sui conti svizzeri di pubblici ufficiali malesi e degli Emirati arabi uniti. Dietro le operazioni internazionali di 1Mbd, secondo il Wsj, ci sarebbe un ex top manager di Goldman Sachs, Tim Leissner, il quale avrebbe lavorato alla vendita di bond in dollari del fondo malese e sarebbe indagato per questo dal dipartimento alla Giustizia Usa. Le stesse autorità degli Stati Uniti, che pure incalzano il premier malese con le loro inchieste, sono in realtà molto preoccupate dell’eventualità che il premier si dimetta. Najib Razak infatti, dopo aver vinto le elezioni del 2013, anche grazie all’utilizzo delle sue ampie disponibilità finanziarie all’estero, è il leader della terza economia asiatica ed è uno dei degli esponenti politici più in vista, a livello globale, delle forze islamiche moderate.
Inoltre Najib Razak è il capo dell’Umno, il partito che rappresenta l’etnia malese e che dal 1957 domina il paese. In pratica l’Umno è un partito nazionalista che sfavorisce le minoranze cinesi e indiane, privilegiando l’etnia malese, che è musulmana e che rappresenta circa il 60% della popolazione. Lo scandalo che ha coinvolto Najib Razak non rappresenta una novità per la Malesia, dove la corruzione è endemica, ma ha suscitato più clamore el solito, non solo per il rilievo internazionale che ha assunto, ma anche perché il calo del prezzo del petrolio e il declino dell’export verso la Cina hanno mandato in tilt l’economia, facendo crollare il ringgit, la moneta nazionale.