Nell’area Ocse vivono ormai 120 milioni di stranieri, tra migranti (uno su cinque lo è o è nato da genitori migranti), rifugiati, studenti e lavoratori. Solo nel 2015 si sono registrate 1,65 milioni di richieste di asilo, un numero record (il doppio rispetto a quello registrato durante la seconda Guerra Mondale), di cui 1,3 milioni nei paesi europei dell’Ocse fatte per il 25% da siriani.
Le cifre sono contenute dell’ultimo rapporto sull’Immigrazione dell’organizzazione parigina pubblicato lunedì 19 settembre e relative agli anni 2014-2015 in cui si sollecitano i governi dei paesi più ricchi del mondo a trovare “soluzioni globali”.
“Lasciare i paesi da soli a trattare con questi flussi massicci – ha scritto il direttore per l’Occupazione e Lavoro dell’Ocse, Stefano Scarpetta, nella sua introduzione al rapporto – come recentemente dimostrato dalla crisi dei rifugiati non può risolvere il problema in maniera adeguata. Vi è bisogno di una cooperazione internazionale a cui ogni paese deve dare il suo contributo”.
Senza azioni coordinate e rapide – si legge nel rapporto – “la politica migratoria continuerà a sembrare astratta ed elitista”. Inoltre “come è già evidente – prosegue Scarpetta – il risultato non può che essere un ancora più forte populismo”. Tra gli stranieri continua anche a aumentare il numero degli studenti itineranti provenienti da aree non-Ocse, su circa 3 milioni (secondo cifre del 2013), il 23% provengono dalla Cina e il 48% sono donne. Meta di studio più ambita restano gli Usa e l’Australia, seguiti però dalla Francia e dalla Germania.
Resta comunque quella dei rifugiati la situazione più critica. “Il conflitto siriano ha peggiorato drammaticamente l’entità dei flussi nel 2015” scrive l’Ocse che sottolinea come resta la Germania il Paese metà per eccellenza dei rifugiati con un aumento tra il 2014 e il 2015 dei migranti pari al 50%. Complessivamente invece destinazione top dei flussi di migranti restano gli Usa con circa un milione di nuovi migranti nel 2014, seguiti sempre dalla Germania, Gran Bretagna, Canada, Francia, Australia e al settimo posto l’Italia dove i flussi permanenti di migranti sono stati pari a 204.100 persone.
Milano, lettera di Sala: “Governo cambi rotta, serve una cabina di regia”
La questione immigrazione “non può riguardare solo i non molti Comuni che se ne occupano al limite delle proprie capacità. Il governo, soprattutto un governo di sinistra, deve provvedere a una nuova e efficace politica di integrazione, pianificata e dotata dei mezzi finanziari adeguati per far uscire da una condizione di provvisorietà le migliaia di profughi che stazionano nella nostra città come in altre parti del Paese”.
Per il sindaco di Milano Giuseppe Sala, “l’immigrazione non è un cerino da passare di mano in mano. È una questione gigantesca che chiede un radicale cambio di passo a livello nazionale”, altrimenti – scrive in una lettera a Repubblica – finiranno per prevalere egoismi e paure, che porteranno altri milioni di voti ai populisti di ogni genere”.
“Se l’Europa latita di fronte a questa immane tragedia, e si sta rivelando più un ostacolo che un sostegno, l’Italia sta faticosamente facendo la sua parte”, rileva Sala, che esorta il Paese a passare “dall’affrontare una continua emergenza a una consapevole gestione del fenomeno”. “L’accoglienza e’ un dovere”, ma il governo deve operare affinché “non continui a pesare come un macigno sempre piu’ pesante sulle spalle della città”. “Serve un vero e proprio piano nazionale che stabilisca un’equa distribuzione sul territorio dei profughi, che non può che iniziare da quote regionali”, scrive Sala, secondo cui “il governo deve valutare se dare vita ad un unico soggetto che si occupi di immigrazione e accoglienza mettendo insieme i diversi tasselli del mosaico: il sistema Sprar, il rapporto con i Comuni, la circolazione di buone pratiche, l’uso di caserme”.