Ho avuto il privilegio di incontrare due vole personalmente il Dalai Lama, un simbolo di pace e di conciliazione fra i popoli. Ogni volta mi ha colpito il suo buon senso. Diceva: chi nasce cattolico deve restare cattolico, idem per chi è buddista o musulmano. Nonostante la sua straordinaria popolarità in Occidente, non ha mai fatto proselitismo, privilegiando sempre la difesa della diversità culturale e religiosa rispetto all’omologazione generata dalla globalizzazione. Negli incontri era molto cauto anche sui fenomeni migratori. Proprio lui, che è stato costretto a fuggire dal suo Tibet, riteneva che l’emigrazione massiccia fosse controproducente e portasse i germi di una profonda e molto negativa destabilizzazione sociale.
Sono passati dieci anni da quando lo incontrai, ma non ha cambiato idea. Anzi. In un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung ha dichiarato “Se guardiamo i profughi in faccia, soprattutto le donne e i bambini, proviamo compassione, d’altra parte, nel frattempo sono diventati troppi. L’Europa e la Germania non possono diventare arabe. La Germania è la Germania”.
E ha aggiunto che i profughi dovrebbero tornare a casa, dopo un po’. “Moralmente”, ha puntualizzato, dovrebbero “restare solo temporaneamente”, per poi tornare nel loro Paesi, mentre il dovere del mondo non dovrebbe essere quello di ospitarli per sempre ma di “aiutarli nella ricostruzione”.
Parole semplici, chiare, pronunciate non da un capo politico ma una delle massime autorità spirituali mondiali. Parole da ascoltare, per il bene di tutti; anche se temo che cadranno nel vuoto.
di Marcello Foa
Questo articolo e’ stato pubblicato da Il Giornale, che ringraziamo, sul blog Il Cuore del Mondo