Fare rifornimento alla propria auto con l’acqua sarà presto una realtà per i cittadini di Milano e dell’hinterland che oltre a contribuire alla riduzione delle emissioni di Co2, si ritroveranno a spendere la metà per un pieno di carburante.
Lo assicura il presidente del Gruppo Cap Alessandro Russo che, in occasione della presentazione del bilancio di sostenibilità e del bilancio ambientale della società, ha annunciato il progetto al quale la utility milanese, che gestisce il servizio idrico integrato nella Città metropolitana di Milano e in diversi comuni delle province di Monza Brianza, Pavia, Varese e Como, sta lavorando con la collaborazione tecnologica di Fiat Chrysler Automobiles e il supporto scientifico del Cnr.
Il progetto punta a capitalizzare i reflui fognari della Città metropolitana di Milano, trasformando i 60 depuratori presenti sul territorio in bioraffinerie in grado di produrre ricchezza dalle acque di scarto e, dunque, in veri e propri distributori di metano a chilometro zero: “Con Fca – spiega all’Adnkronos il presidente di Gruppo Cap, Alessandro Russo – abbiamo iniziato una collaborazione che ha l’obiettivo di utilizzare i fanghi derivanti dagli scarti del processo di depurazione per farli diventare biometano destinato ad autovetture e autoveicoli commerciali”.
La prima tappa del progetto sarà a Bresso, comune alle porte del capoluogo lombardo, dove sorge una delle bioraffinerie: “Andremo con un gruppo di persone a far partire la prima autovettura a metano alimentata con il carburante prodotto dai fanghi trattati nel depuratore di Niguarda-Bresso”, ha detto Russo, dunque, “la parte produttiva e tecnologica del progetto è in fase abbastanza evoluta; ora “bisognerà capire insieme l’aspetto normativo e la parte legata alla distribuzione”. Per il completamento del programma “ci vorrà ancora un po’ di tempo”; tuttavia, sottolinea il presidente di Gruppo Cap, “il sasso che lanciamo è un fatto davvero importante, che va nell’ottica dell’economia circolare”.
In base agli studi condotti dai tecnici di Cap, si stima che il solo depuratore di Bresso potrebbe arrivare a sviluppare una produzione annua di biometano di oltre 340mila chilogrammi, in grado di alimentare 416 veicoli per 20mila chilometri l’anno. Complessivamente, più di 8,3 milioni di chilometri percorribili, equivalenti a oltre 200 volte la circonferenza della Terra.
E non solo: oltre a produrre un risparmio sui costi di produzione, si parla di 0,58 euro per chilogrammo di biometano contro i circa 0,90 del metano presente oggi sul mercato, il nuovo carburante è in grado di ridurre le emissioni di Co2 in atmosfera di circa il 95%, in un’ottica di ‘well to wheel’: “Considerando il ciclo produttivo dalla produzione del carburante fino al suo utilizzo sulla vettura – spiega Valeria Albizzati di Fiat Chrysler Automobiles – l’auto a biometano equivale di fatto ad un’auto elettrica”.
Questo progetto, prosegue Albizzati, “si inserisce molto bene nella nostra visione di mobilità sostenibile”. Tant’è che “Fca è già pronta a partire: nella nostra gamma a metano abbiamo 12 modelli di vetture, dalle city car fino ai veicoli commerciali, in grado di utilizzare il biometano”. Del resto, aggiunge, “riteniamo sia corretto continuare a lavorare sulla sinergia tra tecnologie tradizionali e tecnologie alternative, tenendo conto della disponibilità e della valorizzazione delle risorse”.
Biometano, fertilizzanti, energia elettrica sono già realtà e presto, dalle bioraffinerie, sarà possibile estrarre nutrienti come fosforo e azoto. Presso il depuratore di Cassano d’Adda è stata avviata una produzione sperimentale di fertilizzante, mentre dal sito di Niguarda-Bresso le acque convogliate al depuratore permetteranno di far viaggiare centinaia di automobili. Basti pensare che il potenziale energetico disponibile, ma attualmente non sfruttato, del depuratore a nord di Milano potrebbe alimentare da solo l’intero parco auto aziendale di Cap, permettendo anche di contenere fortemente i costi che l’azienda oggi sostiene per l’acquisto del carburante.