Nel bollettino economico l’Istituto di Francoforte smentisce le fanfare del governo: livelli invariati e in controtendenza rispetto all’area euro. Perfino la Grecia cresce più della penisola.
Se la ripresa dell’Eurozona ha portato a una crescita generalizzata degli occupati in tutta l’area, in particolare in Germania e in Spagna, in Italia “l’occupazione complessiva è rimasta pressoché invariata, in controtendenza rispetto all’insieme dell’area dell’euro e alle sue economie più piccole”. Lo si legge nel bollettino economico della Bce. Il confronto appare sfavorevole rispetto a tutte le economie dell’Eurozona colpite dalla crisi del debito: non solo Spagna ma anche Portogallo, Irlanda e persino Grecia, dove si è verificato invece un aumento dell’occupazione “marcato”.
Le proiezioni: Pil a +1,5% nel 2015
Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate in dicembre dagli esperti dell’Eurosistema prevedono una crescita annua del Pil in termini reali pari all’1,5% nel 2015, all’1,7% nel 2016 e all’1,9% nel 2017. Rispetto all’esercizio condotto in settembre dagli esperti dell’Eurotower, le prospettive per l’espansione del prodotto risultano sostanzialmente invariate.
Inflazione in aumento nel 2016 e nel 2017
I tassi dell’inflazione sui dodici mesi misurata sullo Iapc mostrerebbero “un aumento significativo nel prossimo futuro”, si legge ancora nel bollettino economico della Bce. “È previsto un incremento dei tassi al volgere dell’anno, soprattutto per gli effetti base connessi al calo delle quotazioni petrolifere alla fine del 2014”, sottolinea Francoforte, “nel corso del 2016 e del 2017 si prevede un ulteriore incremento dell’inflazione, al quale contribuirebbero le misure di politica monetaria adottate dalla Bce in passato, corroborate da quelle annunciate nel dicembre 2015, l’attesa ripresa economica e la trasmissione di precedenti diminuzioni del tasso di cambio dell’euro”. “Il Consiglio direttivo seguirà con attenzione l’evoluzione dei tassi di inflazione nel prossimo periodo”, aggiunge Francoforte.
I migranti peseranno nei bilanci di alcuni Paesi Ue
L’afflusso di rifugiati dovrebbe incidere sulla posizione di bilancio di alcuni paesi. Lo sottolinea la Bce nel suo bollettino economico. “I costi immediati per le finanze pubbliche dell’afflusso di rifugiati dovrebbero essere rilevanti nei paesi maggiormente interessati, mentre in altri paesi dell’area dell’euro, attraverso i quali i profughi transitano verso la loro destinazione finale, l’impatto dovrebbe essere modesto”, si legge nel documento, “i costi per i conti pubblici derivano principalmente da trasferimenti in contanti ai rifugiati e dalla spesa per i consumi delle amministrazioni pubbliche, inclusi maggiori costi per salari e abitazioni”. “Le stime dei costi potenziali necessari sono state pubblicate per alcuni paesi nell’ambito dei documenti programmatici di bilancio per il 2016, ma sono soggette a elevata incertezza. Per il 2016 vanno dallo 0,35 per cento del Pil in Austria, allo 0,2 per cento in Italia e in Germania fino allo 0,1 per cento in Belgio e in Slovenia”, conclude Francoforte.