Dopo la Brexit e l’addio a Bruxelles, la Gran Bretagna chiude la sua porta d’ingresso ai migranti che arrivano dall’Europa: il governo di Londra ha deciso infatti di costruire un grande muro a Calais, su territorio francese, per impedire il passaggio dei migranti che arrivano dal nord della Francia.
Il muro sarà alto 4 metri e lungo un chilometro, i lavori inizieranno già questo mese e si prevede che termineranno entro la fine dell’anno. Il costo dei lavori, finanziati dal governo di Londra come previsto da un accordo raggiunto con la Francia a marzo, si aggira attorno ai 2,7 milioni di euro. Il muro lambirà per un chilometro entrambi i lati dell’autostrada che dalla città del nord della Francia porta all’imbarco dei traghetti per Dover e al tunnel per i treni che transitano sotto la Manica.
La barriera servirà a proteggere la strada dalle irruzioni e dai tentativi di saltare sui Tir dei migranti, che in 3.000 vivono nella vicina baraccopoli, la cosiddetta “Giungla”. La decisione del governo di Theresa May, annunciata dal ministro dell’Interno di Londra, ha scatenato non poche polemiche: Richard Burnett, direttore dell’Associazione autotrasportatori britannici, categoria spesso coinvolta nei tentativo di entrare clandestinamente in Gran Bretagna, ha parlato di “cattivo uso del denaro dei contribuenti” sottolineando che sarebbe stato preferibile spendere quei soldi per “aumentare la sicurezza lungo le strade di accesso”.
Nella zona sono già state erette diverse barriere per proteggere il porto, il terminal dell’Eurotunnel e i binari ferroviari sull’altro versante di Calais che non verranno smantellate.
Per l’Esecutivo britannico alzare una barriera è l’unico modo per fermare l’ondata migratoria: il sottosegretario per l’immigrazione britannico, Robert Goodwill, ha sottolineato come la sicurezza intorno al porto sia stata “intensificata ricorrendo a un miglioramento delle infrastrutture”. L’emergenza migranti a Calais risale alla guerra in Kosovo – tra il 1996 e il 1999 – e alla fuga dai Balcani verso l’Europa centrale per chiedere asilo politico. Molti migranti rimasero bloccati nel porto di Calais e così il governo francese chiese alla Croce Rossa di aprire un centro di accoglienza in un grande capannone a Sangatte, usato come deposito durante i lavori di costruzione del tunnel della Manica.
Il centro doveva accogliere 600 persone ma in pochi mesi si riempì di oltre 1.500 persone, per lo più curdi, afghani e iraniani. Oltre alla situazione di degrado in cui si trovava, il centro divenne una “base” per provare a salire sui tir che a loro volta venivano caricati sui treni diretti in Inghilterra. Così nel 2002 Londra ottenne dalla Francia la graduale chiusura del campo di Sangatte Al suo posto nacque la ‘giungla’, una nuova baraccopoli che la polizia sgombrò nel settembre 2009.
Dopo lo sgombero il governo francese offrì asilo alle persone fermate nel campo, che però erano solo una piccola parte di quelle che vivevano a Calais all’epoca: molte erano scappate prima dello sgombero, disperdendosi. Negli anni successivi la Giungla si è ripopolata finché l’emergenza migranti del 2015 non ha fatto riesplodere il problema, arrivando a un picco di 4.000 migranti presenti nell’area.
robyuankenobi
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